La nostra biblioteca - Quest'anno Pineta e il suo BarLume sono un po' tristi
- di: Diego Minuti
Per una volta, abbiamo fatto il percorso inverso, cioè arrivare alla lettura di un libro sulla scia del successo della serie televisiva che, dai romanzi di Marco Malvaldi, ha tratto ispirazione. La serie in questione (trasmessa da Sky e che si avvale della bravura di attori come Filippo Timi, Lucia Mascino, Alessandro Benvenuti, Stefano Fresi e Corrado Guzzanti, solo per citarne alcuni) propone le avventure che, nell'immaginaria cittadina di Pineta, vede tra i protagonisti anche (ma non sono i soli) un gruppo di anziani che, per ingannare il troppo tempo libero lasciato loro dalla pensione, si occupano di fatti - non certamente i loro - che stuzzicano interesse, a patto che siano venati di mistero o anche soltanto di poca chiarezza.
La nostra biblioteca - Quest'anno Pineta e il suo BarLume sono un po' tristi
Lo strano, quindi, non sta nel fatto di leggere - e magari anche divertendosi - le pagine di ''La morra cinese'' (Sellerio - pag.258 - 15,00 euro) di Marco Malvaldi, quanto che, a scorrere il libro, per chi non conosce i precedenti e si è incuriosito solo grazie alla trasposizione televisiva, è difficile muoversi tra ambientazioni che, in tv, sono totalmente diverse rispetto al romanzo.
Ma, tornando a ''La morra cinese'', se c'è una cosa che si deve riconoscere all'autore è la capacità (nel raccontare le vicende dei ''bambini'' - i vecchietti - che trascorrono le loro giornate bevendo birra, leggendo a scrocco i giornali e a parlare male dell'universo, anche di quello parallelo) di tracciare il profilo di una vasta porzione di italiani, tra maldicenze, ripicche, invidie, sospetti e facili sentenze di colpevolezza.
Lo stesso accade quando uno studente della Normale (Pineta ''è'', nella fantasia, in provincia di Pisa) , Stefano Mastromartino, vola da una finestra del Municipio, morendo inevitabilmente, vista l'altezza e visto anche il fatto che qualcuno lo ha spinto.
Ce n'è d'avanzo per scatenare la curiosità personale degli anziani frequentatori del BarLume (perché hanno poco da fare) e del proprietario del locale, Massimo Viviani, e quella professionale della di lui consorte, il vicequestore Alice Martelli, che deve fare chiarezza sulla vicenda e che per questo si muove tra nobili decaduti, studenti e un docente che sembra il prototipo dei ''baroni'' delle nostre università, tacendo della figlioletta e delle notti insonni che la piccola mette in fila, per la gioia dei genitori.
Man mano che la trama si dipana, il mosaico comincia a prendere forma, lasciando qui e là tanti piccoli indizi, come una possibile speculazione immobiliare, diritti civici a rischio, vecchi archivi e, quindi, un testo autografo di Giacomo Leopardi. Troppo complicato? Non per gli investigatori a tempo perso che gravitano intorno al bar di Viviani. Alla fine, come la quasi totalità dei ''gialli'' che si rispettano, la verità verrà a galla.
E Ampelio, Aldo, Pilade e ''il Rimediotti'' potranno tornare a giocare a carte, bere un ''birrino'' ed aspettare qualche altra cosa di cui occuparsi. Ma, in attesa che a gennaio, Sky trasmetta le nuove puntate dalla saga del BarLume, Pineta quest'anno è triste, perché, ad inizio dicembre, se ne è andato Marcello Marziali, l'attore che dava il volto, i tic, le fobie, l'antipatia, l'avarizia, la pavidità a Gino Rimediotti, vera maschera dell'italiano medio.