Fides, il presidente Pellicanò: "Professionalità al servizio del credito al consumo"
- di: Redazione
Il credito al consumo guarda al post-pandemia avendo in Italia grossi spazi di crescita, ma anche sfide importanti da vincere. Ne parliamo con Gerolamo Pellicanò, avvocato, Presidente di Fides, Società del Gruppo Desio protagonista in questo settore.
Avvocato Pellicanò, lei è diventato Presidente di Fides nel giugno 2020, in piena pandemia da Covid-19. Come Fides ha affrontato quest’emergenza? E il settore del credito al consumo - in cui Fides è protagonista soprattutto con la cessione del quinto dello stipendio e della pensione - che nel 2020 ha subito i contraccolpi della crisi determinato dal Covid, quali segnali sta mandando ora?
La contrazione dei consumi prodotta dalla pandemia e il rispetto delle misure di contrasto, che hanno condizionato l’operatività aziendale, non hanno impedito a Fides di chiudere il bilancio 2020 con un giro di affari record. E’ stata premiata la politica di diversificazione di prodotto adottata dalla società. Alla cessione del quinto, che rimane il prodotto core, abbiamo affiancato altri prodotti, in particolare prestito personale e anticipazione sul tfs, che hanno favorito la tenuta del margine operativo. Stiamo studiando altri prodotti perché non smettiamo un momento di guardare avanti, Le società concorrenti monoprodotto per sostenere i volumi hanno ceduto sui prezzi di vendita. Ma è una strategia di respiro cortissimo, i risultati positivi di Fides dipendono dalla sua solidità e visione.
Pur con la crescita registrata negli anni scorsi, fino ovviamente alla pandemia, il credito al consumo in Italia era infatti tuttavia ancora indietro rispetto ai dati degli altri grandi paesi europei. Al di là dell’emergenza Covid, come vede il futuro del credito al consumo in Italia e, in esso, della cessione del quinto?
A marzo 2021, i dati Assofin confermano un calo delle erogazioni di credito al consumo e una crescita moderata della cessione del quinto. Non è affatto positivo che la crescita di questo prodotto stia tuttavia avvenendo sacrificando, oltre misura, i margini economici di tutti gli attori in commedia: banche, intermediari finanziari, rete distributiva. Come sempre voglio però pensare positivo. La distanza dagli altri paesi europei deve mostrarci che abbiamo grandi opportunità di crescita. Dipende da noi. Quando nei prossimi mesi si avvierà la ripresa, favorita dalla Next Generation EU e dalla autorevolezza in Europa del governo Draghi, il credito al consumo in Italia dovrà sapere cogliere le occasioni.
Gli aderenti Assofin, che rappresentano circa il 90% del credito al consumo italiano negli anni immediatamente precedenti la pandemia, erogavano in media circa 50 miliardi di euro di prestiti. La cessione del quinto ne valeva circa 5, con una quota di poco superiore al 10%. A suo parere è una quota soddisfacente, stante la situazione normativa e gli elevati requisiti di ponderazione del rischio?
La quota è verosimilmente cresciuta per due motivi: l’inserimento di nuova concorrenza bancaria e, stante il perdurante clima di incertezza socio-economica, la volontà delle istituzioni creditizie di dirottare la domanda di credito delle famiglie verso forme più tutelanti sotto il profilo dei rischi. L’obiettivo da perseguire non è solo accrescere la quota della cessione del quinto, ma è soprattutto quello di allargare la torta complessiva del credito al consumo per venire incontro a tutte le esigenze dei clienti e offrire i prodotti più adatti ai loro bisogni di finanziamento.
Il comparto CQS da qualche anno è in gran fermento. Gli ‘Orientamenti’ di Banca d’Italia che hanno indicato regole e buone prassi a cui adeguarsi, l’individuazione da parte di Assofin - nel 2017 - delle linee guida, su cui i principali operatori hanno inteso autoregolamentarsi, giungendo alla stesura ed alla sottoscrizione di un Protocollo di intesa, hanno dato una spinta alla qualità del mercato, razionalizzandolo su operatori di qualità, tra cui certamente Fides. Questa razionalizzazione degli operatori sul fronte della qualità che prospettive nuove apre al mercato? Si attendono ulteriori razionalizzazioni?
Il mercato della cessione del quinto, ancora sostanzialmente regolamentato da una normativa risalente al secondo dopoguerra, ha subito uno scossone con i provvedimenti legislativi del 2005 che hanno favorito l’apertura del mercato a nuova clientela (privati e pensionati). Il Regolatore, in tempi e modi diversi, ha svolto un ruolo attivo, indicando linee guida, fornendo orientamenti, richiamando all’adozione di nuove prassi. L’autoregolamentazione sfociata nel Protocollo di intesa di Assofin ha segnato indiscutibilmente un rilevante salto di qualità e, come Fides, l’abbiamo sottoscritto con grande convinzione. La clientela deve sapere quali operatori sono professionali e corretti. E’ anche forse giunto il momento di aggiornare in modo organico la cornice normativa. Né si può attendere oltre nel dare una soluzione alla controversa e confusa vicenda della sentenza della Corte Europea c.d. Lexitor, che determina una situazione di incertezza in tutti gli operatori del settore. Ci aspettiamo che il governo e il parlamento facciano la loro parte. E ci aspettiamo che la facciano presto.
Fides negli anni scorsi ha diversificato la sua offerta, pur mantenendo il core business nella cessione del quinto. La strada del superamento dell’azienda monoprodotto è confermata con la sua presidenza?
Certamente. Fides è e sempre più vuole caratterizzarsi come una protagonista a tutto tondo nel settore del credito al consumo, in tutte le sue declinazioni, avendo come obiettivo la migliore soddisfazione di tutte le variegate esigenze di credito dei nostri clienti consumatori. Essi devono sapere di potere contare sulla nostra professionalità e specializzazione e su un particolare rapporto di fiducia con noi. Non a caso il character che distingue la nostra campagna si chiama Fidù, un simpatico leprotto che rappresenta la fiducia che vogliamo ci caratterizzi nel mercato. In questo contesto, registriamo la crescita significativa del prodotto prestiti personali e siamo aperti a nuovi strumenti innovativi, Vogliamo offrire tutti i prodotti che meglio rispondono alle richieste dei consumatori. Sono particolarmente lieto di riconoscere al management della società (a cominciare dal vice presidente esecutivo Sergio Vergani e dal direttore generale Maurizio Fuso) di avere intuito in anticipo le esigenze e gli orientamenti del mercato. Buona parte della concorrenza solo ora si sta orientando verso un progressivo superamento della condizione di società monoprodotto. Anche su questo possiamo dire di essere avanti.
Collegandoci alla domanda precedente, quali sono i programmi di Fides per il futuro prossimo? Cosa prevede il nuovo Piano industriale?
Nel Piano industriale del Gruppo Banco Desio 2021-2023, approvato dalla Capogruppo lo scorso dicembre, è previsto un importante programma di sviluppo di Fides, che porterà la stessa a diventare la “fabbrica” di prodotti consumer lending del Gruppo (+ 11% in arco Piano), E’ un piano coraggioso, elaborato in un quadro di straordinaria incertezza, che individua gli obiettivi ed il percorso da compiere nel presente e nel futuro prossimo: crescita commerciale (se conveniente, anche per linee esterne), diversificazione dell’offerta, multicanalità, digitalizzazione dei processi di lavoro e di distribuzione. Il consiglio di amministrazione della società monitora attentamente tutte le iniziative messe in campo per attuarlo.
Nello specifico mercato in cui operate, quanto conta far parte del Gruppo Banco Desio?
Conta tantissimo. Il Banco di Desio e della Brianza s.p.a. è un istituto con oltre centodieci anni di vita, è solido, ha una reputazione ben apprezzata, è controllato con lungimiranza da una dinastia (le famiglie Lado e Gavazzi) strettamente legata al Banco, ha una guida, nella persona dell’amministratore delegato Alessandro Decio, dinamica e innovativa. Fides si avvale di tutto ciò e condivide tutti i valori che caratterizzano il Gruppo.
Quali sono i motivi che portano una banca ad entrare in questo mercato? E perché gli istituti di credito, tra cui Desio, non internalizzano produzione e competenze, ma operano nel mercato della cessione del quinto, e più in generale del credito al consumo, per il tramite di una società ‘captive’ specializzata?
Penso che sia una scelta strategica per una banca, che fa delle famiglie e delle piccole e medie imprese il proprio mercato di riferimento, avere fabbriche prodotto di proprietà. Nel 2007, quando Fides fu acquistata, come consigliere della Capogruppo condivisi con convinzione questa scelta. Si potrebbero soddisfare i bisogni della propria clientela offrendo i prodotti di terzi, ma il risultato in termini di fidelizzazione e di retention sarebbe molto diverso. La specializzazione, non più di prodotto ma di segmento, rappresenta ora un fattore di successo e di competitività. E non solo nel nostro settore.
Alla luce di quanto detto, quali sono in sintesi i punti di forza di Fides per continuare a crescere nei prossimi anni, restando protagonista del mercato e anzi allargando la sua quota?
I nostri obiettivi sono bene indicati nel Piano Industriale di Gruppo 2021-2023. Un Piano industriale redatto in un momento in cui era prevalente l’aspettativa di una progressiva normalizzazione dell’emergenza sanitaria, e quindi ancora più sfidante. Ora siamo fortemente impegnati nella sua realizzazione, potendo contare sul sostegno della Capogruppo e sulla elevata qualità del personale di Fides e della sua rete distributiva, professionalmente competenti, motivati e consapevoli del valore del Gruppo cui appartengono.