Giappone, tre residenti stranieri accusano: "Perseguitati per la nostra razza"
- di: Redazione
La vita degli stranieri che risiedono stabilmente in Giappone può essere anche un incubo. Lo sostengono tre di loro che hanno denunciato lo Stato giapponese di presunta profilazione razziale, sostenendo che sono stati sottoposti a ripetuti fermi e interrogatori da parte della polizia sulla base del loro evidente non essere nipponici.
Con la causa (la prima del genere in Giappone), i querelanti chiedono, oltre al riconoscimento della profilazione razziale, anche un risarcimento (di poco più di ventimila dollari). Uno dei tre residenti, Syed Zain, ai giornalisti ha detto che in Giappone permane ''un'immagine molto forte secondo cui 'straniero' equivale a 'criminale' ".
Giappone, tre residenti stranieri accusano: "Perseguitati per la nostra razza"
Zain, che è cittadino nipponico, è nato in Pakistan, vive in Giappone da vent'anni, dove è andato a scuola. Peraltro, parla fluentemente il giapponese.
Secondo la definizione dell'ONU, la profilazione razziale è "il processo mediante il quale le forze dell'ordine si basano su generalizzazioni basate sulla razza, sul colore della pelle, sulla discendenza o sull'origine nazionale o etnica, piuttosto che su prove oggettive o comportamento individuale, per sottoporre le persone a fermi, perquisizioni dettagliate, controlli di identità e indagini, o per decidere che un individuo era coinvolto in attività criminali”.
Un altro dei querelanti, Matthew, di origine indiana e residente permanente in Giappone, ha affermato di essere stato interrogato dalla polizia almeno 70 volte da quando è arrivato nel Paese nel 2002. ''Mi sento come se, ogni volta che finisco di lavorare, mi nascondessi in casa mia", ha detto Matthew, che ha rifiutato di fornire ai giornalisti il suo cognome per paura di molestie.
Maurice, un afro-americano residente permanente in Giappone, anche lui interrogato decine di volte, ha detto: ''Voglio che la gente capisca che questo è un evento quotidiano, una cosa di tutti i giorni, e che dobbiamo fare qualcosa per impedirlo alle generazioni future".
I tre uomini hanno intentato causa contro l'Agenzia nazionale di polizia, il governo metropolitano di Tokyo e il governo della prefettura di Aichi presso il tribunale distrettuale di Tokyo.