Governo: tutto risolto. O forse no...
- di: Diego Minuti
L'incontro di ieri, che ha visto Silvio Berlusconi recarsi in via della Scrofa, di fatto riconoscendo la leadership di Giorgia Meloni nel centrodestra, apparentemente ha spazzato le nubi sul futuro del governo che, vedendo la foto di rito a conclusione del confronto - lei sorridente, lui un po' meno ... - , dovrebbe nascere a breve e, soprattutto, in armonia.
Ma troppe volte il fermarsi in politica alle apparenze ha portato a cadere in errore e, se il varo di un esecutivo guidato dal presidente di Fratelli d'Italia è scontato, dire che tutte le ''incomprensioni'' tra gli alleati siano state appianate potrebbe dimostrarsi una visione ottimistica dei fatti.
Governo: Meloni e Berlusconi hanno sancito la "tregua"
Una realtà che vede ancora Silvio Berlusconi cercare di fare valere i voti (soprattutto al Senato, dove sono decisivi) di Forza Italia per puntellare alcune sue richieste. Con una in particolare, che riguarda il ministero della Giustizia per cui la candidata in pectore (almeno in quello dell'ex Cavaliere) è l'ex presidente del Senato, Casellati, non escludendo che, di fronte alle perplessità che pure potrebbero emergere, si virasse su un altro nome.
Ed è qui che il discorso si fa complesso perché, nel progetto di agenda che Meloni vuole dare al futuro governo, la Giustizia ha un ruolo fondamentale perché necessita di una profonda riforma che lei vorrebbe affidare all'ex magistrato Carlo Nordio, che forse difficilmente avrebbe accettato di candidarsi se non con la garanzia di andare a lavorare, da ministro, nell'austero palazzo di via Arenula.
Ma questo è un discorso che porterebbe lontano. Oggi la realtà dei fatti deve rilevare che ancora ci sono delle cose da smussare, perché poi non è che se Meloni e Berlusconi si mettono d'accordo significa che tutto va bene, perché il terzo alleato, Salvini, sembra volere rialzare la testa, dopo essere stato costretto a prendere atto che la vittoria schiacciante di Fratelli d'Italia ne ha condizionato le speranze.
Ma Giorgia Meloni, a leggere le indiscrezioni sull'andamento del confronto di ieri, ha dimostrato di sapere reggere il ruolo di regista della trattativa replicando, alla richiesta di Berlusconi di vedere uno dei suoi al Ministero della Giustizia, con un ''parliamone, ma a questo punto si ridiscute tutte''. Cioè, se Meloni dovesse accettare di ''cedere'' il ministro della Giustizia - considerato un dicastero di quelli molto pesanti - , si dovrebbe andare a un nuovo accordo, che potrebbe ridimensionare fortemente il peso della delegazione forzista nel governo.
Ora bisognerà capire che effetto le parole di Meloni avranno su un Berlusconi che, pur di salvare la faccia con i suoi, non può cedere su tutto. Il tempo è forse galantuomo, ma di certo non è infinito. Sicuramente Giorgia Meloni rispetterà le scadenze che si è data per salire al Quirinale sapendo che ci tornerà nel giro di pochi giorni con una lista di ministri che però potrebbe anche non essere quella che lei sperava di mettere assieme.