Ci sono feste che appartengono a un popolo, e feste che travalicano confini e appartenenze, imponendosi come un rito universale. Il Nowruz, il capodanno persiano, è una di queste. Ha attraversato millenni, sopravvissuto a regni e imperi, conservando intatta la sua essenza: il rinnovamento.
Nowruz, il capodanno che unisce passato e futuro
Non è solo una data sul calendario. È il riflesso di un mondo che si lascia alle spalle il buio per accogliere la luce della primavera. Un ciclo che si ripete con la fedeltà di un rito antico, dal Mar Caspio all'Anatolia, dalle comunità persiane di Los Angeles ai vicoli di Kabul. Un mosaico di culture che nel Nowruz trova il suo punto di incontro.
La festa si celebra con gesti codificati dalla tradizione. Le pulizie di primavera, segno di un azzeramento simbolico, una purificazione che precede la rinascita. Poi il haft-sin, la tavola imbandita con sette elementi il cui nome inizia con la lettera "S" in persiano: aglio per la salute, aceto per la pazienza, mele per la bellezza, germogli per la fertilità. Un linguaggio di simboli che attraversa secoli e latitudini.
E poi c'è il cibo, il grande protagonista di ogni celebrazione che si rispetti. Il plov azero, i dolma ripieni di carne, il pesce fritto e il riso profumato iraniano, il sumalak uzbeko, il budino preparato con lentezza per giorni interi. Ogni piatto racconta una storia, ogni boccone è un pezzo di memoria collettiva.
Il 21 marzo, quando il sole torna a farsi padrone del cielo, milioni di persone in Iran, Afghanistan, Azerbaigian, Turchia e Asia centrale si ritrovano intorno a una tavola, si scambiano auguri, accendono falò, leggono versi di poeti antichi. È un inno alla vita, a ciò che si lascia alle spalle e a ciò che verrà.
Ma il Nowruz è anche una festa politica, nel senso più alto del termine. È stato proibito, osteggiato, perseguitato in più di un’epoca, perché ricordava alle popolazioni la loro storia, il loro senso di comunità. Eppure, ha sempre resistito. Perché la cultura non si spegne con un decreto, e la memoria non si cancella con un divieto.
Il mondo di oggi è segnato da nuove fratture, da muri che si alzano e da confini che tornano a pesare sulle vite di milioni di persone. Eppure, il capodanno persiano continua a unirci, in un tempo in cui l’idea stessa di connessione sembra fragile.
Il Nowruz non è solo la celebrazione di un nuovo anno. È la dimostrazione che alcune tradizioni hanno la forza di sopravvivere a tutto, persino alla storia.