Maurizio Landini (Cgil) che attacca la Cisl dicendo che “altre organizzazioni pensano che il compito di un sindacato sia dire sempre al Governo come sei bravo e bello”, Luigi Sbarra (Cisl) che valuta questa come un’offesa e replica ancora più duro: “A Maurizio Landini, che si è permesso di offendere la Cisl, consigliamo vivamente di rivestire i panni del sindacalista e di smetterla di fare da traino a un'opposizione politica che non ha davvero bisogno di collateralismi”.
Da parte sua il Segretario Generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ribadisce l’identità di vedute con la Cgil ma prova a calmare le acque: “Dalla Cisl una valutazione diversa sulla Manovra”.
Insomma, l’unità del sindacalismo confederale non solo non è più, diversamente dal passato (quando Cgil, Cisl e Uil affermavano di “marciare divisi ma colpire uniti”), un orizzonte, ma è decisamente in frantumi. E non da ora.
La svolta della Cisl sulla linea di sindacato del negoziato e della contrattazione, caratteristica da sempre di questo sindacato ma che con la segretaria di Luigi Sbarra ha accentuato non poco tale impostazione, è diventata una frattura netta e profonda sia con la Cgil che con la Uil che, con la segreteria di Paolo Bombardieri, ha fatto una chiara scelta di campo alleandosi con la Cgil. Le regole non scritte che vedevano la Uil come “mediatrice” tra la Cgil e la Cisl e, al limite, più vicina alla Cisl che alla Cgil (dalla famosa questione del decreto di San Valentino del 1984 con cui il Governo Craxi frenò gli scatti di scala mobile, all’atteggiamento verso i vari Governi Berlusconi e le loro Manovre economiche e finanziarie), sono da tempo saltate e il sindacalismo confederale è sempre più diviso.
L’ultimo pomo della discordia è la Manovra finanziaria del Governo Meloni, sulla quale Cgil e Uil sparano a pallettoni incatenati (“Una manovra ingiusta e pericolosa – afferma Landini - che rischia di creare dei danni proprio alle persone e anche ai territori, visto che tra l'altro dentro questa manovra ci sono dei tagli molto pesanti che hanno riflessi sulla vita delle persone”), ma Sbarra replica che “nella manovra diversi interventi positivi”, rilevando che “gran parte dei 30 miliardi della manovra è concentrata su interventi coerenti con le richieste della Cisl. Sono provvedimenti positivi la conferma strutturale dell'accorpamento delle aliquote Irpef e della decontribuzione-defiscalizzazione sul lato lavoro del cuneo fino a 40 mila euro, l’aumento degli stanziamenti per il Fondo sanitario nazionale, la valorizzazione della contrattazione decentrata con la detassazione dei salari legati alla produttività e il rafforzamento dei fringe benefit a favore dei lavoratori. E raccolgono le nostre istanze il ripristino dell'indicizzazione delle pensioni, lo stanziamento di risorse per i contratti pubblici 2025-27, il rifinanziamento dell'Ape sociale, la conferma degli incentivi per le assunzioni al Sud, gli interventi a sostegno alla famiglia e alla natalità, il rafforzamento dei congedi parentali”.
L’effetto di tutto ciò, come noto, è che la Cisl il 29 novembre non parteciperà allo sciopero generale lanciato da Cgil e Cisl.
C’è da chiedersi, in questo contesto, cosa conti davvero, oggi, il sindacato confederale italiano, che i suoi momenti di massimo splendore li ha sempre vissuti quando è stato unito, sviluppando una forte capacità di mediazione tra le varie sigle. La storia dei capponi di Renzo sta a lì a ricordarci come va a finire in questi casi.