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Giuli contro il Corriere: la cultura finisce in rissa politica

- di: Jole Rosati
 
Giuli contro il Corriere: la cultura finisce in rissa politica
Giuli contro il Corriere, rissa politica e nervi scoperti nella cultura

Il ministro accusa di censura, il Corriere nega: “Solo insulti”. Dietro lo scontro, la guerra sul ruolo dell’intellettuale e il nervo scoperto della destra culturale.

Una replica sgradita e un’intervista “fantasma”

Lo scontro tra il ministro della Cultura, Alessandro Giuli (foto), e il Corriere della Sera si è trasformato in un caso politico e mediatico che racconta molto più di quanto sembri. Il casus belli? Un editoriale di Ernesto Galli della Loggia in cui il ministro veniva accusato di “non avere una vera visione culturale per il Paese” e di “badare più alle poltrone che ai progetti”. Giuli ha deciso di replicare duramente: “Perditempo” e “poltrona di lusso” sono solo alcune delle espressioni rivolte a Galli della Loggia nell’intervista concessa al Corriere, ma poi mai pubblicata. A quel punto il ministro ha diffuso l’intervista sui social, accusando il quotidiano di “censura”.

La versione di Giuli: “Mi hanno chiesto un’intervista, poi l’hanno nascosta”

Il ministro non ha usato mezzi termini: “Mi chiedono un’intervista per replicare, poi cambiano idea perché le risposte non piacciono e decidono di non pubblicarla”, ha scritto su X il 14 luglio. Nella versione postata online, Giuli dichiara di aver accettato “previa supplica del Corriere” anche di togliere i termini più sferzanti come “perditempo”, ma di fronte a un evidente rifiuto del giornale, ha deciso di pubblicare tutto, incluso uno scambio privato con il giornalista Paolo Conti. “Poi dicono che gli illiberali siamo noi di destra…”, ha concluso ironicamente.

Il Corriere replica: “Ha rifiutato di scrivere una lettera, nessuna censura”

Da via Solferino, la risposta non si è fatta attendere. In una nota il quotidiano nega ogni censura: “L’intervista è stata chiesta dieci giorni fa. Il ministro l’ha concessa solo domenica, pretendendo di chiedere le dimissioni di Galli della Loggia con un contorno di insulti. Gli abbiamo chiesto di scrivere una replica sotto forma di lettera, lui ha rifiutato. Se cambierà idea, la pubblicheremo”. E rincarano: “Nella sua versione nega l’evidenza di quanto sta accadendo nel ministero”.

Galli della Loggia: “Nessuna poltrona di lusso, e incarico non retribuito”

Il diretto interessato, Ernesto Galli della Loggia, è intervenuto a sua volta per smontare l’accusa ricevuta da Giuli: “La ‘poltrona di lusso’ di cui parla consiste in un incarico che ho svolto con altri due colleghi e alcuni funzionari ministeriali, per poche mattinate, senza alcun compenso”. Il riferimento è a una commissione consultiva istituita dal Mic. E, col tono dell’intellettuale che non perdona, aggiunge: “Il ministro si faccia una ragione del fatto che le sue delibere su Papini, Volpe, Gentile e sul 650º di Boccaccio non sono state accolte: a decidere non era lui, ma noi”.

Il giornalista tirato in ballo: “Pubblicare messaggi privati? Inquietante”

A gettare altra benzina sul fuoco è stato Paolo Conti, firma del Corriere e autore dell’intervista. Giuli ha infatti pubblicato anche le chat private con il cronista, in cui quest’ultimo definiva l’intervista “densa e puntuale”. Conti si è detto “basito” per la scelta del ministro di rendere pubblico lo scambio: “Trovo inquietante che un esponente di governo si spinga fino a questo punto”.

FdI: “Occasione persa per il dibattito”. Ma Renzi attacca duramente

La politica si è subito divisa. Fratelli d’Italia, con il presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone, ha provato a smorzare i toni, parlando di “un’occasione persa per un confronto” e rilanciando i successi di Giuli: “Ha dato impulso con il Piano Olivetti e il Piano Mattei”. Ma Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha affondato il colpo: “Parliamo di un ministro che ha fatto acquistare con fondi pubblici il libro scritto da sé stesso. E ora attacca il Corriere perché osa criticarlo. Almeno non intercetta i giornalisti come fa il suo governo con l’uso illegittimo di Paragon. Lui non intercetta: lui epura”, ha dichiarato l’ex premier il 14 luglio su Instagram.

Una polemica rivelatrice: il nervo scoperto della destra culturale

La rissa tra Giuli e il Corriere non è solo un banale battibecco tra potere e stampa. È un riflesso del conflitto profondo che si consuma da mesi sul tentativo della destra italiana di costruire una propria egemonia culturale. Giuli, ex direttore del Centro Studi Machiavelli e già firma del Foglio e di Tempi, è stato scelto proprio per questo: incarnare una nuova destra del pensiero. Ma gli ostacoli sono numerosi, a partire dalle stesse istituzioni culturali – accademie, sovrintendenze, commissioni – che non si piegano facilmente.

In questo senso, l’attacco a Galli della Loggia – intellettuale conservatore ma tutt’altro che organico al melonismo – suona come il sintomo di una frustrazione più ampia: la difficoltà di trasformare la spinta elettorale in reale influenza culturale. E il fatto che Giuli si sia visto rifiutare la pubblicazione di una replica proprio dal principale quotidiano italiano ha contribuito a far esplodere quel nervo.

Cultura o comunicazione? L’interrogativo che resta

Che cosa resta alla fine? Non una riflessione sulla cultura italiana, ma una schermaglia velenosa su chi ha detto cosa, su chi ha insultato chi. Lo scontro ha deviato l’attenzione dal vero nodo: che tipo di politica culturale serve oggi al Paese? Che ruolo devono avere gli intellettuali nei processi decisionali? E il rapporto tra potere politico e stampa può davvero ridursi a uno scambio di messaggi pubblicati sui social?

In un tempo in cui il consenso si gioca più sulla narrazione che sulla sostanza, anche la cultura rischia di diventare un terreno di lotta simbolica, più che un progetto di costruzione. E in questo scontro, tutti sembrano aver perso qualcosa: il ministro la sua credibilità di riformatore, il Corriere la sua trasparenza editoriale, e il dibattito pubblico una nuova occasione per elevarsi.

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