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Il Pd cerca la rinascita, ma per Cacciari il congresso di rifondazione è ''allucinante''

- di: Diego Minuti
 
Il Pd cerca la rinascita, ma per Cacciari il congresso di rifondazione è ''allucinante''
Il Partito democratico cerca una rinascita, dopo l'esito delle elezioni dello scorso 25 settembre che hanno visto sconfitta, con inequivocabile nettezza, l'incerta segreteria di Enrico Letta.
Davanti alla prospettiva - almeno sulla carta e sulla base dei numeri - di un governo di legislatura a trazione meloniana, al Pd non resta altro che andare a caccia dell'ennesima rifondazione.
Come fa praticamente ogni volta che le urne gli riservano (nei vari nomi che ha assunto dalla fine ufficiale del Partito comunista) una sconfitta, pensa di trovare la forza di ripartire cambiando denominazione, ma non avendo mai il coraggio reale di fare piazza pulita di chi ne ha determinato i tracolli e che magari, dopo, pontifica dall'esterno, mondandosi d'ogni colpa.

Il Pd cerca la rinascita, ma per Cacciari il congresso di rifondazione è ''allucinante''

Ora tutto è demandato al prossimo congresso, verso il quale il Pd sarà ancora sotto la guida politica di Letta, il cui futuro resta ammantato di mistero, dato per scontato che la sua carica di segretario è ormai a tempo.
Nell'imminenza dell'assemblea sono già arrivati nomi e autocandidature, alcune degne di menzione e considerazione - verso i quali i media di destra hanno già aperto le ostilità -, altre un po' meno, avendo più il profilo di una ricerca di visibilità personale che la consapevolezza di potere effettivamente aspirare alla segreteria.

Mosse, contromosse, arrocchi e parate di cui forse un partito alla ricerca di una identità avrebbe fatto a meno, dovendo cercare non tanto una impossibile soluzione condivisa e non subita, quanto una proposta che sia frutto di un programma concreto. Cosa di cui, al momento, non si intuisce l'esistenza. Sul fatto che il congresso sia necessario tutti, in casa Pd, sembrano essere d'accordo.

C'è però chi non lo è affatto, almeno sul metodo, e lo dice chiaramente è Massimo Cacciari, il filosofo che ha sempre caratterizzato la sua vicinanza al Pd, ma da posizioni spesso critiche. Una cosa che continua a fare oggi quando, parlando del congresso con Affari Italiani, dice che "le prime battute sono davvero allucinanti, peggio ancora di quando è arrivato Nicola Zingaretti che almeno prometteva un minimo di esito innovativo. Ora si discute del niente".

Cacciari ha quindi rincarato la dose
dicendo che ''il problema da porsi è se in questo Paese possa esistere una forza politica che, in base alla sua storia, si ponga 2-3 obiettivi programmatici e che pensi soprattutto all'interesse delle masse che stanno soffrendo gravissimi disagi economici. Sono capaci di elaborare programmi concreti o, come ha dimostrato il voto del 25 settembre, sono ormai solo il partito delle fasce medio-alto delle grandi città, con un elettorale soprattutto di over 65enni?".
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