Gli obblighi istituzionali impongono al governo di dire e ripetere che tutto, al suo interno, va bene e che le voci su un malessere strisciantiìe (e peraltro più volte manifestatosi) sono frutto della disinformazione della stampa avversa.
Ma l'evidenza è un'altra, imponendo agli osservatori - più o meno neutrali - e alla gente comune di chiedersi quanto ancora la saldezza sbandierata dell'esecutivo potrà sopportare gli strattoni che hanno un nome - Lega - e diversi interpreti - con Matteo Salvini attore principale -.
Non passa giorno senza che il segretario leghista non marchi le differenze tra lui e gli altri leader del governo.
E lo fa portando avanti una guerra che non si limita agli argomenti nazionali, spaziando anche in Europa e persino negli Stati Uniti, dove Salvini sta cercando di accreditarsi come un trumpiano ''duro e puro'', lui sì e non Giorgia Meloni, che flirta con l'amministrazione Biden.
Quanto tempo ancora prima della resa dei conti nel governo?
Restando in America, le parole di Salvini - che vanno ben oltre un semplice endorsement di tipo ideologico - sembrano marcare un ulteriore accelerazione nella ricerca di allargare in modo ancora più palese la distanza in politica estera che già esiste con il presidente del Consiglio.
Salvini è padronissimo di schierarsi con chi più gli aggrada (o, per meglio dire, con chi più si avvicina alle sue idee) , ma non può dimenticare che è parte di un governo che, tradizionalmente, non interferisce con le questioni interne ad altri Paesi, soprattutto quando, come nel caso degli Stati Uniti, sono alleati da tempo immemorabile.
È un ragionamento che evidentemente non attecchisce dentro la Lega in cui, sotto la spinta di Salvini, si manifestano idee e proposte che cozzano manifestamente con le tesi del governo.
Come quella sostenuta dal vicesegretario Crippa, che, nel reclamare lo stop all'invio di armi all'Ucraina, ha declamato l'assioma che non ci sono missili che non uccidono. Parole che sono suonate quasi offensive nei confronti dei bambini, assistiti in un ospedale pediatrico oncologico, uccisi appunto da un missile in una città ucraina. Un missile russo, per inciso.
Ma la Lega va avanti per la sua strada, con iniziative e sortite ideologiche che stanno avendo come conseguenza - in taluni casi, abbastanza manifestata, come è accaduto con Antonio Tajani - il progressivo raffreddamento di rapporti nella maggioranza. Rapporti che, d'altra parte, non sono mai stati reamente stretti se non in favore di telecamera.
Ma Salvini è questo, o è ''anche'' questo, e lo si sa da sempre, perché, dopo avere portato la Lega su posizioni che appaiono di estrema destra (o Bossi, dove sei? Dov'è il tuo spirito libertario?), ha anche affidato la sua rappresentanza in Europa ad un personaggio persino agli alleati talmente indigesto - per le sue posizioni su temi molto delicati, come le minoranze e i diritti umani - che la sua elezione a vicepresidente del gruppo dei Patrioti ha sollevato una vera e propria rivolta.
I prossimi mesi diranno tanto sul futuro del governo che certo, davanti al clima da guerriglia che si è creato, non può certo andare avanti dicendo che l'accordo tra gli alleati è totale.
Anche le strane manovre che la Lega sta attuando sul caso del presidente della Liguria Toti, ancora ai domiciliari e che non intende dimettersi, non fanno certo il bene della coalizione, che rischia tanto alle prossime regionali presentandosi come un acritico difensore dell'illustre detenuto.