Parigi blinda le sue start-up, 500 milioni contro acquisizioni straniere

- di: Jean Aroche
 
Si sa che, durante le grandi crisi economiche, c'è chi ci perde e c'è chi, invece, ci guadagna, magari approfittando delle difficoltà finanziare di qualche imprenditore convinto a cedere la sua ''creatura'' pur di non vederla chiudere.
È una cosa ricorrente e anche l'emergenza da Covid-19 non sembra uscire da questo schema. Il timore è che investitori stranieri approfittino delle difficoltà delle varie economie per impossessarsi - ovviamente nel rispetto di leggi e regole - di importanti asset.
L'approccio che lo Stato francese sta avendo sul problema appare abbastanza concreto e molti sforzi sono già stati riservati a preservare il patrimonio costituito della nuove imprese, le star-up che si affacciano sul mercato con la forza di idee nuove e di un dinamismo che consente loro di aggredire il mercato.
Il 25 marzo scorso il Governo ha presentato un primo pacchetto di misure a sostegno delle start-up, ma, anziché ritenere concluso il suo compito, ha continuato a lavorare per elaborare un piano che consenta alla Francia di conservare il suo ruolo di Paese che punta, ma veramente e non solo a parole, sull'innovazione.
Oggi il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, e Cédric O, segretario di Stato per gli affari digitali, illustrano un nuovo piano che ha un solo obiettivo, quello di dotare il sistema Paese degli strumenti necessari per consentire alla Francia di continuare sulla propria strada nel settore dell'innovazione. Anzi, per usare le parole di Le Maire, per "rimanere all'avanguardia dell'innovazione".
L'obiettivo di questo nuovo strumento è quello di impedire che le più innovative tra le ''giovani imprese'' dell'Esagono - che agiscono in particolari settori, quali l'intelligenza artificiale , la matematica quantistica e il cloud computing - cadano nella mani dei giganti digitali americani o cinesi, sempre a caccia di nuove prede.
Il primo piano a sostegno delle star-up si basava su prestiti garantiti dallo Stato (il cosiddetto sistema Pge). Il nuovo invece punta su misure di conferimento diretto di capitale .
Lo Stato, nell'ambito di un piano stimato a 1,2 miliardi di euro, ha creato un fondo di sovranità con una dotazione iniziale di 150 milioni di euro. Ma tale fondo potrebbe vedere lievitare la sua capacità sino a raggiungere, nel 2021, i 500 milioni di euro.
In buona sostanza, lo Stato entrerebbe nelle società come socio comunque di minoranza, ma che possa dire la sua nella loro gestione. Il piano solo apparentemente segna una inversione rispetto a quanto il Governo ha detto negli ultimi tempi, quando ha sostenuto che il polo tecnologico francese era aperto agli investimenti stranieri. Aperto, ma non al punto tale da diventare scalabile da chicchessia.
Le reazioni al piano sono sostanzialmente positive perché le nuove misure, proteggendo gli ''asset strategici'', proporranno una alternativa concreta alle pure allettanti offerte che ''predatori'' stranieri.
Tutti d'accordo? Sostanzialmente sì, anche se Nicolas Brien, capo di France Digitale che rappresenta 1.800 start-up francesi, pur definendo l'annuncio ''una buona notizia'', ha detto che sperava in un impegno più massiccio, da un miliardo di dollari, perché per le imprese le esigenze di finanziamento ammontano a centinaia di milioni di euro.
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