Pechino sfida Bruxelles: terre rare, vertice Cina-Ue e strategia globale
L’ambasciatore Jia traccia un parallelo Usa‑Ue: tra diplomazia, scambi e la questione delle terre rare, il vertice di domani 24 luglio promette scintille… con margini di dialogo.
Il summit Cina‑Ue di domani 24 luglio a Pechino, mentre festeggia i 50 anni di relazioni ufficiali, arriva in un contesto burrascoso: rare earths, guerra in Ucraina, squilibri commerciali e pressioni strategiche. Ne abbiamo parlato con l’ambasciatore cinese in Italia, Jia Guide, integrando i punti salienti con analisi di contesto.
Cina‑Russia e Cina‑Ue: un parallelo strategico
Secondo Jia Guide, “l’asse Pechino‑Mosca è paragonabile a quello Usa‑Ue” e rappresenta “una forza fondamentale per promuovere la multipolarità”. Anche con interessi divergenti, il via libera del summit è un segnale politico e strategico: “Cina e Ue sono partner, non nemici”, afferma, continuando che “competizione e attriti sono normali, ma il riequilibrio non dev’essere riduzione della cooperazione”.
Guerra in Ucraina: dialogo o trincea?
Nonostante i legami con la Russia, “il conflitto non deve dividere”, dice Jia. La Cina sostiene negoziati di pace e rispetta l’integrità territoriale, evitando armi letali e facendo pressione sull’Europa affinché “svolga un ruolo attivo”.
Terre rare: arma economica o strumento di cooperazione?
Il nodo caldo del vertice riguarda le terre rare: elementi vitali per tecnologie civili e militari. La Cina ha introdotto controlli nell’aprile 2025, in risposta ai dazi U.S.A., includendovi sette elementi chiave e magneti permanenti.
Il Parlamento europeo il 10 luglio ha condannato queste restrizioni come “coercitive” e “inaccettabili”. In parallelo, Pechino ha siglato un “green channel” per agevolare le licenze Ue, ma le domande sono molte e le procedure in ritardo. Il summit dovrà sbloccare appalti e investimenti nei settori automotive, difesa e transizione verde.
Squilibri commerciali e deficit Ue‑Cina
Grazie a 50 anni di scambi, il volume bilaterale è passato da 2,4 mld a 785,8 mld di dollari, con investimenti saliti a 260 mld. Tuttavia, il deficit Ue verso la Cina ha superato i 300 mld nel 2024.
Il diplomatico cinese osserva che il surplus cinese spesso corrisponde a profitti realizzati dalle aziende europee, e che l’Ue ha un avanzo nei servizi di 50 mld. L’Accordo sugli investimenti potrebbe riequilibrare la bilancia, se ratificato.
Cosa attende il summit del 24 luglio?
- Pressione Ue su Ucraina e doppio uso: Bruxelles ha intensificato la richiesta a Pechino di cessare ogni sospetto aiuto alla Russia, oltre a definire chiaramente la propria posizione sulla guerra.
- Apertura su terre rare: La priorità dell’Ue – garantire un accesso stabile e non politicizzato alla materia prima – è al centro dei negoziati.
- Rebeka commerciale e investimenti: Da elettrificazione auto a medicinali, l’Ue pretende regole di accesso corrette; dalla propria parte, la Cina reclama impegni su dazi e tetti produttivi.
- Clima e governance multilaterale: Un possibile accordo sul clima potrebbe emergere, ma sarà vincolato a impegni emissioni vincolanti.
Tra dialogo e diffidenze
Il summit arriva con aspettative basse: ridotto a un giorno, senza la partecipazione di Xi, segnale diplomatico interpretato dall’Ue come un “freddo”. Eppure, l’occasione non è neutra: nel contesto di tensioni U.S.-Cina e Ue‑Stati Uniti in vista di nuovi dazi, l’eventuale “ristrutturazione reciproca” – terra rara, investimenti, clima – può trasformarsi in un piccolo ma significativo passo avanti.
L’Italia, che nel 2025 celebra 55 anni di relazioni con la Cina, punta a fungere da ponte, come auspicato da Jia. Resta da vedere se Bruxelles vorrà davvero giocare questa carta.