Nucleare: il DDL delega e l'iter parlamentare tra smantellamenti, scorie e nuovi impianti

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

Il governo italiano ha avviato un piano di rilancio del nucleare attraverso un disegno di legge delega che si propone di definire entro il 2027 un programma nazionale per affrontare le sfide energetiche del futuro. Il provvedimento, attualmente in esame a Palazzo Chigi, mira a concludere lo smantellamento degli impianti nucleari dismessi, avviare la gestione definitiva dei rifiuti radioattivi e gettare le basi per la costruzione di nuovi reattori, anche in funzione della produzione di idrogeno.

Nucleare: il DDL delega e l'iter parlamentare tra smantellamenti, scorie e nuovi impianti

Durante un’informativa alla Camera, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato come il nucleare sia parte della strategia nazionale per ridurre strutturalmente il costo dell’energia: «Stabilizzare il calo dei prezzi dell'energia è una priorità del governo, e il nucleare gioca un ruolo fondamentale in questo scenario».

L’iter parlamentare, tuttavia, si prospetta lungo e complesso, con divisioni politiche e resistenze locali pronte a ostacolare il progetto.

L'iter legislativo: i prossimi passi del DDL sul nucleare

Il disegno di legge, una volta approvato dal Consiglio dei Ministri, sarà sottoposto alle commissioni parlamentari competenti, che dovranno esaminare il testo, ascoltare gli esperti del settore e proporre eventuali modifiche. Seguirà il passaggio in Aula per l’approvazione definitiva da parte di Camera e Senato.

Solo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il governo potrà procedere con i decreti attuativi per l’individuazione dei siti idonei e l'avvio delle operazioni di costruzione e gestione delle nuove infrastrutture. Tuttavia, le opposizioni locali e i tempi burocratici potrebbero rallentare significativamente il processo.

Il ruolo di Sogin e la mappa delle aree idonee

La Sogin, società pubblica incaricata della gestione delle scorie e dello smantellamento delle centrali nucleari dismesse, ha un ruolo cruciale nell’attuazione del piano. Nel 2021, Sogin ha pubblicato la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), identificando 67 siti distribuiti in 7 regioni italiane, tra cui Piemonte, Lazio, Toscana, Puglia e Sicilia.

Le reazioni locali sono state immediate e spesso contrarie: numerosi comuni e comitati cittadini hanno espresso forti preoccupazioni ambientali ed economiche, temendo impatti negativi sul territorio e sul turismo. Il governo, per affrontare le resistenze, sta valutando soluzioni alternative, come la suddivisione dei rifiuti in più depositi regionali o incentivi economici per i territori ospitanti.

Smantellamento degli impianti: costi e tempistiche

L’Italia ha dismesso ufficialmente le sue centrali nucleari dopo il referendum del 1987, ma la loro completa dismissione è ancora in corso. Gli impianti di Caorso, Trino, Latina e Garigliano sono in fase avanzata di smantellamento, ma i costi hanno superato le previsioni iniziali.

Ad esempio, lo smantellamento della centrale di Garigliano è stimato a circa 432 milioni di euro, mentre l’intero processo di decommissioning a livello nazionale ha già superato gli 8 miliardi di euro. L’obiettivo attuale è completare la dismissione entro il 2035, ma ulteriori ritardi potrebbero aumentare i costi.

La gestione dei rifiuti radioattivi: il Deposito Nazionale

Il principale nodo irrisolto resta la gestione delle scorie nucleari. Attualmente, i rifiuti radioattivi italiani sono stoccati in 20 siti temporanei distribuiti su tutto il territorio nazionale, una soluzione provvisoria che non garantisce la massima sicurezza nel lungo termine.

Il Deposito Nazionale, progettato per ospitare rifiuti a bassa e media attività, prevede un’area di circa 150 ettari e un costo stimato di 8 miliardi di euro. Tuttavia, l’opposizione locale è forte, con proteste da parte di cittadini e amministrazioni comunali che temono un impatto negativo sull’ambiente e sull'economia locale.

Nuove centrali e idrogeno: la scommessa del futuro

Il disegno di legge delega non si limita alla gestione delle scorie, ma apre la strada alla costruzione di nuovi impianti nucleari, con un focus sulle tecnologie di ultima generazione. In particolare, l’Italia potrebbe puntare sugli Small Modular Reactors (SMR), piccoli reattori modulari che offrono maggiore sicurezza e costi ridotti rispetto agli impianti tradizionali.

Questi reattori potrebbero essere utilizzati anche per la produzione di idrogeno verde, una tecnologia ritenuta strategica per la decarbonizzazione dell’economia. Tuttavia, i costi restano elevati: si stima che l'installazione di nuovi impianti richieda investimenti tra 5 e 11 miliardi di euro per gigawatt di potenza, un impegno finanziario significativo per il Paese.

I costi e i rischi di un ritorno al nucleare

Sul piano economico, il nucleare rappresenta una delle fonti di energia più costose. Secondo le stime, il costo di produzione dell’energia nucleare si aggira intorno ai 170 dollari per MWh, un valore nettamente superiore rispetto ai 50 dollari del fotovoltaico e ai 60 dell’eolico onshore.

Inoltre, le questioni di sicurezza restano centrali. Le associazioni ambientaliste continuano a esprimere forti preoccupazioni per il rischio di incidenti e per le difficoltà nella gestione delle scorie radioattive a lungo termine.

Scenari futuri e dibattito politico

Mentre il governo spinge per un ritorno all’atomo, il dibattito politico è acceso. Le opposizioni, insieme a movimenti ambientalisti e comitati locali, contestano l’efficacia del piano, sottolineando come le rinnovabili rappresentino un'alternativa più sicura ed economica.

Al tempo stesso, le aziende del settore energetico, tra cui Enel e Ansaldo, vedono nel nucleare un’opportunità di crescita e sviluppo tecnologico, con potenziali ricadute positive sull’occupazione e sulla competitività industriale del Paese.

Il percorso verso un’Italia nucleare è ancora lungo e pieno di ostacoli, tra costi, burocrazia e opposizioni locali. Se il governo riuscirà a portare avanti il piano, molto dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra sicurezza, sostenibilità economica e consenso sociale.

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