Panetta lancia l'allarme: "No alla deglobalizzazione"

- di: Redazione
 
La quindicesima conferenza tra Banca d'Italia e Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionali è stata l'occasione per il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, per sottolineare i rischi della deglobalizzazione e su come questo processo potrebbe comportare dei rischi per il nostro Paese.
Panetta ha preso spunto dalle turbolenze sugli scenari internazionali per sottolineare i pericoli che da esse possono essere generati. Dopo avere ricordato come la nascita di organismi sovranazionali, quali l’Organizzazione mondiale del commercio (1995) e l'istituzione di aree di libero scambio quali il mercato unico europeo (1993) e il NAFTA (1994), abbiano sostenuto la crescita a livello globale, quindi ''aumentando il benessere di un’ampia fascia della popolazione mondiale'', il governatore della Banca d'Italia ha detto come eventi recenti (ha citato la pandemia e l'invasione russa dell'Ucraina) hanno ''fatto emergere le vulnerabilità del sistema internazionale di scambi commerciali. Sono venuti a galla i rischi connessi con la dipendenza da pochi fornitori esteri di materie prime essenziali, soprattutto nel campo dell’energia''.

Panetta lancia l'allarme: "No alla deglobalizzazione"

A questi fatti, esplosi tra il 2020 e il 2022, si sono aggiunti, in tempi recenti, oltre alla crisi nel Mar Rosso, anche quelle che si sono manifestate in Asia e Africa e nel vicino del Medio Oriente. Eventi che, ha detto, ''sembrano confermare l’avvio di una fase storica in cui l’incertezza e l’instabilità del quadro geopolitico globale potrebbero rappresentare la norma, non l’eccezione''.
Questo scenario, con il rallentamento del commercio internazionale, che ha definito fisiologico, per il governatore ''rischia di trasformarsi in un vero e proprio processo di 'deglobalizzazione' foriero di rischi assai elevati, soprattutto per le economie strettamente integrate negli scambi internazionali, come quelle dell’Italia e della UE''.

In proposito Panetta ha ricordato stime recenti secondo le quali ''una frammentazione del commercio internazionale tra ''blocchi'' di Paesi comprimerebbe il benessere della popolazione mondiale in media del 5 per cento. Secondo altre analisi, se la frammentazione limitasse la diffusione delle tecnologie, la perdita di benessere salirebbe al 10 per cento''.
Panetta ha anche ricordato le conseguenze del forte aumento delle restrizioni commerciali determinato soprattutto dal ''serrato confronto tra Stati Uniti e Cina, oltre che dalla riemersione di tendenze protezionistiche''.
Per il governatore di Bankitalia ''una crisi del sistema di cooperazione e dell’assetto multilaterale della governance mondiale limiterebbe inoltre la capacità di rispondere a questioni globali come il cambiamento climatico e i rischi di pandemie. Ma" - ha aggiunto - "gli effetti negativi di una deglobalizzazione disordinata oltrepasserebbero il campo strettamente economico. Essi finirebbero per ripercuotersi negativamente sulle relazioni politiche, la cooperazione, la pace''.

Panetta si è quindi soffermato, essendo esso uno dei temi della conferenza, sui rapporti con l'Africa, dicendo che ''la prolungata fase di ristagno dell’economia europea sottolinea la necessità di ripensare le nostre strategie di crescita'', aggiungendo, quindi, che ''uno stretto legame con aree del mondo geograficamente vicine e con elevate potenzialità e bisogni inespressi può aprire spazi di crescita comune e contribuire a rilanciare il modello di sviluppo europeo. Ciò richiede un attento coordinamento tra politiche economiche e industriali, politica estera e diplomazia economica''.

Per quanto riguarda specificamente l'Italia, per Panetta ''il rafforzamento del partenariato con l’Africa può avere una valenza strategica. Il potenziale di espansione di quel continente è evidente, così come il suo ritardo economico. All’abbondanza di risorse naturali – incluse le materie prime essenziali per la produzione di energie rinnovabili – si aggiunge una popolazione giovane e in crescita''.
Il governatore ha quindi lanciato un allarme, dicendo che, senza ''politiche di cooperazione e assistenza lungimiranti', sarebbe difficile ''arginare la pressione migratoria delle popolazioni africane verso aree in grado di offrire migliori condizioni di vita. Se da un lato ciò incrementerebbe l’offerta di lavoro in Paesi afflitti da una chiara tendenza all’invecchiamento, dall’altro lato un afflusso migratorio incontrollato porrebbe complessi problemi di integrazione sociale e lavorativa''.

D'altra parte l'attenzione del nostro Paese per queste tematiche è confermata anche dal fatto che il programma del G7 a presidenza italiana assegna, ha ricordato, ''un ruolo centrale ai temi dello sviluppo e delle relazioni economiche e politiche con l’Africa, in continuità con iniziative''.
Panetta si è quindi soffermato sul Piano Mattei del Governo Meloni che, ha detto, mira "a promuovere iniziative di cooperazione con i Paesi africani, soprattutto con riferimento alla realizzazione di opere infrastrutturali, nelle quali le imprese italiane vantano una consolidata esperienza nel continente''.
Parlando dell'area di libero scambio, conseguenza dell'accordo entrato in vigore nel 2021, Panetta ha detto che essa ''ha bisogno di adeguate infrastrutture fisiche, tecnologiche e finanziarie''. Allo stesso modo in cui l'Africa necessita ''di infrastrutture di pagamento e di mercato efficienti e tecnologicamente all’avanguardia, al fine di ridurre i costi e aumentare la sicurezza degli scambi finanziari sia per le imprese impegnate nel commercio internazionale, sia per le famiglie, che in molti casi dipendono dalle rimesse degli emigranti''.
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