Prof. presunta pedofila, le mamme: “Ci avete dato delle camorriste, ora vogliamo le scuse”

- di: Marta Giannoni
 

Le mamme di Castellammare di Stabia, teatro di una vicenda drammatica legata a presunti abusi su minori, sono tornate a far sentire la loro voce. Dopo l’arresto della docente accusata di violenze sessuali e corruzione di minorenne, chiedono pubblicamente le scuse per essere state definite “camorriste” e “bestie”. La loro rabbia (avevano aggredito la docente sotto accusa) e la ricerca di giustizia continuano a dividere la comunità locale.
Ci avete insultato, ma giustizia è stata fatta. Ora vogliamo delle scuse”, ha scritto sui social una delle madri coinvolte. La donna, che preferisce restare anonima, ha poi aggiunto davanti alle telecamere: “Non vogliamo che i bravi insegnanti subiscano le colpe di chi ha sbagliato” 

Il contesto degli abusi
Secondo quanto emerso dalle indagini della procura di Torre Annunziata, la professoressa 38enne, insegnante di sostegno, avrebbe abusato di sette alunni, tra cui un ragazzo con difficoltà di apprendimento. Gli abusi sarebbero avvenuti in una “saletta” della scuola, luogo dove l’insegnante portava i ragazzi con la scusa di attività di recupero.
Messaggi vocali e video espliciti trovati nei dispositivi della docente hanno rafforzato le accuse, nonostante la donna continui a negare, sostenendo che le prove siano state manipolate con tecnologie avanzate.

Il sindaco e la comunità
Il sindaco Luigi Vicinanza ha commentato con amarezza: “Quanto accaduto ferisce profondamente l’intera comunità stabiese. La scuola deve essere un luogo sicuro, e garantiremo che ciò avvenga”. Vicinanza ha ribadito il piano di costruire una nuova scuola, con un investimento da 3 milioni di euro finanziato dal PNRR, per offrire ambienti moderni e sicuri agli studenti entro il 2026.

Le criticità del sistema

Il procuratore Nunzio Fragliasso ha sottolineato un aspetto cruciale: “È inaccettabile che per un anno intero sette minori siano stati affidati a una persona che avrebbe dovuto prendersi cura solo di uno studente con difficoltà”.
La vicenda apre interrogativi sulle procedure di selezione e vigilanza nelle scuole. La lentezza con cui l’istituto avrebbe reagito alle prime segnalazioni è stata una delle cause della rabbia esplosa tra i genitori, sfociata poi nella spedizione punitiva contro la docente.

Un futuro incerto
Oltre alle indagini sulla docente, la procura sta valutando eventuali responsabilità dell’istituto scolastico e della comunità locale. Resta il nodo di come ricostruire la fiducia in un sistema che dovrebbe proteggere i più vulnerabili, ma che in questo caso sembra aver fallito gravemente.
La vicenda continuerà a far discutere, con famiglie e istituzioni chiamate a riflettere sulle fragilità di un sistema che ha permesso che tutto questo accadesse.

(Nella foto un'immagine generica di agenti della polizia di stato)


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