• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Governo boccia il salario minimo toscano, scontro frontale con Giani

- di: Jole Rosati
 
Governo boccia il salario minimo toscano, scontro frontale con Giani
Palazzo Chigi impugna la legge regionale, il Pd insorge. Schlein: “Decisione scandalosa, non ci fermeremo”. Il presidente Giani: “Norma di civiltà, la difenderemo in Consulta”. È il quarto stop del governo alle riforme toscane in meno di un anno., Dietro lo scontro un'idea diversa di lavoro e giustizia sociale.

Il governo ferma la Toscana sul salario minimo

È scontro istituzionale tra Palazzo Chigi e la Regione Toscana. Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale 30/2025, approvata il 18 giugno, che introduceva un criterio premiale nelle gare pubbliche per le aziende che garantiscono almeno 9 euro lordi l’ora ai propri dipendenti. Per il governo, alcune parti del provvedimento violano l’articolo 117 della Costituzione, interferendo con le competenze statali in materia di concorrenza. La decisione, annunciata il 5 agosto, ha innescato una tempesta politica.

La replica di Schlein: “Scelta scandalosa”

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha bollato la scelta del governo come “scandalosa”, accusando la premier Giorgia Meloni di voltare le spalle ai lavoratori poveri. “Mentre milioni di famiglie faticano con bollette alte e stipendi insufficienti – ha detto Schlein il 6 agosto – il governo si accanisce contro chi tenta di tutelare la dignità del lavoro. Noi non ci fermeremo: rilanceremo in Parlamento la proposta di legge sul salario minimo, che ha già raccolto oltre centomila firme, e sarà centrale in tutte le campagne regionali”.

Giani sfida Roma: “Ci difenderemo in Consulta”

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha definito la legge “una norma di civiltà” e ha annunciato che la Regione si costituirà davanti alla Corte costituzionale per difendere il provvedimento. “Vogliamo un lavoro giusto, sicuro e pagato equamente – ha dichiarato il 5 agosto da Firenze – e non ci faremo intimidire. Questa battaglia va oltre i tecnicismi: riguarda il valore stesso che diamo alla dignità dei lavoratori”.

Il Pd parla di accanimento contro la Toscana

Duro anche il commento di Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro: “Il governo prima ha abbattuto la proposta unitaria delle opposizioni, ora attacca l’autonomia delle Regioni”. Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del partito, ha parlato di una “decisione vigliacca”, mentre i parlamentari toscani dem evocano un “rancore senza limiti” da parte dell’esecutivo nei confronti delle riforme della giunta Giani. “Meloni tenta di affossare tutto ciò che non controlla”, ha detto il senatore Dario Parrini il 6 agosto.

Fratoianni: “Il governo protegge le banche, non i poveri”

Da sinistra si è levata anche la voce di Nicola Fratoianni (AVS), che ha accusato il governo di fare gli interessi delle élite economiche: “Se questa legge avesse favorito banche o compagnie energetiche, Meloni avrebbe fatto finta di niente. Ma quando si cerca di dare un minimo di giustizia sociale, la destra si mostra per quello che è: nemica della povera gente”.

Un conflitto ricorrente tra Toscana e Palazzo Chigi

Non è la prima volta che una legge toscana finisce nel mirino del governo. È già accaduto con la norma sui balneari, dichiarata incostituzionale nel settembre 2024, con il Testo unico sul turismo (impugnato a marzo 2025 per la parte sugli affitti brevi) e con la legge regionale sul fine vita, contestata a maggio. Quattro provvedimenti fermati in meno di dodici mesi: un vero e proprio braccio di ferro politico-istituzionale.

Il precedente della Puglia

Un caso simile si era verificato lo scorso gennaio, quando il governo ha impugnato una legge pugliese sul salario minimo che ricalcava – pur con differenze formali – il modello toscano. Anche in quel caso, l’argomento era la competenza esclusiva dello Stato sulla concorrenza. Il ricorso è ancora pendente davanti alla Consulta.

Una battaglia emblematica

Quello che accade tra Roma e Firenze non è un semplice conflitto tra norme e competenze. È una battaglia simbolica, che tocca il cuore della questione sociale in Italia: chi decide quanto vale il lavoro? La legge toscana non imponeva un salario minimo, ma premiava chi lo adottava: una forma di incentivo, non di imposizione. Eppure è bastato questo a far scattare la reazione del governo.

Il timore – esplicitato da ambienti vicini a Confindustria – è che simili provvedimenti regionali creino distorsioni nel mercato nazionale, premiando localmente imprese che si adeguano a criteri extra-legislativi. Ma per molti, il vero nodo è politico: il salario minimo è diventato il terreno su cui si confrontano due visioni opposte di Paese.

Da un lato, chi crede che la crescita passi anche dalla giustizia retributiva; dall’altro, chi continua a difendere un mercato del lavoro dove la competizione al ribasso è considerata una virtù. La Consulta dovrà esprimersi sul piano giuridico. Ma il confronto sul salario minimo – e su quale idea di dignità vogliamo attribuire al lavoro – è appena cominciato.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 30 record
Pagina
Nessun record risponde ai criteri di ricerca
Trovati 30 record
Pagina
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720