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Cottarelli: l’Italia cresce meno e il problema non sono solo le tasse

- di: Marta Giannoni
 
Cottarelli: l’Italia cresce meno e il problema non sono solo le tasse

Dalla burocrazia all’energia, fino alle figure lavorative che non si trovano.

(Foto: Carlo Cottarelli).

L’Italia cresce lentamente da oltre vent’anni. Una stagnazione strutturale che viene spesso spiegata con un unico colpevole: la pressione fiscale. Ma questa lettura, secondo Carlo Cottarelli, noto economista già FMI e presidente del consiglio incaricato, oggi Direttore dell'Osservatorio Conti pubblici italiani, è incompleta e fuorviante.

Il rallentamento dell’economia italiana nasce da un intreccio di fattori che agiscono insieme, rafforzandosi a vicenda. Le tasse contano, ma non spiegano tutto. E soprattutto non spiegano perché altri Paesi europei, con livelli fiscali comparabili, riescano a crescere di più.

Il vero freno è l’incertezza

Il primo nemico dello sviluppo non è visibile nei bilanci, ma nelle decisioni che non vengono prese. L’incertezza economica e normativa riduce gli investimenti, congela i piani industriali e rende fragile la fiducia delle imprese.

In un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche, guerre commerciali latenti e instabilità energetica, i sistemi economici più resilienti sono quelli capaci di reagire in fretta. L’Italia, invece, resta lenta.

Burocrazia e giustizia: il costo nascosto

Uno dei principali fattori di freno è il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione. Procedure complesse, tempi lunghi e norme incerte aumentano il rischio di fare impresa.

A questo si aggiunge una giustizia civile percepita come imprevedibile. Senza certezza del diritto, il capitale diventa prudente e la crescita si indebolisce.

Energia: competitività erosa

Il tema energetico è diventato strutturale. Le imprese italiane sostengono costi dell’energia superiori rispetto a molti concorrenti europei. Questo differenziale incide direttamente sui prezzi finali e sui margini.

Secondo dati Eurostat e analisi dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (2024–2025), il costo energetico resta uno dei principali fattori di perdita di competitività del sistema produttivo nazionale.

Il paradosso del lavoro

Il mercato del lavoro presenta una contraddizione evidente: le imprese cercano, ma non trovano. Non si tratta solo di competenze mancanti, ma di una carenza numerica di lavoratori.

Il problema è demografico, migratorio e organizzativo. Paesi come la Spagna hanno costruito canali regolari di ingresso, trasformando l’immigrazione in un fattore di crescita. L’Italia resta in ritardo.

Spesa pubblica e tasse: il nodo politico

La riduzione delle tasse è un obiettivo condiviso, ma raramente accompagnato da una discussione seria sulla spesa pubblica. Senza un intervento strutturale sui costi dello Stato, ogni promessa fiscale è fragile.

Il punto critico non è tecnico, ma politico: manca un mandato esplicito per ridurre la spesa. Finché questo nodo resta irrisolto, la pressione fiscale difficilmente potrà diminuire in modo significativo.

Stabilità non basta

Negli ultimi anni l’Italia ha migliorato la propria percezione internazionale: conti più stabili, spread ridotto, maggiore affidabilità. È un passo avanti importante.

Ma, come sottolinea Cottarelli, la stabilità è una condizione necessaria, non sufficiente. Senza riforme profonde della pubblica amministrazione, del mercato del lavoro e del sistema energetico, la crescita resterà debole.

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