Regno Unito: sul prossimo governo lo spettro del peggiore fisco dagli anni '50

- di: David Lewis
 
Il fisco del Regno Unito, nonostante le promesse di tagli che caratterizzeranno la prossima campagna elettorale, potrebbe essere un macigno sulle spalle del futuro governo - quale esso sia - poiché l’economia britannica si trova ad affrontare alcuni dei suoi peggiori problemi dagli anni ’50.
A sostenerlo è l'Institute for Fiscal Studies, con un giudizio che - visto anche il prestigio di cui gode questo think tank - lascia poco spazio a ingiustificati ottimismi: ''I tagli fiscali oggi si aggiungono al rischio di aumenti delle tasse o tagli alla spesa domani''.

Regno Unito: sul prossimo governo lo spettro del peggiore fisco dagli anni '50

A questa previsione, l'Ifs accompagna un invito ai politici a non esagerare nelle promesse, chiedendo loro di ''essere onesti riguardo ai difficili compromessi economici''.
Anche se il Tesoro spande ottimismo a piene mani, affermando che l’economia sta svoltando e che la crescita significherebbe maggiori finanziamenti per i servizi pubblici, il direttore dell'Ifs, Paul Johnson, sostiene che se i partiti politici che cercano di formare il prossimo governo "promettono tagli alle tasse, sentiamo dove cadranno i tagli alla spesa".
"Potrebbe essere facile annunciare tagli fiscali immediati, senza alcun accenno a ciò che lo Stato smetterà di fare attualmente, o a quali tasse aumenteranno in futuro, ma questo compromesso non può essere ignorato", si legge nell'analisi dell'Ifs.

Il conto matematico (e quindi finanziario) che induce a qualche timore è semplice da spiegare: lo Stato ottiene la maggior parte delle sue entrate dalle tasse, ma se non riesce a coprire la spesa pubblica, deve prendere in prestito di più, e quindi aumentare le tasse o tagliare la spesa pubblica.
Il mese scorso, l’indebitamento del governo è stato inferiore al previsto e il pagamento degli interessi sul debito è diminuito drasticamente a causa del calo del tasso di inflazione.
Tuttavia, secondo l'Ifs, per il prossimo governo sarà più difficile ridurre l’ammontare del debito del Regno Unito riguardo la sua produzione economica ''rispetto a qualsiasi altro parlamento dagli anni ’50'', cioè quando la Seconda guerra mondiale era finita fa poco.

Il debito nazionale è a livelli visti l’ultima volta negli anni ’60, dopo che il governo ha speso miliardi per sostenere l’economia durante la pandemia di Covid e ha sovvenzionato le bollette energetiche dopo un’impennata dei prezzi dell’energia causata in parte dall'invasione russa dell’Ucraina.
Di conseguenza, gli interessi determinato dal debito, insieme ad una crescita lenta, renderà più difficile la riduzione del rapporto debito/PIL.

La materia fiscale, quindi, sarà un problema per il gabinetto che uscirà dalle prossime elezioni perché ci sarà ''un margine limitato per tagliare le tasse o aumentare la spesa in modo significativo'', dal momento che i due principali partiti – Conservatori e Laburisti – si sono impegnati a ridurre il debito nazionale come quota del reddito nazionale. La settimana scorsa il Cancelliere Jeremy Hunt ha lasciato intendere che il suo obiettivo è quello di tagliare le tasse nel Bilancio di primavera. A Davos, in occasione del World Economic Forum ,Hunt si è detto covinto che i Paesi con tasse più basse hanno "economie più dinamiche e in più rapida crescita".
Nonostante l'annuncio di alcune misure (come un taglio dell’assicurazione nazionale di 10 miliardi di sterline per milioni di persone e un aumento dei benefici), il carico fiscale complessivo del Regno Unito rimane a livelli record, in gran parte a causa del congelamento delle soglie fiscali.
L’Ifs, con un pragmatismo forse spietato, ha detto che, data la debole crescita economica e la crisi del costo della vita, le prospettive per il prossimo governo sono ''miserevoli''.
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