La nostra biblioteca - Kristin Hannah ritenta la carta del romanzo storico con ''The Women''

- di: Diego Minuti
 
Se una formula va bene, perché mai non continuare sulla sua scia?
E' forse questo si è detta Kristin Hannah che, con il suo ultimo libro, ''The Women'', non ancora arrivato in Italia, si rituffa nel romanzo storico, portando la soglia temporale delle sue opere dalla Francia sotto il tallone dei nazisti (''L'usignolo'') alla guerra in Vietnam.
Su ''The Women'' le aspettative sono alte, tanto che il suo editore ne ha deciso una tiratura iniziale di un milione di copie, nella quasi certezza che, alla fine, quelle vendute saranno molte di più. Eppure il libro ha avuto un'accoglienza che tiepida, non certo per lo stile della scrittrice, quanto per le sue scelte, che, in qualche caso, tolgono il giusto pathos che ci si attende da opere di ambientazione storica e che sono rese interessanti solo se si riesce a sorprendere il lettore, non certo quasi preparandolo a sviluppi abbastanza scontati.

Kristin Hannah ritenta la carta del romanzo storico con ''The Women''

Come il fatto, rimarcato da alcuni critici d'Oltreoceano che si sono sobbarcati la lettura di un tomo da 450 pagine, che si intuisce subito la ''fine'' che farà il fratello maggiore della protagonista, Frankie McGrath, in partenza per il Vietnam, dove, quasi in modo scontato, muore in combattimento.
Come Frankie reagisce alla tragedia? Ovviamente offrendosi volontaria per diventare infermiera e dare il suo contributo alla guerra. Già il primo giorno l'impatto è devastante: mentre gli elicotteri vanno e vengono prelevando e scaricando feriti, un medico le porge uno stivale, dentro il quale c'è ancora un piede. Cosa che, dopo averla fatta vomitare, la spinge a dire a tutti di avere fatto un errore e che il suo posto non è in quell'ospedale.

Da quel momento, Frankie vede crescere attorno a sé la dura scorza della veterana, che sa fare sempre e comunque quel che è giusto e che diventa un punto di riferimento per tutti, a cominciare dai medici. La cosa che ''The Women'' sembra non riuscire a scrollarsi di dosso è il senso di già visto, come il fatto che, con il tempo e l'aumento di intensità della guerra, Frankie è perennemente in balia dell'interrogativo su chi, tra amici e colleghi, sarà il prossimo della lista, il prossimo ad aggiungersi alla statistica dei morti. E, come ha scritto qualcuno, nella definizione della trama del romanzo, la vittima più probabile resta sempre quella che ha più fascino.

Kristin Hannah, memore di classici come ''Nato il 4 luglio'' e ''The Things They Carried'' (''Quanto pesano i fantasmi'', nell'edizione italiana), riprende l’epopea del Vietnam e ricentra la storia sull’esperienza delle donne – in questo caso, le infermiere militari che lavoravano sotto il fuoco, nelle basi e negli ospedali da campo -.

Alla fine, seppure ''The Women'' non sembra rimodellare radicalmente i contorni della narrativa americana sul Vietnam, sebbene li affermi.
Hannah potrebbe non offrire alcuna visione rivoluzionaria della guerra e delle sue conseguenze, ma coinvolge le donne nell'esperienza con commovente convinzione.
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