Moda e inclusività: per il 30% degli italiani è una strategia di marketing

- di: Barbara Bizzarri
 
I dati emersi da un’indagine di Sita Ricerca, società di consulenza e ricerche di mercato sul consumatore specializzata nei settori lifestyle e retail, appartenente al gruppo Pambianco che, tramite il proprio consolidato Fashion Consumer Panel ha raccolto i trend di consumo del comparto e li ha illustrati l’11 luglio nel webinar ‘Scenari e previsioni 2023-24. Consumi fashion e inclusività’, evidenziano che il 47% degli italiani considera il settore della moda quello che, fra tutti, più sta cercando di attuare politiche inclusive grazie a comunicazioni che mostrano modelli e modelle con differenti fisicità, etnie e orientamenti sessuali, in un tentativo congiunto di far sentire tutti liberi di vestirsi come preferiscono, senza imposizioni culturali.

Moda e inclusività: per il 30% degli italiani è una strategia di marketing

Tuttavia, un notevole 30% ritiene che l’inclusività nella moda soltanto una strategia di facciata senza ricadute concrete nella realtà dei prodotti, dei negozi, dei prezzi e del processo di produzione. Oltre il 50% non ricorda i marchi che comunicano inclusività. Secondo tutti gli intervistati, c’è ancora parecchio da fare: “siamo agli inizi in Italia rispetto ad altri paesi europei”.

L’interesse verso le tematiche dell’inclusività è comunque alto e c’è un’apertura di credito da parte del 60% della popolazione verso le aziende che stanno investendo in questa direzione. Il prodotto è, infatti, al centro delle attese dei consumatori in termini di inclusività, perché la moda si occupa poco di vestibilità e taglie che possano adattarsi a tutte le differenze fisiche. Problema sollecitato, a sorpresa, anche dai più giovani che non chiedono solo capi adatti al target curvy, ma anche a chi ha taglie molto piccole, a chi è molto alto o molto magro. Controverso, invece, il gradimento delle linee unisex, portate avanti dai designer ma diventati, in effetti, prodotti di nicchia. Inoltre, i prodotti di alta gamma sono considerati poco inclusivi a causa del prezzo elevato.

Nonostante le incertezze dei consumatori, però, il comparto fashion incassa una crescita del 12% nel primo trimestre del 2023 rispetto all’anno precedente, con un forte rialzo per abbigliamento, accessori e calzature. L’inizio dell’anno è stato particolarmente brillante per l’Outerwear Adulto e più difficile per la moda baby nel suo complesso che, come risaputo, sconta il pesante calo delle nascite che, anno dopo anno, si riverbera in modo crescente sulle diverse fasce di età. Fra le varie tipologie di prodotto i numeri migliori arrivano dalle categorie destinate all’uso per il tempo libero e per il lavoro, un segno di ritorno finalmente a una normalità pre-covid. Il canale online si consolida al 17% di quota a valore, ben 5 punti al di sopra dei valori pre-pandemia e, salvo altri eventi strutturali, questo sembra essere un valore di assestamento. In seguito, le condizioni climatiche poco favorevoli hanno influito negativamente, ritardando l’avvio della vendita delle collezioni P/E, generando nei due mesi successivi una pesante inversione di tendenza, particolarmente significativa nel mese di maggio.

Secondo l’Osservatorio Fashion Sentiment, la propensione all’acquisto degli italiani nei confronti dell’abbigliamento abbandona definitivamente le titubanze dell’autunno scorso. Il consolidamento della percezione di un miglioramento della situazione economica del Paese e della propria in particolare genera infatti aspettative positive, ed ecco così spiegato il sensibile miglioramento del sentiment verso l’abbigliamento, in linea con i valori della primavera scorsa. C’è grande attesa per la P/E: l’83% dei consumatori ha intenzione di comprare e indica, quale priorità di acquisto, calzature, abbigliamento leggero e da mare.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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