Tra le tante immagini che dovranno essere tenute in debito conto, per l'oggi e per il domani del governo, della conferenza di fine/inizio d'anno del presidente del consiglio, c'è certamente quella che sottolinea come Giorgia Meloni padroneggi, alla perfezione, il ruolo di capo politico e anche di elemento unificante di un governo che apparentemente è molto meno compatto di quanto si voglia fare credere.
E lo ha dimostrato quando, non sappiamo sino a quanto convintamente o solo per la ragione di Stato, si è trovata a fare da strenuo difensore di Matteo Salvini, alle prese con problemi che gli derivano dalle conseguenze che una inchiesta su appalti Anas sta avendo per il padre e il fratello della sua compagna di vita, Francesca Verdini.
Meloni, quando gli è stata posta una domanda specifica sull'inchiesta Anas (un'altra ha riguardato un presunto incontro di Salvini, nella qualità di ministro delle Infrastrutture, con il ceo di un gigante cinese della tecnologia, che si sarebbe rivolto alla società di consulenze di cui Tommaso Verdini è comproprietario) , ha difeso il suo vicepremier, trincerandosi dietro l'evidenza dei fatti, che, cioè, come tutti, anche lei rimanda ogni giudizio all'esito delle indagini e, quindi, di non potere (o forse volere) esprimersi su fatti che ancora devono essere accertati e, soprattutto, giudicati da un collegio di magistrati. Una difesa d'ufficio, con toni normalmente colloquiali, che Giorgia Meloni ha fatto quasi a sottolineare il clima di piena collaborazione con gli alleati di governo e dicendo che, a suo avviso, Matteo Salvini non ha alcun obbligo a presentarsi alle Camere per relazionare.
Giorgia Meloni supera le insidie della conferenza stampa, anche se...
Tutto sommato, quindi, per il presidente del consiglio (che mastica di politica sin da quando era poco più che un'adolescente) la conferenza stampa di oggi, che si prospettava come irta di difficoltà, è stato un comodo esercizio di oratoria, retorica e senso pratico, anche perché alcuni argomenti che pure la potevano mettere in difficoltà sono stati superati con facilità.
Come la spinosa faccenda del deputato di Fratelli d'Italia Emanuele Pozzolo, andato ad una festa di fine anno armato di una pistola, da cui è partito un colpo che ha ferito, in modo lieve, un giovane. Meloni, davanti all'evidenza della responsabilità di Pozzolo, almeno in ordine al mancato rispetto alle più elementari norme di sicurezza in relazione all'arma, è stata chiara, annunciando quel che la gente si aspettava: sospensione del deputato dagli incarichi di partito e suo deferimento al collegio dei probiviri. Cosa questo possa significare lo si capirà nel tempo, magari quando la magistratura si determinerà ad assumere le sue valutazioni su quello che è accaduto. Che resta e sul quale Giorgia Meloni ha parlato di irresponsabilità, anticipando quelle che saranno le decisioni del partito.
Ma, tra il deputato presunto pistolero e altri vicende che hanno coinvolto (con responsabilità vere o presunte) esponenti di FdI, quello che è apparso plasticamente evidente è che tra Giorgia Meloni e gran parte della classe dirigente del suo partito c'è un'enorme distanza, non in termini politici (in Fratelli d'Italia si fa quel che lei decide), ma di immagine, di comunicazione, di attendibilità. Una cosa che lei, giustamente, ha negato, ma che c'è e di cui il premier sembra essere perfettamente consapevole.
Certo, nel corso della chilometrica conferenza stampa, andata abbondantemente oltre le tre ore, Giorgia Meloni qualche comprensibile segnale di nervosismo lo ha mostrato. Ad esempio quando le è stato chiesto cosa pensasse sentendo parlare della Rai come ''tele-Meloni''. Il presidente del consiglio, in proposito, ha ricordato che, con Fratelli d'Italia appena fondato, il partito era pressoché cancellato dalla cronache politiche del servizio pubblico e così polemizzando con il ''vecchio corso'' della Rai, fortemente caratterizzato a sinistra, dove il Pd, con il 18% dei voti, aveva l'80% degli incarichi giornalistici dirigenziali. E un altro piccolo segnale di insofferenza, peraltro abbastanza scontato, è arrivato quando una domanda ha toccato il tema dell'indirizzo familistico intravisto in Fratelli d'Italia. Il premier ha risposto ricordando che la sorella Marianna fa politica da trent'anni e che, chiamarla dentro il partito, è stato un riconoscimento di un ruolo, quando, ha detto sorridendo, sarebbe stato facile piazzarla a capo di una società partecipata. E poi ha allargato il discorso dicendo che in parlamento siedono due coppie di coniugi, una nel Pd, l'altra in Sinistra Italiana. Eppure il premier non si è detto affatto scandalizzato, conoscendo bene le dinamiche della politica e di chi lavora al suo interno.
Molti, comunque, gli argomenti trattati.
Tasse: ''Non sono per aumentare le tasse, lavoro prevalentemente sul taglio della spesa, che è quello che abbiamo fatto con questa legge di bilancio, sostenendo ad esempio il rinnovo del taglio del cuneo contributivo''.
Candidatura alle elezioni europee: ''La mia eventuale candidatura potrebbe forse portare altri leader a fare la stessa scelta, penso ai leader dell’opposizione: sarebbe anche un test''.
Patto di Stabilità: ''Soddisfatta, anche se non è quello che volevo''.
Mes: ''Penso sia uno strumento obsoleto, la reazione dei mercati dimostra che è vero. Quindi, se vogliamo guardare il bicchiere mezzo, pieno forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace, ed è questa la strada su cui lavorare''.
Tassa sugli extraprofitti delle banche: ''Mi fa sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di tassare le banche, sono quelli che alle banche hanno preferito fare regali miliardari. Vale per il Pd, con salvataggi diretti, per il M5S, cintura nera di aiuti alle banche. Noi abbiamo applicato una tassa su quello che riteniamo un margine ingiusto''.
Migranti: ''Quello che va fatto in Africa è il diritto a non emigrare prima del diritto ad emigrare. Il piano Mattei costituisce questa idea, e il mio obiettivo è che diventi un modello a cui altri Paesi possano aggregarsi: è più avanti di quanto sembri e di quanto senta dire''.
Concessioni: ''L'appello del Presidente Mattarella non rimarrà inascoltato e su questo occorrerà valutare nei prossimi giorni con i partiti della maggioranza e con i Ministri interessati l’opportunità di interventi chiarificatori sulla materia''.
Privatizzazioni: ''La riduzione delle quote in partecipate che non riduce il controllo pubblico, come Poste, oppure con l’entrata di privati con quote minoritarie, come in Ferrovie. Ovviamente sono passaggi complessi e la tempistica non dipende solo da me. (...) . Abbiamo dato un segnale con Mps, con la nostra iniziativa parte delle risorse sono rientrate, abbiamo dato un bel segnale. Lo Stato deve controllare ciò che è strategico ma ciò comporta aprirsi anche al mercato''.
Premierato: ''L’elezione diretta del presidente del consiglio rafforza la stabilità dei governi: come può questo ledere i poteri del capo dello Stato?''.
Rai: ''E' la principale azienda culturale italiana, ma è anche un’importante e imponente struttura pubblica con pregi e difetti, che ha avuto e ha i suoi problemi. Penso che molto si possa fare soprattutto per migliorare la qualità del servizio pubblico, per garantire maggiore pluralismo e maggiore obiettività, per limitare alcuni sprechi che abbiamo vissuto in passato''.
Questione morale: ''A sinistra si è garantisti coi propri (cuccia di cane compresa) e giustizialisti con gli altri. Non è la mia idea di Stato di diritto. (....) Ho un ottimo rapporto con i miei alleati, a differenza di quello che leggo su alcuni giornali. Sono molto contenta di quelli che con la mia maggioranza abbiamo costruito e stiamo costruendo. E non temo nemmeno le elezioni europee''.
Ruolo del premier: ''Penso che qualcuno in questa nazione abbia pensato di poter dare le carte, ma in uno Stato normale non ci sono condizionamenti, l’ho visto accadere e non dico di più. (...) .Vedo degli attacchi e pensano che ti spaventi se non fai quello che vogliono, ma io non sono una che si spaventa facilmente, preferisco 100 volte andare a casa, hanno a che fare con la persona sbagliata. Ci sono quelli che pensano che possono indirizzare le scelte, ma con me non funziona, io sono il premier e le faccio io, me ne assumo la responsabilità''.
Unione europea: ''Ritengo che l’Italia abbia le carte in regola per avere un ruolo importante in linea col suo peso: è un altro obiettivo che l’Italia si dà''.
Famiglia: ''Sono tra le donne più affermate di Italia eppure se mi chiedesse cosa sceglierei tra mia figlia Ginevra e la presidenza del Consiglio dei ministri, non avrei dubbi, come qualsiasi altra madre''.