Dal Louvre ai Musei Capitolini: la ricostruzione della mano destra della statua Colosso di Costantino
- di: Stefania Assogna
Nell’ambito di ricerca sulla tecnica di produzione di grandi bronzi antichi, condotto dal Museo del Louvre e dal Centro per la Ricerca e il Restauro dei Musei di Francia, uno studente di dottorato, associato al programma di ricerca, analizzando lo studio della lega e delle tecniche di produzione intuisce il collegamento tra il dito, appartenente alla collezione Campana e conservato al Louvre, e la statua di Costantino, i cui resti sono conservati a Roma, ai Musei Capitolini. Da questa intuizione, parte la verifica, che vede coinvolti nella verifica: il Dipartimento del Museo delle Antichità Greche, Etrusche e Romane del Louvre, con il Direttore Françoise Gaultier e Claudio Parisi Presicce (nella foto), Sovrintendente Capitolino e Direttore dei Musei Civici di Roma Capitale, i quali, in concerto, dopo un attento lavoro di analisi, confermano nel 17 maggio 2018, la scoperta formidabile, anche grazie ai ricercatori del Louvre e del C2RMF, che hanno verificato, attraverso la fedele riproduzione 3D in resina del dito, come il modello si adattasse perfettamente alla mano. Resta da stabilire come e quando il dito si sia staccato dal resto della mano.
Presicce ha dichiarato: ‘‘Il dito verosimilmente si è staccato in occasione della separazione tra la mano e il globo che reggeva originariamente, quando nel 1584 quest’ultimo è stato collocato alla sommità della colonna miliaria del I Miglio della Via Appia, posta a decorazione della balaustra che chiude la piazza capitolina verso il Campo Marzio. In un’incisione pubblicata nel 1759 dall’abate Diego Revillas – continua – la mano risulta già priva del suo indice”. (Fonte Ansa). Oggi a distanza di così tanto tempo il dito torna al suo posto e lo si potrà ammirare con il resto della mano alta ben 166 centimetri, scolpita secondo il realismo proprio del retaggio dell’arte antica.
Perché questa scoperta è importante?
Perché è da qui da questo realismo, frutto di processi filosofici, di studi della fisica, che poi è ripartito tutto, dalla sua riscoperta, dopo il Medio Evo, allorché tutto ciò che imitava la perfezione della creazione di Dio, era ritenuto “eretico” ed era imposta una sorta di iconoclastia soft, dove le figure Sacre erano sospese e rappresentate in una bidimensionalità volutamente estranea alla realtà materica e realistica, appunto, tridimensionale, per mantenere quella misticità che può solo appartenere ad una dimensione metafisica, e non a caso sottolineata dal “vuoto”, in cui resta sospesa, spesso colorato di oro, ma mai riempito da paesaggi o scene. Una cosa voluta, e non dettata da incapacità; il Medio Evo nelle sue limitazioni artistiche, per anni è apparso come periodo “buio” mentre ha seguito una sorta di pensiero proprio, minimale, limitante, per motivi politico-religiosi, e non per mancanza di tecnica, come dimostrano le architetture, ma questo è un discorso molto lungo che richiede discorso a sé.
Quando finalmente dopo l’anno mille, si va verso una graduale liberazione dai canoni restrittivi, si arriva intorno alla metà/fine del 1200 con il Cristo Crocefisso di Cimabue ( Opera lignea conservata a Santa Croce a Firenze) e quello quasi coevo del suo allievo Giotto, di poco dopo, (Opera lignea conservata a Santa Maria Novella a Firenze) che rivoluzionarono l’iconografia del Cristo Crocefisso, con il cedimento della gamba, che, leggermente piegata, in un umano abbandono, sotto il peso del corpo, in una postura terrena, realistica, rende l’idea descrittiva della morte “dell’ uomo”, che poi sarebbe risorto come “Divino”. In questo dettaglio ci fu un grande salto in avanti, presagio del realismo, attraverso la geometria euclidea, Pitagora, e i filosofi dell’antichità del Rinascimento, culminato poi, con i suoi tre più grandi esponenti: Michelangelo Leonardo e Raffaello.
Quindi non è solo “un pezzo di una statua colossale” insignificante. Ma una pietra miliare della storia dell’arte così come tutti i reperti antichi di statue romane e ancor prima greche. E noi siamo qui oggi, con le moderne tecnologie, dopo oltre 2000 anni, a poter raccogliere tutto questo e poterne fare un grande arco pieno di collegamenti straordinari. Semplicemente da pelle d’oca.