Celebrare la Giornata della Memoria per alimentare il ricordo

- di: Germana Loizzi
 
La scelta del 27 gennaio per celebrare la Giornata della Memoria ricorda l'ingresso dei soldati dell'Armata rossa nel campo di Auschwitz - Birkenau. Sono passati 77 anni e l'orrore è rimasto lo stesso di quello che provarono anche quei rudi militari che pure erano stati testimoni, oltre che della violenza della guerra, anche di altri campi dell'orrore, come quelli di Majdanec e Belzec. 77 anni che talvolta mi chiedo se siano passati inutilmente, visto il moltiplicarsi recente di episodi di antisemitismo anche nel nostro Paese che, per avere vissuto vent'anni di fascismo, dovrebbe avere nel suo organismo sociale gli anticorpi per sconfiggere il Male.

Oggi si celebra la Giornata della Memoria

L'ultimo episodio - il bambino israelita di 12 anni picchiato e insultato da due ragazze quindicenni -, accaduto pochi giorni fa in Toscana, rimanda a periodi della nostra Storia in cui la brutalità riservata agli ebrei era la consuetudine. Anche se oggi si cerca di annacquare il ricordo di quegli episodi in virtù dei meccanismi autoassolutori che ci portiamo dietro da sempre. Perché i cattivi sono sempre gli altri.

Quanto accaduto a questo bambino fa orrore (essere oggetto di violenza fisica o verbale, non interessa per quello che si è fatto, ma per quello che  si è) e lo fa ancora di più perché ad esserne protagonisti sono ragazzini, sono il nostro futuro, sono la speranza che facciano meglio di noi per creare una società basata sulla solidarietà, il rispetto e quindi l'uguaglianza. I milioni di morti nei campi di sterminio o di concentramento nazisti sono la memoria perenne della follia dell'Uomo che, ergendosi a giudice e boia, vede nel ''diverso'' (con tutte le accezioni del termine: ebrei, zingari, omosessuali, limitati nelle capacità psichiche, religiosi, dissidenti) qualcuno da correggere, da eliminare, applicando il massimo possibile delle pena, dalla morte violenta a quella per fatica, per fame, per malattie non curate. L'enciclopedia del Male ha tante voci e, purtroppo, alcune hanno ancora attenti lettori. La bandiera nazista poggiata, sul sagrato di una chiesa romana, sulla bara di una donna di estrema destra è il compendio di ignoranza, disprezzo della Storia e delle leggi, voglia di riaffermare una presenza e una visibilità che la Costituzione, basata sull'antifascismo, nega.

Il nostro popolo, dopo la fine del fascismo, passato attraverso un difficile percorso di ricostruzione del proprio corpo sociale, ha mostrato di sapere lottare contro ''le vesti dei fantasmi del passato'' - rubo il frammento del testo di una canzone, scritto da Mogol - che non indossiamo più, fidando nella democrazia come unica forma di rappresentanza vera. Eppure, c'è ancora chi nega e chi, sbagliando, assimila gli ebrei a Israele, mischiando due distinte entità - religione e Stato - che mai dovrebbero essere accostate. Mi chiedo come si possa ancora negare, davanti alle migliaia di occhiali, affastellati in una stanza del perimetro di Auschwitz, o alle pile di vuote valige, molte delle quali portano ancora il nome del proprietario che lo vergò pensando che il Male lo avrebbe risparmiato. Davanti a queste testimonianze mute (che si trovano in Rete, per fortuna e in eterno) è difficile non pensare a quei milioni di essere umani che sono stati usati dal nazismo come suggello del folle sogno di un Reich millenario.

Bisogna comunque sempre rispettare chi non la pensa come noi, a patto che le cose che dice e che sostiene siano suffragate oltre che da elementi di certezza, anche dal senso di umanità. Sono passati molti decenni ed evidentemente per qualcuno invano. Appena poche ore dopo l'annuncio della morte di David Sassoli, un parlamentare europeo del partito tedesco di estrema destra Afd ha postato un commento condito da insulti nei confronti del politico italiano. Sorpresa, sdegno. Poi vai a leggere il cognome del parlamentare (Fest) e capisci che è il figlio del biografo di Hitler (Joachim Fest).
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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