L’Italia compie passi avanti sul fronte dell’inclusione scolastica, ma il traguardo di una scuola realmente accessibile e su misura per tutti gli alunni con disabilità è ancora lontano. È quanto emerge dal rapporto annuale dell’Istat sull’anno scolastico 2023/2024, che fotografa uno scenario in cui – accanto a segnali incoraggianti, come l’aumento degli insegnanti di sostegno – persistono lacune e ritardi significativi, soprattutto in termini di continuità didattica, formazione del personale e qualità dell’offerta educativa.
Scuola, aumentano alunni con disabilità e docenti di sostegno ma il 57% cambia insegnante ogni anno
Secondo il rapporto, gli alunni con disabilità sono oggi quasi 359mila, pari al 4,5% del totale degli iscritti nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Si tratta di un incremento del 6% rispetto all’anno precedente e di oltre 75mila studenti in più negli ultimi cinque anni, con una crescita del 26%. I dati più alti si registrano nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado, dove la presenza di studenti con disabilità raggiunge il 5,5%, mentre le percentuali scendono nella scuola dell’infanzia (3,2%) e nella secondaria di secondo grado (3,5%).
Il quadro sembra ancor più complesso se si osservano le disuguaglianze di genere: gli alunni con disabilità sono prevalentemente maschi, con un rapporto di 228 ogni 100 femmine. Un dato che riflette anche le statistiche epidemiologiche sui disturbi dello sviluppo neurologico, come quelli dello spettro autistico, dell’attenzione e del comportamento, più frequenti nei bambini rispetto alle bambine.
A fronte di questo aumento costante, lo Stato ha potenziato il numero degli insegnanti di sostegno, che nel 2023/2024 sono arrivati a superare quota 246mila, con un incremento dell’8,2% rispetto all’anno scolastico precedente. Circa 235mila operano nella scuola statale, mentre oltre 11mila nella scuola non statale.
Eppure, questi numeri non bastano. Il report Istat evidenzia un problema cronico di discontinuità didattica: più di uno studente su due (il 57%) ha cambiato insegnante di sostegno da un anno all’altro, e l’8,4% anche nel corso dello stesso anno scolastico. A ciò si aggiunge il ritardo nell’assegnazione del personale: l’11% degli insegnanti arriva dopo l’inizio delle lezioni, rendendo più difficile avviare percorsi di apprendimento personalizzati e strutturati sin dai primi giorni di scuola.
Anche sul fronte della formazione permangono lacune preoccupanti. Se da un lato è cresciuta la quota di docenti di sostegno in possesso di una specializzazione, passata dal 63% al 73% in quattro anni, dall’altro il 27% resta ancora senza una formazione specifica. In alcune aree del Nord Italia questa percentuale arriva fino al 38%, segnalando profonde disomogeneità territoriali nell’accesso a figure realmente preparate.
Il report entra nel merito anche delle diverse tipologie di disabilità. Il 40% degli studenti con disabilità presenta una disabilità intellettiva, percentuale che sale al 46% nella scuola secondaria di primo grado e al 52% nella secondaria di secondo grado. Seguono i disturbi dello sviluppo psicologico (35%), particolarmente diffusi nella scuola primaria (39%) e nella scuola dell’infanzia (63%). Circa un quinto degli studenti è affetto da disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione. Più rare le disabilità motorie (9%) e quelle sensoriali, visive o uditive (circa 7%).
Un dato su cui riflettere riguarda la pluridisabilità: ben il 37% degli studenti presenta più di una tipologia di disabilità, in particolare tra quelli con disabilità intellettiva (53% dei casi).
Quanto all’autonomia, il 28% degli alunni con disabilità ha difficoltà significative nello svolgere le attività quotidiane: comunicare, spostarsi, mangiare o andare in bagno. In particolare, il 21% ha difficoltà nella comunicazione, il 19% nell’uso autonomo del bagno, il 13% nel movimento e l’8% nell’alimentazione. Tra chi ha problemi in questo ambito, uno studente su cinque non è in grado di svolgere in autonomia nessuna delle attività fondamentali.
Il sostegno scolastico è garantito nella quasi totalità dei casi: il 98% degli alunni presenta una certificazione ufficiale che consente l’attivazione delle misure di supporto previste dalla normativa. Esiste tuttavia una quota residua (1,3%) di studenti che riceve sostegno pur senza certificazione, spesso in attesa della documentazione necessaria o con problematiche considerate borderline, per cui le scuole decidono autonomamente di investire risorse.
La fotografia dell’Istat, pur segnalando progressi nella disponibilità di personale e nel riconoscimento dei diritti degli studenti con disabilità, sollecita un impegno più profondo e strutturato. L’inclusione non può essere considerata una conquista episodica, legata alla disponibilità contingente di fondi o all’iniziativa dei singoli dirigenti scolastici, ma deve diventare un principio guida per l’intero sistema educativo.
Servono investimenti mirati, programmazione pluriennale, maggiore stabilità del personale, formazione continua e soprattutto un progetto educativo che metta davvero al centro lo studente e la sua unicità. Perché l’inclusione, come sottolineano i numeri, non è più una frontiera da raggiungere: è un dovere da realizzare.