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Istat: nel 2024 prosegue la corsa dell’occupazione. Tasso al 62,2%, disoccupazione al 6,6%

- di: Anna Montanari
 
Istat: nel 2024 prosegue la corsa dell’occupazione. Tasso al 62,2%, disoccupazione al 6,6%

Il trend di crescita del mercato del lavoro non si è esaurito con il rimbalzo successivo alla crisi sanitaria. Nel 2024, secondo il focus “Mercato del lavoro e redditi” diffuso dall’Istat, l’occupazione continua ad aumentare, consolidando la traiettoria avviata dal 2021 dopo il crollo del 2020. Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni raggiunge il 62,2%, con un incremento di 0,7 punti percentuali in un anno, mentre il tasso di disoccupazione scende al 6,6%, in flessione di 1,2 punti. Sullo sfondo, tuttavia, resta un tasso di inattività ancora elevato, pari al 33,4%, in lieve aumento (+0,1 punti) rispetto all’anno precedente.

Istat: nel 2024 prosegue la corsa dell’occupazione. Tasso al 62,2%, disoccupazione al 6,6%

La fotografia scattata dall’Istat indica un sistema occupazionale che, pur rafforzato, resta in fase di transizione. La dinamica del 2024 si inserisce nel solco di quella osservata nel 2023, quando il tasso di occupazione dei 15-64enni era salito dal 60,1% al 61,5%, con un balzo di 1,4 punti percentuali. Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione era sceso dall’8,2% al 7,8%, mentre quello di inattività si era ridotto dal 34,5% al 33,3%, segnando una diminuzione di 1,2 punti. In due anni, dunque, l’occupazione guadagna oltre due punti, mentre la disoccupazione cala complessivamente di 1,6 punti.

Un quadro che riflette, da un lato, la tenuta del tessuto produttivo nella fase successiva all’emergenza sanitaria e, dall’altro, l’effetto delle politiche di sostegno alla domanda e agli investimenti che hanno spinto la ripresa tra il 2021 e il 2023. La progressiva normalizzazione del mercato del lavoro avviene, però, in un contesto di rallentamento della crescita economica e di inflazione ancora non del tutto riassorbita, elementi che suggeriscono prudenza sulle prospettive dei prossimi trimestri.

Occupazione in aumento, ma non per tutti allo stesso modo
Dietro i numeri aggregati, persistono le tradizionali fratture del mercato del lavoro italiano. La crescita del tasso di occupazione non cancella i divari territoriali tra Nord e Sud, né riduce in modo sostanziale il gap di genere: il tasso di attività femminile resta tra i più bassi dell’Unione europea, nonostante i progressi degli ultimi anni. Allo stesso tempo, il segmento giovanile continua a rappresentare l’anello debole, con livelli di disoccupazione che, pur in calo, rimangono significativamente superiori alla media nazionale.

L’Istat segnala inoltre come la qualità dei nuovi posti di lavoro non sia omogenea: accanto alla crescita dell’occupazione dipendente stabile, resta elevato il peso dei contratti a termine e delle forme di lavoro a bassa intensità oraria, che in molti casi non garantiscono redditi adeguati. Il miglioramento dei tassi, in altre parole, non è sempre accompagnato da un parallelo rafforzamento delle condizioni economiche delle famiglie.

Inattività strutturalmente alta
Il dato sull’inattività, sostanzialmente fermo al 33,4%, rappresenta uno dei nodi storici del sistema italiano. La quota di persone tra 15 e 64 anni che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare rimane tra le più alte in Europa, segnale di un potenziale inespresso che riguarda in particolare le donne, i giovani scoraggiati, i residenti nelle regioni meridionali. La lieve risalita del tasso di inattività nel 2024, dopo la discesa del 2023, suggerisce che le dinamiche demografiche e sociali – invecchiamento della popolazione, carichi di cura, mismatch tra competenze e domanda – continuano a pesare sulle scelte individuali.

Le implicazioni per la politica economica
La combinazione di più occupazione, meno disoccupazione e inattività ancora elevata pone una sfida complessa alla politica economica. Da un lato, il miglioramento dei tassi conferma la resilienza del mercato del lavoro e offre margini per intervenire sul fronte dei salari e della produttività, temi diventati centrali nella stagione inflazionistica. Dall’altro, la presenza di una vasta area di inattivi e di lavoratori in posizione marginale richiede interventi mirati su formazione, politiche attive, conciliazione tra lavoro e vita privata.

Per mantenere il ritmo di crescita dell’occupazione, avverte l’analisi Istat, sarà cruciale consolidare gli investimenti legati al Pnrr, favorire l’innovazione delle imprese e sostenere la partecipazione al lavoro delle categorie oggi sottorappresentate. Guardando oltre il breve periodo, il consolidamento dei segnali positivi dipenderà anche dalla capacità di innalzare la produttività, storicamente ferma, e di attrarre investimenti nei settori a più alto valore aggiunto. Un mercato del lavoro più robusto, ma ancora segnato da precarietà e bassi salari, rischia infatti di non tradursi in un miglioramento duraturo se non sarà accompagnato da una crescita della produttività e da una più equilibrata distribuzione dei benefici tra imprese e lavoratori.

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