Ci sono strade che non sono solo strade, ma racconti. Racconti di un Paese che si costruisce, si scopre e si reinventa, strato dopo strato, asfalto dopo asfalto. La nostra Autostrada del Sole, sessant’anni dopo la sua inaugurazione, è molto più di un’infrastruttura: è un simbolo, una spina dorsale, un filo teso che ha cucito insieme il Nord e il Sud, il passato e il futuro, le speranze di un’Italia divisa che aveva bisogno di sentirsi intera.
La nostra Autostrada del Sole: sessant’anni di un filo che cuce l’Italia
Tutto cominciò il 19 maggio 1956. Un cantiere lungo più di 750 chilometri prese vita, partendo da Milano e puntando verso Napoli, passando per Roma. Fu un’impresa epica, un atto di fede nel futuro. Ogni metro costruito era una piccola vittoria contro le difficoltà, contro un territorio ostile fatto di fiumi vasti come il Po, di montagne scoscese come gli Appennini. I ponti e le gallerie non erano solo soluzioni ingegneristiche, ma veri e propri monumenti al coraggio di chi aveva deciso che unire il Paese non era un’opzione, ma una necessità.
Il 4 ottobre 1964, Aldo Moro, allora Presidente del Consiglio, inaugurò l’Autostrada del Sole. Un giorno che molti ricordano non solo per l’evento, ma per il significato che portava con sé. Era la celebrazione di un’Italia che aveva scelto di guardare avanti, di rialzarsi dopo le ferite della guerra e di credere nel miracolo della ricostruzione. Non fu solo una strada, ma un’idea. Un’idea di unione, di modernità, di progresso.
La nostra Autostrada del Sole è diventata nel tempo un simbolo di quel “miracolo italiano” che ha segnato gli anni Sessanta. Un’arteria che, con i suoi 113 ponti e 38 gallerie, non ha solo collegato fisicamente il Paese, ma ha ridotto le distanze culturali, sociali ed economiche. Era la strada del boom economico, del primo vero turismo di massa, dei viaggi in famiglia verso il mare o la montagna, delle soste agli autogrill che profumavano di caffè e panini imbottiti, simboli di un’Italia che cominciava a conoscere il benessere.
Oggi, sessant’anni dopo, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma dedica all’Autostrada una mostra che è molto più di una celebrazione. "L’alba dell’Autostrada del Sole", visitabile fino al 28 febbraio 2025, è un viaggio nel tempo. Un percorso multimediale che intreccia immagini storiche, documenti, filmati d’epoca e testimonianze, raccontando come questa infrastruttura abbia trasformato non solo il paesaggio italiano, ma anche la sua identità.
La mostra è un invito a riflettere su cosa significhi costruire insieme, su come un’opera possa diventare memoria collettiva. Tra le fotografie in esposizione, spiccano quelle di artisti come Luca Campigotto, che esplora il monumentale delle infrastrutture, Silvia Camporesi, che coglie l’autostrada come connessione tra paesaggi e culture, e Barbara Cannizzaro, che racconta le storie delle persone che l’hanno vissuta e costruita.
E poi ci sono i ricordi di tutti noi. Le vacanze estive cariche di aspettative, le soste nelle aree di servizio che sembravano un piccolo lusso, i viaggi notturni illuminati dai fari e dalle luci intermittenti dei caselli. L’Autostrada del Sole non è solo una via di comunicazione: è un pezzo di vita, un simbolo di un’Italia che sa guardare avanti senza dimenticare da dove viene.
Ci sono strade che raccontano storie. La nostra Autostrada del Sole racconta quella di un Paese che, nonostante le difficoltà, ha sempre trovato il modo di unirsi, di crescere, di sperare. E sessant’anni dopo, mentre percorriamo quel filo di asfalto che collega Milano a Napoli, possiamo ancora sentire l’eco di quel sogno che, per una volta, è diventato realtà.