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Trump benedice Milei: “Schiacciante vittoria”. Rafforzato l’asse Washington-Buenos Aires

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump benedice Milei: “Schiacciante vittoria”. Rafforzato l’asse Washington-Buenos Aires

Donald Trump è il primo leader internazionale a commentare il voto argentino. E lo fa senza sfumature: “Congratulazioni al presidente Javier Milei per la sua schiacciante vittoria. Sta facendo un lavoro straordinario. La nostra fiducia in lui è stata confermata dal popolo argentino”. Il messaggio, pubblicato su Truth Social, suona come un’immediata investitura politica: non solo felicitazioni, ma un richiamo a un’alleanza dichiarata. La vittoria di La Libertad Avanza non viene letta come un risultato interno, bensì come un tassello dell’asse ideologico che Trump sta ricostruendo nello spazio conservatore occidentale.

Trump benedice Milei: “Schiacciante vittoria”. Rafforzato l’asse Washington-Buenos Aires

Con il 40,84% dei voti, LLA ribalta i pronostici della vigilia e conquista terreno anche nella provincia di Buenos Aires, storicamente il cuore del peronismo progressista. L’affluenza, scesa al 67,85%, è un record negativo dal 1983: un’astensione che ha favorito chi ha la base più mobilitata. È la fotografia che Milei cercava per affrontare la seconda parte del mandato: meno consenso nei sondaggi, ma numeri parlamentari più solidi per blindare le riforme.

Il riflesso geopolitico è stato immediato: negli ambienti finanziari americani si dà per scontato che Washington rafforzerà il supporto economico, già avviato con un primo pacchetto da 20 miliardi e oggetto di discussione per un’estensione fino a 40. L’attesa, oggi, è sull’apertura dei mercati: bond e azioni in rimbalzo, peso più stabile, almeno nel breve.

Milei: “Inizia la svolta definitiva”
Il presidente argentino ha parlato di giornata “storica” e di un Parlamento “più riformista della storia del Paese”. Il registro è quello di chi si vede investito di una nuova legittimazione politica. “Ci lasciamo alle spalle gli anni della decadenza”, ha detto, rivendicando la scelta di non arretrare dopo il primo ciclo di austerità lacrime e sangue. La priorità è trasformare il consenso parlamentare in riforme strutturali, questa volta con lo scudo di maggioranze più ampie.

Trump come garanzia di copertura

La centralità del messaggio di Trump è più che simbolica: Milei non cita l’Europa, non guarda ai forum multilaterali, si allinea sul fronte trumpiano e lo fa con un tempismo che sembra parte della regia politico-diplomatica. Il rapporto nasce già in campagna elettorale, quando Trump gli aveva inviato un video di sostegno; ora diventa architrave strategica: se gli Stati Uniti garantiscono ossigeno finanziario, il governo argentino può continuare il percorso anti-stato, riduzione della spesa e tagli di struttura.

Le ombre nel campo avversario
La sinistra peronista, raccolta sotto Fuerza Patria, si ferma attorno al 32% e paga l’assenza di leadership credibile. Cristina Kirchner ai domiciliari, Kicillof senza traino nazionale: il campo progressista appare più diviso che alternativo. Il voto conferma che non basta attendere il logoramento del governo; serve una proposta. Una cosa che per ora non c’è.

Il dossier interno: consenso sociale in calo, ma mandato politico rafforzato
La fotografia post-voto è doppia: Milei scende nelle rilevazioni di gradimento (dal 56% del 2023 al 38% pre-midterm), ma rafforza la sua capacità istituzionale. Paradosso solo apparente: l’elettorato fedele è numericamente più piccolo ma più duro, disciplinato e mobilitabile. E questo, con affluenza bassa, pesa più di ogni oscillazione sociologica.

L’asse Milei-Trump come piattaforma internazionale
Il messaggio americano apre già il capitolo successivo: gli effetti sui mercati, il ruolo di Washington nella tenuta della moneta e il progressivo allineamento geopolitico dell’Argentina. Nella narrazione di Milei, il Paese “torna nel mondo”. In quella di Trump, il Sudamerica diventa la vetrina del nuovo ciclo conservatore. In entrambi i casi, la vittoria non chiude la partita: la apre.

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