Lettera 150, Giuseppe Valditara: "Diamo voce alle competenze"
“Vogliamo dare voce alle competenze per ricostruire in modo serio e moderno l’Italia”.
Così Giuseppe Valditara, coordinatore di Lettera 150, il think tank nato sulla spinta del lockdown e che oggi riunisce circa 240 accademici, imprenditori e intellettuali intorno a un progetto ambizioso: “dare voce a quel ceto dei produttori”, spiega Valditara, ordinario del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, ex senatore, già capo dipartimento dell’Università e Ricerca del Miur, “a quel ceto medio che più ha subito la crisi del 2009 e che più subirà la crisi attuale, mettendo in campo proposte concrete. Dagli appalti al Csm”.
Professore, siete nati duranti il Covid, in pieno lockdown, mi spiega perché?
"Era fine marzo, l’economia stava andando a pezzi, la tenuta psicologica degli italiani pure, il governo non aveva alternativa alla reclusione domiciliare. Abbiamo proposto, anche sull’esperienza positiva di alcuni paesi dell’Asia orientale, una strategia per passare ad un Fase 2, fuoriuscendo rapidamente ma in sicurezza dal lockdown: tamponi di massa, mascherine obbligatorie, tracciamento dei contagi, strutture di contenimento volontario per coloro che fossero stati contagiati per evitare di estendere il virus ai famigliari, uso dell’intelligenza artificiale per contrastare la diffusione dell’epidemia".
Perché Lettera 150 e cosa siete oggi?
"Perché quel manifesto è stato firmato da 150 professori universitari. Il successo di quella iniziativa ci ha fatto riflettere. Abbiamo deciso di dedicarci alla ricostruzione e al rilancio dell’Italia".
Voi auspicate più competenza ed esperienza al governo?
"Noi vogliamo dare voce a quel ceto dei produttori, una vera rivoluzione dei produttori, a quel ceto medio che più ha subito la crisi del 2009 e che più subirà la crisi attuale. Questo ceto medio, questi produttori vogliono una politica seria, equilibrata, non urlata, fatta di proposte concrete, realistiche, coraggiose e fortemente innovative.Sono stanchi di chiacchiere, demagogia, superficialità, rincorsa alle clientele elettorali".
Quali sono i dossier più caldi per la ricostruzione?
"Abbiamo fatto il primo ddl di riforma della legge sugli appalti, prevedendo a regime il modello inglese, con la applicazione delle direttive europee adattate alle (poche) esigenze nazionali. Abbiamo pensato ad una riforma del Csm e del sistema giudiziario, in 4 punti, con legge ordinaria, per ridare credibilità alla magistratura e dire no alle correnti politicizzate; abbiamo pensato ad una riforma della responsabilità per danno erariale, ad una riforma dell’abuso d’ufficio (ben prima che lo proponesse il governo), ad una riforma del reclutamento dei docenti di scuola, ad un piano di rilancio del turismo, ad una riflessione strategica sulla intelligenza artificiale, ad una riforma del processo amministrativo".
Andiamo con ordine. Una riforma del Csm, senza modificare la Costituzione, è possibile?
"Possibile e non traumatico".
Come?
"Con il sorteggio di un numero ristretto di magistrati e fra questi la successiva elezione; con la competenza disciplinare in appello della Corte Costituzionale; con la assegnazione degli incarichi direttivi sottratta alla discrezionalità delle correnti; e con il sorteggio degli addetti all’ufficio studi e alla segreteria generale del Csm".
Perché partire dal Csm?
"Perché la trasparenza, e la indipendenza da ogni coloritura politica della magistratura, sono fondamentali per ridarle credibilità e autorevolezza nell’interesse della democrazia italiana".
Perché è importante riformare la legislazione sugli appalti, sul danno erariale e sull’abuso d’ufficio?
"Occorre rilanciare l’economia, velocizzando i lavori pubblici, le grandi opere, la fornitura di beni e servizi. Bisogna dunque semplificare le procedure, non con incomprensibili deroghe temporanee, ridare stabilmente certezza al diritto e alla sua applicazione, ridare fiducia e serenità all’operato dei pubblici funzionari. Non si può terrorizzare il pubblico funzionario con una giurisprudenza d’assalto e una interpretazione abnorme, e imprevedibile della legge".
Dove volete andare?
"Siamo un movimento di opinione, con un comitato scientifico di 240 professori e magistrati. Avremo presto una rivista. Abbiamo circoli in quasi tutte le regioni italiane composti da imprenditori, dirigenti, professionisti, docenti. Vogliamo dare voce alle competenze per ricostruire in modo serio e moderno l’Italia".