ABI, il dg Sabatini: "I fondi europei sono una grande occasione per la crescita dell'Italia"

- di: Redazione
 
Per le banche italiane quelli passati sono stati anni di riassetto e trasformazione (e qualche volta di passione). Poi è arrivata la pandemia da Covid-19, che ha aperto nuovi problemi e nuove sfide. Ne parliamo con Giovanni Sabatini, Direttore generale di ABI.

Dottor Sabatini come se la stanno passando gli istituti di credito italiani? Gli sforzi di riassetto patrimoniale effettuati nel passato quanto sono stati utili nell’affrontare la situazione d’emergenza provocata dal Covid?
Il settore bancario italiano, come evidenziato dalle autorità di vigilanza italiane ed europee, ha affrontato la crisi derivante dal Covid-19 molto meglio rispetto alla situazione della grande crisi finanziaria grazie al robusto miglioramento degli indici di patrimonializzazione, della qualità degli attivi, dell’organizzazione del lavoro e dell’uso della tecnologia. Ciò ha consentito alle banche di fornire un incessante e straordinario sostegno finanziario a imprese e famiglie anche avvalendosi delle misure di supporto azionate a livello nazionale ed europeo. Tenuto conto che la ripresa non sarà però immediata ma solo graduale, per far sì che le banche possano continuare ad assicurare la necessaria liquidità all’economia, altrettanto graduale e modulata dovrà essere l’uscita dalle misure di sostegno e dalle flessibilità regolamentari adottate durante la crisi.

Abi sta battendo molto su una richiesta chiave: garanzie e prestiti agevolati che durino più della pandemia. Lei, all’evento Credito al Credito, ha affermato: “La durata della pandemia è superiore alle iniziali previsioni, quindi occorre rafforzare il sostegno alle imprese; continuare con le misure emergenziali fino a quando gli effetti della pandemia non saranno riassorbiti; prevedere un’uscita graduale da queste misure; intervenire sul quadro regolamentare affinché le banche possano svolgere pienamente il loro ruolo a supporto del piano di rilancio dell’Italia”. Cosa accadrebbe se ciò non avvenisse, o avvenisse ma in maniera insufficiente?

Stiamo chiedendo, insieme a tutte le Associazioni di imprese, l’allungamento delle moratorie e della durata dei prestiti garantiti perché i settori produttivi possano organizzare meglio la ripartenza dopo la pandemia e le banche continuare a sostenerli alla ripresa degli investimenti. Si tratta di soluzioni assolutamente necessarie per affrontare ancora l’emergenza e prevenire un aumento dei crediti deteriorati causato da misure regolamentari meccanicistiche e procicliche che comporterebbero maggiori difficoltà complessive per le imprese e l’erogazione del credito.

Su questa linea c’è convergenza tra le Associazioni bancarie dei vari Paesi Ue?
Tutte le banche europee sono accomunate dalla medesima missione: rispondere efficacemente, all’interno di un mercato rigorosamente vigilato, alla domanda di liquidità e servizi finanziari delle imprese e delle famiglie. L’emergenza pandemica enfatizza ancora di più il valore di questo indispensabile ruolo: le banche europee debbono essere messe in condizione di concorrere al meglio per affrontare l’emergenza e prepararsi ad accompagnare e sostenere una ripresa economica che dovrà ispirarsi ai valori della sostenibilità e della modernizzazione digitale. In tal senso la federazione Bancaria Europea ha inviato alle istituzioni europee un pacchetto di proposte volte a facilitare l’erogazione del credito nell’attuale contingenza.

Abi e Comitato banche tedesche hanno prodotto insieme un documento rivolto alle Istituzioni europee per assumere importanti misure regolamentari di primo e secondo livello per contrastare gli effetti economici del Covid-19: rimodulare il percorso dell’Unione bancaria, rifocalizzare il percorso regolamentare verso la finalizzazione di Basilea 3 in Europa e adeguare il trattamento dei crediti deteriorati alla luce dell’attuale scenario economico. Può spiegare in sintesi questi tre punti strategici?
Abi e il Comitato dell’Industria Bancaria Tedesca (German Banking Industry Committee - Gbic), rilevano che il quadro regolamentare in materia di gestione delle crisi bancarie dovrebbe tenere conto del principio di proporzionalità ed essere in linea con il principio di sussidiarietà, al contempo rafforzando il ruolo degli schemi nazionali di garanzia dei depositi in un quadro armonizzato mirato per l’insolvenza delle banche europee. Quanto al recepimento delle regole di Basilea3+ da parte della Ue, la richiesta condivisa è un ulteriore rinvio del processo di recepimento nel quadro normativo europeo alla luce dell’attuale contesto, per evitare reazioni negative sui mercati dei capitali e per scongiurare una restrizione del credito, effetto di un’attuazione troppo brusca della riforma. Per gli operatori che acquistano Npl, infine, la richiesta di Abi e Gbic è rivedere le tempistiche regolamentari ai fini della valutazione della posizione deteriorata.

Il Presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha dichiarato che in Europa c’è ‘un’aria nuova’ e in questo contesto ha citato la sentenza della Corte di giustizia europea (affermando che ‘si tratta di una sentenza fondamentale’), che ha riconosciuto la natura privata del Fondo interbancario di garanzia. Cosa cambia di sostanziale questa sentenza?
La sentenza della Corte di Giustizia Ue su Tercas è innanzitutto il riconoscimento in termini morali dei danni subiti dai risparmiatori, dai lavoratori e dalle banche concorrenti costrette a pagare di più per i salvataggi di quella banca e delle altre quattro mandate in risoluzione nel novembre 2015. Finalmente ha prevalso il diritto e ora bisogna approfondire giuridicamente le implicazioni, anche in termini di chi è titolato a richiedere i risarcimenti.

Capitolo Recovery Fund – Next Generation Eu. Quali sono per l’Abi le priorità da seguire per l’irrobustimento del sistema imprenditoriale italiano? Su quali nodi strategici intervenire prioritariamente?

Il buon utilizzo delle ingenti risorse europee è un’occasione irripetibile per indirizzare l’Italia sul terreno della crescita. Le soluzioni sono numerose e nel dibattito generale abbiamo indicato alcune priorità: semplicità e facilità di accesso alle misure; funzionamento omogeneo per tipologia di obiettivo dei diversi strumenti finanziari, evitando la parcellizzazione delle risorse concentrandole su strumenti esistenti e già ben rodati come il Fondo Centrale di Garanzia; riforme del fisco e della giustizia civile improntate a principi di equità, semplicità ed efficienza; prospettiva di sostenibilità del debito pubblico. Vanno coniugati, insomma, gli obiettivi di stabilità e crescita economica e le banche faranno la loro parte.

Le sofferenze nette delle banche in questi anni sono scese di molto visto che, rispetto al loro livello massimo, toccato a novembre 2015 (88,8 miliardi di euro), la riduzione è stata finora di circa 69 miliardi (-77,6%). Però ci sono timori a causa delle ferite inferte all’economia dal Covid-19. Quali sono le vostre previsioni sull’andamento delle sofferenze nel medio periodo?
Gli ultimi dati indicano che a gennaio 2021 le sofferenze nette sono scese sotto i 20 miliardi, l’1,14% del valore degli impieghi totali (1.710 miliardi). Siamo sui livelli minimi da giugno 2009. In prospettiva, l’Associazione ha recentemente diffuso l’ultima edizione dell’Outlook sui crediti deteriorati delle imprese, realizzato in collaborazione con il Cerved. Lo studio indica che il tasso di deterioramento delle imprese, ovvero la quota di crediti in bonis che si trasforma in posizioni deteriorate, dovrebbe salire dal 2,5% del 2020, valore prossimo ai minimi storici, al 4,3% nel 2021, per poi tornare a calare al 3,7% nel 2022. Il dato del 2020, in particolare, conferma il positivo effetto sull’economia delle iniziative straordinarie assunte dalle Autorità, nazionali ed europee, e dalle banche. Questi dati confermano l’importanza che tali misure siano mantenute in vigore sino al definitivo superamento dell’emergenza sanitaria e, successivamente, rimosse con gradualità.

In Italia, a dicembre 2020, i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati di oltre 162 miliardi di euro rispetto ad un anno prima (variazione +10,3% su base annuale). Perché questo aumento così forte? E, visto che si sta fiutando aria di ripresa, è corretto dire che tanta liquidità potrebbe fornire molta benzina alla crescita?

Si tratta di numeri importanti: confermano che la capacità di risparmio delle famiglie e delle imprese italiane non è venuta meno neanche nell’emergenza pandemica. Per favorire la ripresa auspichiamo che questo risparmio sia canalizzato verso investimenti produttivi, quindi al servizio dell’economia reale e del tessuto imprenditoriale. Strumenti come i mini-bond e i PIR, ma anche i fondi comuni di investimento tradizionali e i fondi pensione, possono concorrere a perseguire questo importante obiettivo.

Prevede, nei prossimi anni, un profondo riassetto nel mondo bancario, italiano ed europeo? In altre, parole l’M&A (Mergers&Acquisitions) sarà protagonista ancora più che negli ultimi anni? Guardando a 10 anni, come vede l’assetto bancario del futuro, in Italia e in Europa? E che tipo di banche saranno, visto i salti tecnologici in atto e i conseguenti, profondi mutamenti?

In Italia, negli ultimi anni, si sono realizzate le più importanti aggregazioni bancarie nell’ambito dell’intero mercato bancario europeo: attualmente operano, su una popolazione di 60 milioni di abitanti, circa 100 gruppi bancari e banche indipendenti. Ulteriori alleanze, aggregazioni o fusioni, finalizzate a creare valore e aumentare l’efficienza, sono sicuramente una delle opzioni nello scenario pluralista, vario e competitivo del mondo bancario italiano. Quanto alla rivoluzione tecnologica, le banche italiane sono pronte e, in molti ambiti, all’avanguardia. L’evoluzione del mercato, tuttavia, dovrà accompagnarsi alla definizione di norme adeguate e uniformi, per assicurare in ambito tanto nazionale quanto europeo piena certezza del diritto agli operatori e alla clientela e piena uguaglianza di responsabilità, doveri e diritti fra gli operatori eliminando situazioni che possano determinare un terreno competitivo non livellato tra le banche ed altri operatori meno regolati.
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