Nella foto, Beniamino Quintieri, Presidente dell'Istituto per il Credito Sportivo
Il settore dello sport in Italia ha raggiunto il ragguardevole valore di 22 miliardi di euro, con un contributo al Pil nazionale dell’1,3%: è quanto si evince dal Rapporto Sport 2023, prima indagine di sistema, presentata oggi dall’Istituto per il Credito Sportivo e da Sport e Salute. La pubblicazione ha l’obiettivo di convogliare l’attenzione sul grande potenziale dell’industria sportiva, fornendo un quadro del contributo al Pil, della domanda di pratica sportiva, dello stato del parco impianti nazionale e della dimensione di impatto dello sport, che si conferma una vera e propria industria, con un potente effetto leva in termini di ricadute economiche e un’incidenza significativa a livello occupazionale. Nonostante i contraccolpi della pandemia, il sistema sport mantiene negli anni una base ferrea di addetti che si aggira attorno alle 400 mila unità, grazie alla presenza di oltre 15 mila imprese private, circa 82 mila enti non profit e quasi 900 mila volontari. L’industria sportiva presenta, tuttavia, molte zone grigie di vulnerabilità, prime fra tutte i divari territoriali sul fronte impiantistico e della pratica sportiva, e la fragilità finanziaria delle gestioni.
Rapporto Ics-Sport e Salute: "In Italia il settore sport vale 22 miliardi, contributo 1,3% al PIL"
Il settore sportivo è stato fra i più colpiti dalle misure anti Covid, bruciando quasi 4 miliardi di Pil e segnando un drastico crollo degli investimenti (-76% nel 2020, con un parziale recupero nel 2021), mentre la crisi energetica ha compromesso l’equilibrio finanziario di molte strutture, fortemente penalizzate dall’aumento delle bollette di elettricità e gas che, nei picchi massimi delle quotazioni, sono arrivate a incidere fino al 45% dei costi fissi totali. Il segno lasciato dalla pandemia e l’impatto degli shock energetici connessi alle tensioni geopolitiche internazionali mettono le istituzioni pubbliche e il sistema sportivo dinanzi alla necessità di avviare una fase di ristrutturazione e rinnovamento del mercato attraverso tre principali linee di intervento: investimenti, cultura sportiva e imprenditorialità, con l’obiettivo di valorizzare il grande potenziale di impatto sociale ed economico dello sport.
Nel rapporto 2023 emergono anche delle criticità correlate allo stato delle infrastrutture sportive, che spesso presentano significativi problemi di manutenzione e conservazione e da una disomogenea distribuzione territoriale. Il 44% degli impianti è stato realizzato negli anni Settanta e Ottanta, in gran parte inefficiente in termini di sostenibilità economica e ambientale. La sfida principale è rendere più efficiente e capillare la rete delle infrastrutture, favorendo la transizione verde e digitale degli impianti e assegnando priorità di intervento al Mezzogiorno, dove è localizzato solo il 26% degli impianti nazionali: "Uno dei primari target di intervento è la scuola, attraverso programmi di educazione sportiva e piani di valorizzazione dell’edilizia scolastica. Un Paese in cui 6 scuole su 10 sono prive di palestra nega ai giovani un’occasione importante di crescita personale, aumentando la propensione ad assumere stili di vita sedentari, con ripercussioni sulle future condizioni di salute, fisiche e mentali", conclude l’analisi.