Alessandro Bracci, Presidente e Ad del Gruppo Teddy: "La nostra cultura aziendale basata sul ‘Sogno’ del nostro fondatore"

- di: Redazione
 
Il salto di qualità in cui è impegnato il Retail specializzato italiano per una società più inclusiva e sostenibile, gli ostacoli da rimuovere perché il settore esprima tutte le sue potenzialità, le richieste alle Istituzioni e l’impegno nella Community Retail 5.0, le caratteristiche che rendono unico, nella visione e nelle strategie operative, un Gruppo di moda dal cuore italiano ma diffuso in tutto il mondo, realizzando all’estero quasi il 45% del proprio fatturato. Intervista ad Alessandro Bracci, Presidente e Ad Gruppo Teddy.

Intervista ad Alessandro Bracci, Presidente e Amministratore delegato del Gruppo Teddy

Il Gruppo Teddy è tra i protagonisti della Community Retail 5.0. Il 15 dicembre scorso The European-House Ambrosetti, presentando lo Studio strategico ‘Retail 5.0’ a conclusione della prima Edizione della Community, che ‘la rapida evoluzione dello scenario socio-economico rende necessaria la transizione verso un nuovo modello di società più inclusivo e sostenibile’ e che ‘il Retail specializzato ha la possibilità di dispiegare e rendere operativo questo cambio di paradigma’. Dottor Bracci, quali sono oggi i punti di forza del Retail specializzato italiano? È davvero in grado di svolgere il ruolo cruciale che le assegna lo Studio strategico?
Noi pensiamo che il retail specializzato possa avere un importante ruolo di acceleratore sociale specificamente in quattro ambiti: inclusività, competenze, imprenditorialità e cultura. Per inclusività intendiamo l’occupazione di qualità che questo settore è in grado di offrire che comprende anche la possibilità, per esempio, di fare molti mestieri anche part time, cosa che in un paese a forte denatalità può creare occasioni di lavoro anche a genitori impegnati nella crescita dei figli. Sempre da questo punto di vista, il retail incontra clienti finali, incontra culture e quindi cerca e attrae lavoratori e lavoratrici che quella cultura possano contribuire ad incontrarla. Mi riferisco per esempio all’integrazione di tanti lavoratori stranieri che possono portare in dote conoscenza di culture e lingue famigliari ai nostri clienti che provengono dall’estero.
Il retail è anche un grande acceleratore di competenze per il sistema Italia perché le aziende sono costrette ad innovare e a formare tanto. Da noi le persone sono cresciute dovendo estrarre “artigli e neuroni” in una battaglia combattuta con player internazionali e operatori nazionali emergenti. Queste competenze sono poi messe di fatto a disposizione della crescita dell’intero sistema paese.
Il retail è anche acceleratore di imprenditorialità in un Paese di piccoli imprenditori. E’ un ambito in cui potersi mettere in filiera senza necessità di ingenti investimenti ma “cavalcando” quelli che fanno i più grandi, per esempio attraverso le alleanze in rete come il franchising. Questo vale anche per imprenditori che volessero diversificare gli investimenti fatti.
Infine, credo che il retail sia un acceleratore culturale. Con tutti gli investimenti che abbiamo fatto per raggiungere la prossimità con i clienti abbiamo una customer base tendenzialmente conosciuta e fidelizzata e presso la quale si è diventati credibili. Dobbiamo quindi svolgere un ruolo importante nella trasmissione a questa base di clienti della necessaria cultura digitale e della sensibilità sui temi di sostenibilità.

Come detto, oltre al contributo alla sostenibilità economica il Retail specializzato ha un rilevante ruolo sociale, tanto che impatta 8 dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e 38 dei 169 rispettivi target. In questo contesto, il Gruppo Teddy ha una posizione tutta speciale, fondata sul ‘sogno’ del fondatore Vittorio Tadei di costruire ‘una grande azienda che guadagni molto per creare occupazione e una parte degli utili destinarli ad opere sociali, sia in Italia che all’estero’. Qual è la vostra concezione di sostenibilità a 360 gradi: ambientale, economica e sociale?
La nostra cultura aziendale basata sul “Sogno” del nostro fondatore ha già molti aspetti di sostenibilità che possiamo considerare “intrinseci”. E così è sempre stata portata avanti. Prima di tutto dal punto di vista economico, guardando sempre a una crescita di lungo periodo e costante. In secondo luogo cercando di fare impresa con la consapevolezza di avere un importante ruolo sociale. Questo ci porta a cercare di costruire un luogo di lavoro che sia un’occasione professionale e umana per giovani o meno giovani, a collaborare in progetti di aiuto a chi ha più bisogno attraverso il sostegno a progetti di solidarietà in tutto il mondo, come in Zambia, Bolivia, Bangladesh ma anche nella nostra Rimini. Questa responsabilità ci porta da qualche anno a questa parte ad un’attenzione maggiore verso il mondo in cui viviamo, affinchè, come cerchiamo di fare in azienda, possiamo lasciarlo ai nostri figli migliore rispetto a quello che ci è stato dato. Questo è quello che chiedo ai miei colleghi e che ci guida ogni giorno.

Restando sul tema della sostenibilità e del ‘sogno’ di Vittorio Tadei, il Gruppo Teddy mostra molta attenzione alla formazione e alla creazione di opportunità di lavoro. Ce ne può parlare?

Ci basiamo sull’assunto - che ci ha trasmesso il nostro fondatore - che “Ogni uomo è un creatore se gli si dà fiducia” e che il lavoro è un’occasione di crescita umana. Quindi per noi il tema delle risorse umane è centrale. Sul tema della formazione già potrebbe dire molto il numero di ore che dedichiamo internamente a questa attività: 150.000. Il Gruppo punta molto alla crescita per via interna, volendo coltivare i propri talenti per farli diventare i manager del futuro. Per questo il Gruppo dispone di una corporate university che si chiama TEDDY500 che ha l’obiettivo di fare crescere le persone, mantenendo viva la cultura aziendale e aggiornarla al contesto attuale per fare durare l’azienda 500 anni, un centro di formazione retail e piani di crescita e di sviluppo per i ruoli presenti in azienda.

Come avete vissuto l’emergenza da Covid-19? L’impressione è che non solo abbiate mostrato un’ottima capacità di resilienza, ma che abbiate trasformato un evento drammaticamente negativo in un’occasione di rafforzamento, gettando nuove basi per la crescita…
Abbiamo intrapreso tutta una serie di misure economiche e finanziarie per proteggere il Gruppo, i suoi collaboratori e i suoi clienti. Ma la cosa più importante è che i problemi causati dal Covid sono stati e sono l’occasione per imparare, cambiare, innovare e rinforzare le relazioni con tutti i nostri stakeholder: affiliati, locatori e partner che collaborano con noi allo sviluppo dei nostri brand. Il nostro gruppo si distingue per avere definito un modello collaborativo di Made in Italy nell’organizzazione retail e wholesale, facendo impresa insieme ad altri imprenditori. Per questo i modelli di business adottati sono nati e cresciuti attraverso la collaborazione con i propri partner.
L’elemento distintivo del franchising in conto vendita, che prevede il ritiro della merce invenduta, crea una forte relazione del Gruppo con gli investitori in franchising corroborata inoltre dalla solidità di Teddy. Queste relazioni ancora più forti - oltre che il rinnovato impulso di tutte le nostre persone - ci hanno dato la spinta per riprendere la strada della crescita.

Nel mondo economico, e in particolare in quello del Retail specializzato, si parla della ‘Bussola di Teddy’ che orienta le scelte di lungo periodo del Gruppo. Quali sono i pilastri strategici di questa ‘Bussola’?
Il fatto di avere una direzione precisa e una forte impronta valoriale ci ha dato e ci da la forza per procedere superando anche i momenti più complessi. I nostri pilastri strategici consistono nella crescita di lungo periodo, nella centralità del cliente, nella leadership/imprenditorialità diffusa e nell’attenzione all’efficienza.
Puntiamo a crescere un po’ ogni anno con un’ottica di lungo periodo. Il carburante per questo sviluppo sono gli utili che reinvestiamo. La nostra è una crescita costante e indipendente, su base organica, che ci consente di prendere decisioni in autonomia.
Per quanto riguarda l’orientamento al cliente, siamo nati in negozio, in mezzo ai clienti stessi. Al nostro cliente tipo abbiamo anche dato un nome: Marinella. Così possiamo studiare come si comporta e cercare di stabilire con lei una relazione il più bidirezionale possibile.
La nostra è una cultura aziendale basata sul desiderio di costruire qualcosa di grande. Da noi tutti possono essere dei “creatori”. L’imprenditorialità diffusa e un forte senso di appartenenza sono alla base dell’essere Teddy.
Infine, ci vuole anche efficienza che è per noi la capacità di raggiungere un risultato con il minor dispendio di risorse possibili. Si tratta di un fattore competitivo molto importante. Questa propensione ci è stata molto utile in questa fase storica e credo che lo sarà ancora di più nei prossimi anni di fronte alle grandi sfide che si trova ad affrontare il mondo del retail: sostenibilità, gestione della supply chain e digitale

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