Filippo Maria Grasso: "Visione strategica, competenze e ascolto attivo sono le chiavi per rapporti istituzionali di successo"

- di: Redazione
 
I caratteri del mondo che sta venendo, come i cambiamenti in atto incidono nelle relazioni istituzionali, come si fa una corretta attività di lobbying, le potenzialità e i rischi di un’attività cruciale e delicata come gli Affari istituzionali e molto altro. Ne parliamo con Filippo Maria Grasso, Direttore Relazioni Istituzionali Italia Gruppo Leonardo.

Digitalizzazione, sostenibilità, inclusione, diversity, intelligenza artificiale, infodemia (e nuovo ecosistema informativo), nuovi equilibri geopolitici. Dottor Grasso, lei è sulla tolda di comando delle Relazioni Istituzionali Italia del Gruppo Leonardo, globale e ad alta tecnologia, tra le prime dieci società al mondo nell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza e la principale azienda industriale italiana. È quindi in una posizione privilegiata di osservazione per dire quale tipo di mondo sta venendo avanti. Siamo all’inizio di un altro salto di civiltà? Quali potenzialità e quali rischi?
La fase che stiamo vivendo sarà sempre di più caratterizzata da straordinari cambiamenti soprattutto di natura tecnologica. Alcuni sono già avvenuti, altri sono in via di definizione ma è ovvio che questo è un momento della storia caratterizzato da una straordinaria velocità, dove le innovazioni tecnologiche non solo detteranno nuovi criteri di crescita economica, ma creeranno nuove condizioni di vita con impatti molto significativi sui modelli sociali.
In questo Leonardo è una straordinaria esperienza perché consente un’osservazione puntuale delle varie evoluzioni tecnologiche soprattutto di natura digitale. L’Industria dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza dà effettivamente uno spaccato piuttosto preciso di quali sono le priorità e le tendenze che si vanno componendo a livello internazionale, così come indica chiaramente quali sono le sfide su cui occorre essere pronti per giocare la partita che verrà. Penso alle nuove piattaforme digitali, alle ulteriori competenze specialistiche che il mondo del lavoro richiederà sempre di più, ma penso anche a nuove competenze culturali e attitudini umane che dovranno misurarsi su paradigmi concettuali magari differenti da quelle frequentati oggi.

Collegandoci alla domanda precedente, quanto e come tutto ciò sta cambiando l’attività nel campo degli Affari istituzionali? Che impatto ha questo cambiamento nei confronti dei propri stakeholder?
Le agende politiche ed istituzionali direi di tutti i paesi industrializzati sono ampiamente focalizzate sui temi della sostenibilità, sulle sfide della rivoluzione digitale e degli effetti che derivano dal nuovo assetto che il Covid ha sostanzialmente imposto ai mercati e più in generale al sistema produttivo globale. Gli interlocutori istituzionali hanno grande curiosità di capire quale sia lo stato delle cose. Vogliono sapere quali sono gli effetti e le risposte, ad esempio, che una grande azienda come Leonardo sta dando alla crisi. Così come c’è un forte desiderio di capire gli effetti sui mercati internazionali, le sfide tecnologiche e la maturità della nostra industria di poter giocare la competizione a livello globale. Direi che è aumentata la sensibilità istituzionale e la richiesta di informazioni pretende la condivisione di elementi più puntuali.

Come ha affrontato nella sua attività in Leonardo la situazione critica determinata dalla pandemia? Che cosa insegna la crisi del Covid-19? Quali caratteri negativi potrà lasciare e quali possibilità ha aperto per il futuro anche nelle relazioni istituzionali?
Leonardo opera in un segmento nel quale il tema della regolamentazione e dei rapporti istituzionali rappresenta obiettivamente un punto centrale in moltissime attività. Non mi riferisco soltanto alla gestione dei clienti del segmento cosiddetto governativo che ovviamente è un aspetto caratterizzante della nostra industria. Ma penso anche al rapporto con i territori, con i nostri centri di ricerca, con le università e più in generale con tutti quegli attori istituzionali che accompagnano il cammino di Leonardo e che hanno bisogno di essere informati adeguatamente sul percorso che il gruppo compie. Il nostro ruolo comprende una profonda capacità di ascolto ed interpretazione dei segnali che vengono dall’esterno, che rappresentano un punto di partenza fondamentale in qualsiasi attività di comunicazione istituzionale. Gli interessi istituzionali di Leonardo sono largamente diffusi e direi perfettamente coincidenti per molti aspetti con quelli più sensibili e strategici del nostro Paese. Questo è l’aspetto probabilmente più gratificante del lavoro perché impegnandosi nell’attività aziendale si contribuisce ad obiettivi che sono ben più grandi di quelli pure ambiziosi che gruppo ha stabilito per sé e che riguardano gli interessi del nostro Sistema-Paese. È un aspetto molto incoraggiante che richiede un passo ulteriore di consapevolezza e senso di responsabilità. Quest’anno poi Leonardo avuto un riconoscimento straordinario essendo stata la prima azienda classificata nel segmento Defence Index 2020 di Transparency International. Direi che consideriamo la trasparenza e i temi di legalità quasi come un elemento sacrale che distingue ogni processo aziendale ovviamente anche le relazioni istituzionali.

La situazione geopolitica attuale, con le frizioni - non solo di ordine commerciale - tra Usa e Cina iniziate con la Presidenza Trump e che stanno proseguendo con la Presidenza Biden, che coinvolgono direttamente di riflesso tutto l’Occidente e in primis l’Europa, quali effetti stanno avendo per il business di un Gruppo globale come Leonardo? Come muoversi a livello di relazioni istituzionali in questo contesto non facile? Lei, peraltro, è stato il primo italiano arrivato al vertice di una società statale cinese, la China National Tire&Rubber Corporation (Cnrc), un colosso tra i più importanti e strategici.
L’orizzonte geopolitico del nostro paese, dunque anche di Leonardo, fa chiaramente riferimento al paradigma Atlantico e dunque alla valorizzazione della nostra presenza nell’alleanza con quella parte di mondo dove ci sentiamo più affini. Non ci sono dubbi su questo. Il nostro impegno è naturalmente contraddistinto da uno sforzo che tende a valorizzare le sinergie tra paesi europei nell’industria della Difesa. Leonardo si muove all’interno di uno scacchiere internazionale che da più di qualche anno è contraddistinto da un grande dinamismo e tratti di instabilità che sembrano diventare permanenti. Le leve di competizione internazionale partono anzitutto da una capacità di natura tecnologica, da un’affidabilità legata alla solidità dell’azienda, che deve garantire contratti pluriennali, e certamente non ultimo da leve di politica internazionale che sono saldamente dettate dal governo. Questo è il quadro di riferimento in cui ci muoviamo. L’83% dei nostri ricavi proviene dai mercati internazionali, dunque è chiara l’importanza che attribuiamo a questo contesto. Anche in un ambito internazionale così dinamico ci sono delle grandi opportunità che se colte possono essere estremamente significative non solo per l’azienda in sé, ma soprattutto per le nostre filiere composte da oltre 3.700 di aziende italiane.

I suoi incarichi l’hanno portata ad avere interlocutori in ogni parte del pianeta. Una domanda che può apparire scontata, ma che crediamo possa essere interessante per chi aspira a seguire le sue orme: quanto diverso è il profilo del professionista delle Relazioni istituzionali in Italia rispetto a quello di chi opera in altri Paesi?
Non molto dissimile. Ovviamente in ciascun paese modelli culturali e peculiarità del funzionamento di processo istituzionale possono richiedere competenze e sensibilità differenti. Ad ogni modo credo che il profilo del professionista dei rapporti istituzionali almeno negli standard sia uguale in qualunque paese del mondo: noi gestiamo informazioni, le selezioniamo perché possano essere accolte e comprese da interlocutori attenti e attraverso questo processo di condivisione cerchiamo di creare un consenso all’esercizio di impresa e supporto al business.

Nonostante gli impegni legati agli incarichi di grande rilevanza che ha svolto e che svolge, lei non ha mai smesso l’attività accademica, tanto che insegna ‘Tecniche di relazioni internazionali istituzionali’ in diverse Università e-Business school italiane. Quanto è importante per lei questo link e perché?

Sono molto legato alle mie esperienze nell’ambito dei corsi accademici di relazioni istituzionali. Spiegare il funzionamento dei processi di comunicazione istituzionale di una grande azienda o descrivere Il modello di Relazioni Istituzionali nazionale o internazionale oppure riportare una specifica attività di lobbying spiegandone i razionali di metodo e la visione strategica che ha portato ad individuare certe soluzioni è un momento che consente innanzitutto a chi parla di poter cogliere in maniera più approfondita dettagli che nel lavoro quotidiano possono sfuggire. È un modo per riordinare le idee e qualche volta per trovarne di nuove. Il confronto in aula, anche con colleghi più giovani è poi davvero molto stimolante ed utile.

Quali sinergie ci sono tra mondo della comunicazione e mondo deli affari istituzionali in senso stretto, visto che il comunicatore ha una platea virtuale molto ampia affinché il suo messaggio raggiunga quanti più soggetti sensibili, mentre chi cura le relazioni istituzionali ha interlocutori selezionati, in un rapporto quasi personale determinato anche dalla percezione di chi sta di fronte?

Gli elementi necessari per realizzare un efficace piano di comunicazione istituzionale sono frutto di un mix di competenze e dunque richiedono il coinvolgimento di diverse funzioni aziendali soprattutto in un grande gruppo come Leonardo. Ovviamente gli aspetti di comunicazione mediatica sono essenziali ma credo siano successivi alla definizione di un piano. Nelle relazioni istituzionali un aspetto sempre più prevalente è legato ai temi della sostenibilità. Credo che sempre di più una puntuale adesione ai criteri di sostenibilità - nel più ampio senso del termine - sarà un elemento chiave per garantire ai professionisti delle relazioni esterne l’accesso alle interlocuzioni di tipo istituzionale.
C’è una frase detta da un grande lobbista americano che mi è rimasta sempre impressa e cioè che i comunicatori osservano un fatto per poterlo raccontare al meglio, mentre gli uomini delle Relazioni Istituzionali osservano un fatto per provare ad influire sugli esiti. Occorre avere tutti gli elementi del quadro, approfondirne la sostanza, provare a capire davvero la ragioni delle cose che accadono e la bontà delle scelte che possono essere assunte. Poi si comunica.

Avere la capacità di conoscere la ‘psicologia’ delle persone appare fondamentale nella sua attività. Tre aggettivi di carattere piscologico di cui deve essere dotato - o di cui deve dotarsi - un responsabile di relazioni istituzionali del suo livello.

Le risponderò così: il segreto del professionista delle Relazioni Istituzionali è quello di “mettersi da parte” e lasciare spazio all’interlocutore, cioè non avere l’ansia di affermare se stesso nell’interlocuzione ma di capire a fondo quali sono le attese, le sensibilità e magari anche gli aspetti caratteriali dell’altro. È controdeduttivo ma assolutamente efficace. Il nostro successo dipende sempre dall’azione di un terzo soggetto, che ha una qualifica molto delicata ossia l’appartenenza ad un’istituzione dello Stato. La chiave di questo successo sta nella comprensione reciproca, che passa attraverso la condivisione di informazioni puntuali. Quanto più il canale è sgombro da personalismi, tanto più le informazioni acquistano il loro valore oggettivo e possono essere comprese con maggior grado di efficacia.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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