Cronache dai Palazzi - La politica abbandona la parola e preferisce sbandierare carte

- di: Redazione
 
La politica, per sua natura, è fatta di parole, si basa sul pensiero e su come esso prepari ai fatti, alle cose concrete, che sono ciò che la gente si aspetta da chi, votandolo, ha mandato al potere.
Quando la politica non fa ricorso alla forza della parola e, come sta accadendo negli ultimi giorni, si limita a sbandierare fogli e documenti, per dire d'avere ragione, è una pagina brutta, alla quale da spettatori assistiamo sconcertati.
Questo nostro Paese sta attraversando una fase molto delicata, non certo perché il governo del Paese è nelle mani di una coalizione di destra-centro (è già accaduto, con però un maggiore peso per i centristi), quanto perché il clima che si è andato definendo, nei mesi seguiti all'insediamento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, ha visto i toni andare sempre più infuocandosi.

Cronache dai Palazzi - La politica abbandona la parola e preferisce sbandierare carte

Cosa certo non nuova nella politica italiana, ma ora è un continuum di accuse, insulti e, per ultimo, lo sbandierare documenti quando addirittura non strapparli in un emiciclo - in questo caso quello della Camera dei deputati - che meriterebbe di sentire discorsi di alto profilo e non uno scambio dialettico durissimo.
Una cosa che in qualche modo rimanda il ricordo a quando, tra gli stessi scranni, era un piacere ascoltare, anche se di quei discorsi non si condividevano ideologia e contenuti.

E' la spettacolarizzazione della politica, è forse la forma più deleteria di comunicazione istituzionale, laddove si ritiene che le parole non bastino più e occorre andare a cercare conforto nell'atto fisico.
Quale quello di mostrare un foglio di carta di cui si vantano genesi e contenuto, manco fosse una tavole di pietra che, con grande fatica, Mosè porto a valle per mostrarle al suo popolo.
Dire: ecco qui la prova provata che dici una bugia, è un modo come un altro di fare politica, ma, ci si consenta di dirlo, forse quello meno rispettoso delle aspettative della gente, che vuole sentire per capire e non interpretare.

Non serve certo fare i nomi di chi ha deciso di ricorrere a questo artificio oratorio per dare maggiore forza al messaggio verbale, ma se si arriva a questo significa che la forza della parola e dei ragionamenti non c'è più e quindi si ricorre alla spettacolarizzazione, alzando melodrammaticamente al cielo o stracciando una carta, un documento, qualcosa che dovrebbe inchiodare l'avversario di turno alle sue responsabilità.
Questa deriva gestuale della politica, che sembra volere sopravanzare, il pensiero e quindi la parola, è la cartina di tornasole dei nostri problemi. E per ''nostri'' intendiamo tutti, perché anche il più insignificante provvedimento assunto in parlamento potrebbe avere ricadute sulla nostra vita quotidiana. Quindi, un invito a tornare a privilegiare la politica rispetto al mero esercizio del potere è il minimo che ci si possa augurare, quando incombono (il verbo l'abbiamo scelto con cura) appuntamenti per noi vitali, soprattutto sul fronte europeo, dove l'Italia è attesa a prove durissime, che potrebbero mettere in dubbio convinzioni e alleanze, di oggi e di domani.
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