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Iran, l’Onu e la partita nucleare: l’ombra lunga di Teheran

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Iran, l’Onu e la partita nucleare: l’ombra lunga di Teheran

Oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite torna a votare sulle sanzioni contro l’Iran per il suo programma nucleare. Una routine che è in realtà teatro di un confronto più ampio: Teheran non arretra, l’Occidente non si fida, Russia e Cina proteggono. La discussione non è mai puramente tecnica, ma geopolitica: riguarda equilibri regionali, rapporti di forza, sopravvivenza dei regimi.

Iran, l’Onu e la partita nucleare: l’ombra lunga di Teheran

Per la Repubblica islamica il nucleare è insieme arma di deterrenza e simbolo di sovranità. Non è solo questione di centrali o arricchimento dell’uranio: è la garanzia che nessuna rivoluzione colorata, nessuna pressione esterna possa rovesciare il sistema. Accettare il compromesso significherebbe mostrare debolezza, e Teheran non può permetterselo. Al contrario, ogni nuova sanzione rafforza la narrativa interna della resistenza, della nazione assediata che non piega la testa.

Le grandi potenze in campo

Gli Stati Uniti spingono per irrigidire le misure, in continuità con la linea di Trump che vede nell’Iran non solo un avversario regionale ma un pilastro dell’asse anti-occidentale insieme a Russia e Cina. Mosca e Pechino frenano: preferiscono mantenere aperti i canali economici e politici con Teheran, indispensabile nel ridisegno delle rotte energetiche e commerciali. L’Europa, come sempre, si trova nel mezzo: favorevole alle sanzioni ma priva di strumenti per incidere davvero.

Il Medio Oriente che cambia
Il voto all’Onu arriva mentre il Medio Oriente è sconvolto da Gaza e dalla guerra israelo-palestinese. In questo contesto l’Iran gioca una doppia partita: sostiene Hamas e Hezbollah per logorare Israele e insieme si presenta come attore imprescindibile per ogni equilibrio futuro. Le sanzioni non lo isolano completamente, ma lo spingono a rafforzare legami alternativi: con la Cina attraverso la Belt and Road, con la Russia sul terreno militare e tecnologico, con i Paesi del Sud globale tramite la retorica anti-occidentale.

Le faglie geopolitiche
L’Onu diventa lo specchio di un mondo multipolare. Gli Stati Uniti e l’Europa tentano di contenere l’Iran; Russia e Cina difendono il principio della sovranità e la logica delle alleanze anti-occidentali. Nel mezzo, molti Paesi emergenti preferiscono astenersi: non vogliono legarsi né all’una né all’altra parte, ma cercano di trarre vantaggio da entrambe.

Il programma nucleare iraniano resta dunque insolubile. Ogni pacchetto di sanzioni è un cerotto su una ferita che continua a riaprirsi. Teheran non rinuncia perché rinunciare significherebbe rinnegare se stessa. L’Occidente non cede perché cedere vorrebbe dire accettare un Iran potenza atomica.

Una guerra a bassa intensità

La partita non si gioca solo nei palazzi dell’Onu. È già guerra a bassa intensità: cyberattacchi, sabotaggi, eliminazioni mirate di scienziati, attacchi a navi nel Golfo. Un conflitto invisibile, che accompagna quello diplomatico. Ogni voto al Consiglio di sicurezza è solo la superficie di una lotta sotterranea che dura da decenni e che non sembra destinata a concludersi.

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