Mozambico: dopo attacco jihadista Total sospende grande progetto gasiero

- di: Jean Aroche
 
La Total, "in considerazione dell'evoluzione della situazione della sicurezza nel nord della provincia di Cabo Delgado in Mozambico", ha confermato il ritiro di tutto il personale del progetto gasiero che si sarebbe dovuto sviluppare ad Afungi.

In un comunicato del gruppo francese, pubblicato oggi, si legge che la situazione della sicurezza nel nord della provincia mozambicana di Cabo Delgado, "ha portato Total, in qualità di operatore del progetto Mozambico LNG, a dichiarare lo stato di forza maggiore". Questa nozione giuridica viene invocata quando condizioni eccezionali impediscono la continuazione dell'attività di un sito e, quindi, onorare i contratti ad esso collegati. Total aveva già evacuato alcuni dipendenti e sospeso il lavoro dalla fine di dicembre, a seguito di una serie di attacchi jihadisti.
Il riferimento allo stato di forza maggiore è probabilmente da mettere in relazione alla presa di posizione della Confederazione delle associazioni economiche del Mozambico che aveva segnalato la sospensione dei contratti con diverse società indirettamente collegate al progetto del gas (tra le quali una italiana che avrebbe dovuto costruire un villaggio per ricollocare gli abitanti della zona sfollati a causa del progetto e una portoghese che doveva realizzare nuovo aeroporto).

Nuovi scontri hanno avuto luogo dieci giorni fa a Palma, così come a Mueda e Pundanhar, due località situate in un raggio di 200 chilometri. I gruppi armati che hanno giurato fedeltà al gruppo dello Stato Islamico (IS) hanno seminato il terrore nella città portuale di Palma, 75 mila abitanti , nella regione povera, ma ricca di gas naturale di Cabo Delgado, a pochi chilometri dal sito del grande progetto gestito dal gruppo Total.
Ufficialmente, decine di civili, poliziotti e soldati sono stati uccisi in questo raid. Il vero bilancio, senza dubbio più pesante, non è ancora noto. L'Ong Acled ha già registrato 2.600 morti prima di questo ultimo attacco, metà dei quali civili. Secondo le Nazioni Unite, circa 700.000 persone hanno dovuto lasciare le loro case a causa delle violenze nella regione.
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