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Medio Oriente, 7 ottobre due anni dopo: memoria e diplomazia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Medio Oriente, 7 ottobre due anni dopo: memoria e diplomazia

Alle 6:29, nel deserto del Negev, il vento ha rotto il silenzio. È l’ora in cui, due anni fa, i miliziani di Hamas attaccarono il festival di Nova. Centinaia di ragazzi in fuga, tende in fiamme, pick-up armati. Oggi nello stesso punto sono tornati i familiari e i sopravvissuti. Hanno acceso candele, portato foto, niente discorsi ufficiali. Solo cartelli con i nomi delle vittime e la scritta: “Non dimentichiamo”.

Medio Oriente, 7 ottobre due anni dopo: memoria e diplomazia

A centinaia di chilometri, sulle coste egiziane, i negoziatori di Israele e Hamas sono entrati nel secondo giorno di colloqui. Sharm el-Sheikh, da decenni sede di mediazioni difficili, stavolta respira un’aria diversa. Alcuni diplomatici parlano di un clima “meno teso del solito”: in discussione c’è un cessate il fuoco di lunga durata e uno scambio di prigionieri. Le due delegazioni, per la prima volta, hanno accettato di parlare senza ultimatum.

Il presidente spinge per l’intesa
Dalla Casa Bianca il presidente ha deciso di investire il suo capitale politico nella mediazione. Ha inviato a Sharm il suo emissario di fiducia, Jared Kushner. In volo sull’Air Force One, ha dichiarato: “L’accordo è molto vicino. Hamas si sta comportando bene”. Per molti osservatori è il segnale che Washington è pronta a premere anche sugli alleati israeliani, pur senza fissare scadenze.

La telefonata da Mosca
Da Mosca è arrivata una mossa a sorpresa. Vladimir Putin ha chiamato Benjamin Netanyahu: “Serve una soluzione globale per la questione palestinese”, ha detto, proponendo una conferenza internazionale. È un’iniziativa che ha irritato parte della leadership israeliana ma che conferma la volontà del Cremlino di sedersi al tavolo del Medio Oriente.

La voce del Vaticano
Il Papa ha telefonato al parroco di Gaza per esprimere vicinanza e il cardinale Pietro Parolin ha ricordato che “le persone non possono essere ridotte a vittime collaterali”. È un appello per l’apertura di corridoi umanitari e per la protezione della comunità cristiana nella Striscia.

Gaza tra macerie e attesa
Nelle strade di Gaza l’anniversario è passato in silenzio. Mancano elettricità, medicine, acqua potabile. Le organizzazioni umanitarie denunciano ospedali al limite del collasso. Solo pochi convogli di aiuti sono riusciti a entrare dal valico di Rafah.

Un fragile spiraglio
Per i familiari delle vittime di Nova ogni trattativa sembra troppo lenta. Ma per i mediatori di Sharm la ricorrenza del 7 ottobre è anche un’occasione per provare a sbloccare un cessate il fuoco. Tutti sanno che basta un raid o un razzo a far saltare il tavolo. Dopo due anni di guerra, però, la parola “pace” è tornata a circolare nelle stanze della diplomazia.

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