Magda Bianco (Banca d'Italia): "Protezione dell'utente ed educazione finanziaria chiavi di una società e di un'economia inclusive"
- di: Redazione
Il ruolo dell’Italia nel GPFI (Global Partnership for Financial Inclusion) per favorire l’inclusione finanziaria, il ritardo del nostro Paese nelle conoscenze economico - finanziarie e le iniziative per colmarlo, il rilancio economico italiano, la vigilanza sui comportamenti delle banche e la tutela del consumatore. Sono alcuni dei temi dell’intervista a Magda Bianco, Responsabile del Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria di Banca d’Italia, Co-chair del GPFI e membro del Supervisory Board della Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’.
Banca d'Italia: intervista a Magda Bianco
Dottoressa Bianco, Lei è Co-chair del GPFI (Global Partnership for Financial Inclusion), quindi è responsabile della gestione e del coordinamento delle attività finalizzate a promuovere l’inclusione finanziaria a livello internazionale. Ci spiega in concreto che cos’è e cosa fa il GPFI?
Il GPFI è stato voluto dai Leader del G20 per migliorare l’inclusione finanziaria, cioè l’accesso delle persone e delle imprese ai servizi finanziari. Nel mondo, anche nel nostro Paese, ci sono persone che non hanno accesso ai servizi finanziari; non possono aprire un conto corrente, fare pagamenti elettronici, richiedere un prestito. Essere inclusi finanziariamente consente un maggiore benessere nel quotidiano e dà la possibilità di pianificare il proprio futuro. Dare questa opportunità a tutti è un tema di equità e di giustizia.
Dal 2011 la Regina Maxima d’Olanda è Honorary Patron del GPFI. Non solo, da quest’anno due donne, di cui una è lei, sono state nominate come responsabili (Co-chair) del GPFI. Cosa significa? L’inclusione finanziaria è femminile?
Non è una questione di genere. Giovani e vecchi, donne e uomini, imprese grandi e piccole debbono poter accedere alle opportunità che la finanza offre. Per le donne però c’è un motivo in più: guadagnarsi un’indipendenza economica e prendersi cura consapevolmente delle proprie finanze - piccole o grandi che siano - è una chiave per non dover subire altre forme di violenza. Forse è anche per portare avanti questo messaggio che tante donne si impegnano con tanta passione nel Gpfi.
Ci può spiegare verso quali obiettivi sono stati indirizzati i lavori del GPFI durante l’anno di Presidenza italiana del G20?
Sotto la Presidenza Italiana, nel 2021, abbiamo deciso di concentrarci su due aspetti. Il primo è la protezione dell’utente, perché le persone si avvicinano alla finanza se si sentono protette e tutelate. Meccanismi di risoluzione delle controversie - rapidi e poco costosi come il nostro Arbitro Bancario Finanziario - aiutano. Il secondo è l’educazione finanziaria. Non dobbiamo diventare esperti di finanza, ma essere in grado di valutare e scegliere tra le diverse soluzioni finanziarie in funzione dei nostri reali bisogni.
Analisi e studi continuano a ricordarci che l’Italia è in ritardo nelle conoscenze economico - finanziarie. Abbiamo poca o scarsa cultura finanziaria rispetto ad altri Paesi. Eppure siamo una delle principali economie mondiali. Perché secondo lei?
É vero, nelle indagini sulle conoscenze finanziarie gli italiani non hanno buoni risultati, i divari sono significativi anche nelle fasce dei più giovani, che tuttavia fanno meglio degli adulti. Le ragioni stanno in parte nell’assenza di insegnamento di elementi di economia e finanza nelle scuole, e in parte nel metodo di insegnamento stesso. Così sembra suggerire il fatto che in Italia, a differenza di altri paesi, elevate competenze in matematica non si traducono in buone competenze finanziarie. Ci sono poi motivi ‘culturali’, perché si approccia la finanza con diffidenza e pensando che sia difficile da comprendere. Il tema va affrontato e risolto con determinazione. In Italia tutte le autorità di vigilanza sul sistema finanziario lo stanno facendo in coordinamento con il Comitato Edufin. Come Banca d’Italia da anni siamo impegnati nell’insegnamento dell’educazione finanziaria a scuola: i giovani sono il futuro ed è importante iniziare da loro. Abbiamo anche creato il portale www.economiapertutti.it dedicato a tutti i cittadini. Sul portale si trovano guide, giochi, notizie e strumenti che aiutano a prendere decisioni finanziarie, con suggerimenti semplici ed efficaci. Abbiamo progetti dedicati alle donne, ai centri provinciali per l’istruzione degli adulti, frequentati in misura consistente da migranti, e adesso anche agli artigiani.
La scarsa conoscenza finanziaria sembra colpire più le donne che gli uomini. Per le donne parliamo a volte di esclusione finanziaria. Può essere un ostacolo all’accesso delle donne al mercato del lavoro?
Le donne hanno ovunque competenze finanziarie inferiori agli uomini. A questo si aggiunge il fatto che molte di loro pensano di non sapere, anche quando non è così. Questo è certamente fonte di ‘esclusione’ finanziaria e può rappresentare un ostacolo a una piena partecipazione alla vita economica con conseguenze sulle loro disponibilità e sulla pianificazione del loro futuro anche pensionistico.
L’Italia è un paese fermo da tanti anni. Eravamo indietro rispetto agli altri paesi e la pandemia ha peggiorato la situazione. Eppure nell’ultimo anno gli italiani hanno mostrato una enorme capacità di reazione. Significa che siamo nuovamente in un percorso di crescita economica? Da economista di Banca d’Italia, quale è la sua opinione e su cosa deve puntare il paese per incamminarsi in un percorso virtuoso?
La ripresa dell’attività economica procede a un ritmo migliore di quanto atteso, per la fine dell’anno si prevede una crescita del Pil superiore al 6 per cento, così recuperando oltre i due terzi di quanto perduto nel 2020 a causa dell’emergenza pandemica. La crescita ha beneficiato della campagna di vaccinazione, delle politiche espansive delle autorità monetarie e degli interventi del Governo a sostegno di famiglie e imprese. Perché questa crescita si consolidi tuttavia occorre sfruttare appieno il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il PNRR, realizzando quelle riforme strutturali su cui da tempo si discute: giustizia, pubblica amministrazione, semplificazione normativa, concorrenza. Senza dimenticare gli investimenti per la transizione sostenibile e digitale. La recrudescenza della pandemia sicuramente è un rischio per la ripresa.
La digitalizzazione impatta non solo sull’attività di educazione finanziaria, ma più in generale su tutto il campo di azione del Dipartimento da lei guidato. Quali le potenzialità, ma quali anche i rischi da evitare?
La digitalizzazione consente l’offerta di servizi finanziari meno costosi e più efficienti. Alcuni di questi benefici sono legati direttamente all’innovazione tecnologica, altri all’aumento della competizione favorito dall’innovazione. Non bisogna tuttavia sottovalutare i rischi cyber, dalla truffa all’appropriazione indebita di dati personali. Vanno adottati adeguati presidi.
La vigilanza sui comportamenti delle banche e la tutela del consumatore sono tra le principali attività del suo Dipartimento. Cosa fate in concreto?
Vigiliamo sul rispetto delle regole di trasparenza e sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari nei confronti di clienti, famiglie e imprese. La vigilanza sui comportamenti delle banche, vigilanza ‘di tutela’, si affianca a quella ‘prudenziale’ da sempre svolta dalla Banca d’Italia. Gli strumenti sono sostanzialmente gli stessi: analisi a distanza; attività ispettiva; interventi per sanare le irregolarità. Alla vigilanza sui comportamenti affianchiamo strumenti di tutela ‘individuale’ per i clienti. Gli esposti alla Banca d’Italia e i ricorsi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) sono i principali strumenti a disposizione dei cittadini che ritengano di avere un problema nella relazione con la banca o un altro intermediario. Le decisioni dell’ABF a favore del cliente, nella grande maggioranza dei casi, vengono rispettate dagli intermediari, anche se non è obbligatorio. Insomma, l’ABF si è rivelato un efficace meccanismo di tutela. Sono attività che hanno assunto crescente rilevanza nell’azione della Banca d’Italia.
Lei è membro del Supervisory Board della Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’, la prima Scuola Politica apartitica e multidisciplinare in Italia, con l’obiettivo di formare un ceto dirigente più preparato e consapevole. Una Scuola di altro prestigio, che vanta alcune delle figure più importanti del nostro Paese come i Professori Cassese, Capaldo, Cartabia, Profumo, Mattarella, insieme a Carlo Messina e Stefano Lucchini e a tanti altri. Che significato ha per lei il suo impegno in una Scuola così unica e su quali aspetti è particolarmente impegnata?
La Scuola si propone di contribuire alla creazione di autentici ‘civil servants’, al servizio della comunità, sia nel comparto pubblico sia privato. Lo fa offrendo a un gruppo di giovani un insieme di competenze ricco e diversificato che spazia dal ruolo della politica e dall’importanza del senso civico al sistema politico italiano; dalla formazione delle decisioni pubbliche all’amministrazione della giustizia; dal ruolo del sistema finanziario alla politica industriale. Insomma, competenze per leggere una realtà divenuta ricca e complessa e per poterla influenzare.
I docenti sono espressione delle istituzioni pubbliche, del sistema privato, del mondo della comunicazione e della politica, che portano una prospettiva sempre attenta al bene comune. È quest’ultima prospettiva che dà senso alla mia partecipazione a questo bel progetto.