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Mattarella: "Grave il sovraffollamento delle carceri"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Mattarella: 'Grave il sovraffollamento delle carceri'

“Il sovraffollamento delle carceri è un fenomeno grave, che genera tensione, sofferenza e rende ancora più arduo il compito della Polizia penitenziaria, chiamata ogni giorno ad affrontare situazioni complesse e difficili”. Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a richiamare l’attenzione su una delle più profonde criticità del sistema penitenziario italiano, ribadendo la centralità del principio costituzionale secondo cui la pena deve tendere alla rieducazione del condannato.

Mattarella: "Grave il sovraffollamento delle carceri"

Il Capo dello Stato ha voluto esprimere la propria vicinanza e gratitudine agli agenti del Corpo di Polizia penitenziaria, sottolineando “l’elevata professionalità e lo spirito di servizio con cui operano ogni giorno, nonostante le condizioni assai critiche delle strutture detentive”. Per Mattarella, il lavoro del personale penitenziario costituisce un “determinante contributo” all’attuazione dell’articolo 27 della Costituzione, che afferma con chiarezza che la pena non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e deve mirare alla rieducazione del condannato.

Le parole del Presidente arrivano in un momento particolarmente delicato per le carceri italiane. Secondo i dati più recenti del Ministero della Giustizia, la popolazione carceraria ha superato le 61.000 unità, a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 50.000 posti. Un sovraffollamento che supera il 120% e che in alcune regioni raggiunge livelli ancora più drammatici. A ciò si aggiungono carenze strutturali, scarsità di personale, tagli ai fondi per le attività rieducative e un numero crescente di casi di autolesionismo e suicidi tra i detenuti.

La denuncia del Quirinale non è la prima in questa direzione. Già in occasione della scorsa Relazione sullo Stato della Giustizia, il Presidente della Repubblica aveva evidenziato la necessità di un’azione politica più incisiva per affrontare in modo strutturale la questione carceraria. Tuttavia, gli interventi normativi e gli investimenti concreti sono rimasti finora limitati, spesso frenati da visioni ideologiche o dalla mancanza di un consenso ampio sul tema.

La riflessione di Mattarella riapre dunque un dibattito essenziale per la democrazia italiana: quello sul senso della pena e sul dovere delle istituzioni di garantire condizioni di detenzione dignitose, capaci di offrire reali opportunità di reinserimento sociale. Un sistema penitenziario che abdica alla sua funzione rieducativa non solo tradisce la Costituzione, ma si espone a derive disumanizzanti e fallimentari anche sul piano della sicurezza collettiva.

In questo contesto, il Presidente ha voluto anche valorizzare l’umanità e il senso del dovere con cui tanti agenti della Polizia penitenziaria svolgono il proprio lavoro: “Una funzione silenziosa, spesso invisibile agli occhi dell’opinione pubblica – ha sottolineato – ma fondamentale per la tenuta del nostro Stato di diritto”.

Il monito del Capo dello Stato suona come un appello a tutte le forze politiche, affinché il carcere non resti un tema marginale o trattato solo in chiave emergenziale. Servono risorse, riforme, progetti di inclusione, e soprattutto una visione umana e lungimirante della giustizia. Perché, come ricorda la nostra Carta, la civiltà di un Paese si misura anche da come tratta chi ha sbagliato.

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