Nomisma, intervista a Luca Dondi dall’Orologio

 

L'indipendenza e l'autorevolezza scientifica di operatore privato di mercato diventato istituzione

Nomisma in 35 anni di attività è diventata attore di primissimo livello e con un brand molto forte nella realizzazione di ricerche di mercato e consulenze rivolgendosi ad imprese, associazioni e istituzioni pubbliche. Oltre ad essere diventata punto di riferimento in settori chiave dell’economia attraverso l’implementazione di Osservatori che fotografano dimensioni e trend dei principali segmenti di mercato. Ne parliamo con l’Ad Luca Dondi dall’Orologio.

Dott. Dondi, quali sono i principali punti di forza di Nomisma? E quale ‘vision’ c’è dietro questa attività così riconosciuta?
L’indipendenza, garantita da un azionariato diffuso tra grandi player industriali e finanziari e l’autorevolezza dei riferimenti scientifici che da sempre rappresentano un presidio di qualità della nostra organizzazione. Pur essendo un operatore privato e di mercato, Nomisma è percepita alla stregua di un soggetto istituzionale proprio in ragione di tratti costitutivi che difende anche in un contesto in continuo cambiamento.

Nomisma è un punto di riferimento per la produzione di dati originali che permettono di leggere lo scenario in cui si opera non solo in chiave attuale, ma anche prospettica. Da tale punto di vista appaiono fondamentali gli Osservatori di mercato che la Società produce, come pure gli Osservatori realizzati ad hoc. Quale è, in questo ambito, il valore aggiunto che garantite ai clienti?
La capacità di non limitarsi alla restituzione di evidenze numeriche, ma inserire le stesse in una narrazione che aiuti all’interpretazione dei fenomeni. L’Osservatorio rappresenta lo strumento che consente di trasformare un’istantanea efficace in un racconto in grado di orientare consapevolmente le scelte aziendali e informare i mercati. La previsione risponde all’esigenza di anticipazione e tempestività delle informazioni che le Società più evolute richiedono per orientare le proprie strategie.

Operate anche nell’assistenza tecnica, economica e commerciale durante la valorizzazione e il riposizionamento strategico di asset complessi (compreso un servizio di advisory di tipo ‘buy side’ - lato acquisti - e ‘sell side’ - lato vendite -) ma anche nelle analisi di valutazione e fattibilità, come pure nella consulenza strategica e comunicativa, nelle valutazioni immobiliari, nella stesura dei bilanci sociali, nella valutazione dei benefici ecosistemici generati dagli interventi di trasformazione urbana predisposti dal cliente (con l’obiettivo di attrarre i giusti investimenti), nell’area della brand reputation e in molto altro ancora. Un quadro di azione molto vasto che richiede allo stesso tempo competenze elevate e innovative e grande flessibilità. Come siete organizzati per operare in maniera approfondita su uno spettro così ampio? Sede di Nomisma presso Palazzo Davia Bargellini a Bologna
Lo spettro di analisi è effettivamente vasto e richiede competenze specifiche e una grande capacità di adattamento a sfide nuove, oltre ad esperti che agiscono in chiave consulenziale. Il nostro modello prevede responsabili settoriali, a cui sono delegati compiti di presidio scientifico e di sviluppo commerciale, specialisti di settore che operano esclusivamente nell’ambito tematico di elezione, project manager e market analyst che lavorano in maniera trasversale a seconda delle esigenze, cercando di privilegiare la continuità su prodotti e clienti.

Uno dei punti di forza di Nomisma è rappresentato dalla possibilità di disporre di una serie di banche dati proprietarie che, integrate con altre fonti, vi consentono di fornire al cliente una visione completa su mercati e consumatori, per comprendere meglio la realtà sia in chiave attuale che prospettica. Quali sono e quali ambiti specifici abbracciano le banche dati di cui Nomisma è proprietaria?
Le banche dati rappresentano il presupposto di molte analisi e l’oggetto di diversi servizi di fornitura. Accanto a quelle immobiliari, che sono le più note e diffuse, ne abbiamo in ambito agroalimentare, - in particolare sul vino - dove Nomisma è diventata in pochi anni un vero punto di riferimento per le imprese del settore. Un’ulteriore banca dati è rappresentata da una sintesi di numerosi indicatori in grado di caratterizzare le potenzialità di micro ambiti territoriali e di definire una gerarchia di attrattività delle diverse realtà urbane del nostro Paese. Nomisma dispone inoltre di un database ideato per connotare le caratteristiche di un settore attraverso la definizione dei numeri chiave, le dinamiche congiunturali e di performance, nonché lo scenario competitivo di riferimento.

In termini di banche dati e delle loro interrelazioni, quali opportunità concrete apre a Nomisma l’era dell’intelligenza artificiale, delle cui potenzialità abbiamo visto solo l’inizio? Come vi siete attrezzati e vi state attrezzando su tale fronte?
Lo sforzo è stato duplice, da un lato di approvvigionamento di ulteriori fonti informative, sia pubbliche che private, dall’altro di upgrade tecnologico per migliorare le capacità di elaborazione e fruizione. Il cambiamento più significativo è stato in termini di prodotto, si è passati in molti casi dalla reportistica all’erogazione di un servizio informativo direttamente nei sistemi operativi dei clienti, modificando radicalmente le modalità di accesso al dato e l’immediatezza dell’informazione. Questo processo ha comportato per Nomisma l‘esigenza di attivare collaborazioni con fornitori di dati e di soluzioni tecnologiche, che non escludiamo in futuro possano diventare vere e proprie partnership societarie strutturate.

Come avete visto cambiare, in questi 35 anni di attività, la domanda dei clienti? In particolare, quali sono stati i principali cambiamenti sul fronte della domanda negli ultimi 10 anni, caratterizzati dal progressivo irrompere della ‘società digitale’? C’è stata una diversa sensibilità tra il cambiamento della domanda da parte dei clienti del settore pubblico e di quelli del settore privato?
Le esigenze del nostro mercato di riferimento sono drasticamente cambiate, soprattutto in termini di modalità di fruizione delle nostre analisi. I volumi a stampa che richiedevano mesi di incubazione e poche interazioni con il cliente sono prodotti superati. Oggi per l’impostazione “modello ufficio studi” non c’è più mercato, se la possono permettere solo le grandi istituzioni. Tutto deve essere immediato e finalizzato al posizionamento aziendale, tempi e strumenti sono completamente diversi rispetto al passato. L’adattamento a questa impostazione da parte del settore pubblico è ovviamente più lento, imponendo di fatto una diversità di approccio da parte delle società di consulenza alle esigenze dei diversi interlocutori.

La vostra Società aiuta il cliente a migliorare le proprie performance Esg (Environmental, Social, Governance), un fattore sempre più incisivo, oggi, nella valutazione di un’impresa e nelle politiche di investimento. In base al vostro punto di osservazione privilegiato, quanto oggi il miglioramento delle performance Esg crea concretamente valore aggiunto per un’azienda?
La misurazione delle performance ESG rappresenta in prospettiva un elemento imprescindibile se si vuole entrare in relazione con investitori internazionali che già oggi fanno riferimento a tale metrica nella selezione dei target. La certificazione rappresenta l’epilogo di un percorso di miglioramento delle proprie performance su aspetti cruciali finora nel nostro Paese scarsamente considerati. E’ un processo culturale che ha ricadute immediate in termini di visibilità e adesione a principi internazionalmente riconosciuti, ma che porta vantaggi anche di tipo economico, sebbene non immediatamente individuabili nella tradizionale reportistica aziendale.

Che tipo di feed-back, in generale, ricevete dai vostri clienti? C’è differenza tra il feed-back dei clienti del settore pubblico e quello dei clienti del settore privato?
Il feedback è generalmente positivo e la migliore conferma della soddisfazione è la continuità di rapporto con la maggior parte dei nostri clienti. La lettera di buon esito è la risposta formale dell’interlocutore pubblico, mentre la prosecuzione e l’ampliamento del mandato è il riscontro di quello privato. La richiesta di accompagnamento nei percorsi di crescita, posizionamento e valorizzazione che abbiamo individuato nella fase di analisi rappresenta la sfida per la quale ci stiamo attrezzando, aggiungendo dimensioni consulenziali e competenze al nostro modello di offerta.

Nomisma, per tutto quello che abbiamo detto in questa intervista, rappresenta un punto di osservazione di grande importanza sulle caratteristiche dell’evoluzione dell’economia e della società italiana. Quale futuro vi sentite di tracciare per l’Italia in questo periodo di grandi e rapidi cambiamenti? Quali sono le ‘conditio sine qua non’ per un futuro di ritrovata prosperità del nostro Paese?
Il nostro Paese è in una fase di oggettiva difficoltà. Alla debolezza congiunturale si è aggiunta l’emergenza virale. L’obiettivo di breve periodo deve essere il ritorno alla normalità, dopo di che occorrerà avviare una riflessione sui motivi che ci vedono inesorabilmente avvitati in una spirale di retroguardia permanente. L’impressione è che le deroghe demagogiche al rigorismo abbiano ampliato il gap che ci separa dalle altre economie anziché ridurlo. La concentrazione degli investimenti sulle infrastrutture fisiche e tecnologiche rappresenta l’unica strada per risalire la china. Sarà un percorso lento e graduale, per intraprendere il quale occorrono capacità di visione strategica e insensibilità al fascino pericoloso del riscontro elettorale immediato.

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