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Germania in stallo: Pil fermo e ombre su Deutsche Bank

- di: Jole Rosati
 
Germania in stallo: Pil fermo e ombre su Deutsche Bank

Economia immobile, fiducia in calo e un’indagine che scuote i mercati.

(Foto: il cancelliere tedesco Friedrich Merz).

L’economia tedesca non decolla. Secondo i dati ufficiali, il Prodotto interno lordo del terzo trimestre 2025 è rimasto sostanzialmente invariato, confermando il rischio che la tanto attesa ripresa resti un miraggio. Nel frattempo, per la principale banca del Paese, Deutsche Bank, si apre l’ombra di una possibile inchiesta da parte della Banca centrale europea (BCE), che starebbe esaminando le sue pratiche contabili. Un mix che mette in crisi non solo la fiducia delle imprese ma l’intera narrativa economica della Germania.

Crescita ferma e clima d’impresa in calo

I numeri dell’economia parlano chiaro: il terzo trimestre del 2025 si chiude senza crescita per la Germania. Le uscite pubbliche sono aumentate grazie agli investimenti decisi dal governo, ma ciò non si è tradotto in una risalita di consumi privati o dinamismo nel mercato interno.

In questo contesto, il felice ottimismo con cui era stato accolto il pacchetto di spesa pubblica – compresi investimenti in infrastrutture e difesa – sembra evaporato. A novembre l’indice di fiducia delle imprese, l’Ifo Institute, è sceso a 88,1 da 88,4 di ottobre, sotto le attese degli analisti.

Secondo alcuni analisti, la delusione riflette la crescente consapevolezza che senza profonde riforme strutturali la spinta fiscale non basta. Le imprese mettono in guardia: la spesa pubblica da sola non genererà una svolta duratura se non sarà accompagnata da misure che rendano la Germania davvero competitiva.

Deutsche Bank al centro di un caso potenzialmente esplosivo

Se la stagnazione economica mette in difficoltà la crescita, il sistema finanziario tedesco rischia di aggravare la situazione. Una denuncia di un ex dirigente di Deutsche Bank, Dario Schiraldi, ha scatenato l’attenzione della BCE: secondo Schiraldi, la banca avrebbe utilizzato tecniche di “netting” e altre pratiche contabili off-balance-sheet per dare un’immagine più solida del proprio bilancio rispetto alla realtà, sottostimando l’esposizione finanziaria di oltre 200 miliardi di euro.

La BCE – pur non avendo ancora avviato un procedimento formale – ha già chiesto chiarimenti, inserendo il caso in un’indagine più ampia sui grandi istituti bancari europei.

Da parte sua, Deutsche Bank replica che le sue procedure sarebbero in linea con gli standard contabili e le prassi di settore. Ma il sospetto resta: se le accuse fossero fondate, significherebbe che la banca ha gestito un’attività finanziaria con un livello di leva molto più alto di quanto dichiarato, mettendo a rischio la fiducia degli investitori e la stabilità del sistema bancario tedesco.

Un governo fragile e il dilemma degli investimenti pubblici

Il nuovo esecutivo guidato da Friedrich Merz aveva scommesso su una combinazione di spesa pubblica e rilancio dell’economia. In particolare, il governo ha autorizzato massicci investimenti per infrastrutture, difesa e transizione energetica, superando il tradizionale vincolo del rigore di bilancio tedesco.

Ma il problema è che questa spesa, finora, non ha generato l’effetto sperato. Le imprese denunciano l’assenza di riforme strutturali e l’incertezza di medio termine; molti nella coalizione di governo – soprattutto tra i partiti tradizionalisti – chiedono un aumento dell’età pensionabile e altre drastiche misure di bilancio. Un dibattito che espone il governo a una situazione complicata: i numeri in parlamento non darebbero per scontato l’approvazione del pacchetto previdenziale su cui Merz ha raggiunto un accordo con i partner di coalizione (la sinistra della Spd). Il timore è che il compromesso – già percepito come debole – cada. (informazione basata su discussioni parlamentari e pressioni interne, come riportato da fonti giornalistiche tedesche).

Cosa aspettarsi dal quarto trimestre e dal 2026

Le ultime previsioni della Bundesbank indicano che l’economia tedesca potrebbe registrare una lieve ripresa nel quarto trimestre del 2025, con un contributo dell’attività nei servizi e un timido miglioramento dei consumi privati.

Ma le condizioni per una vera inversione di tendenza restano fragili: il contesto globale rimane incerto, il settore industriale continua a soffrire la concorrenza internazionale e l’impatto dei dazi americani è tutt’altro che superato. Quanto alla fiducia, per tornare a crescere serviranno segnali concreti di stabilità – sia nel mondo produttivo, sia nel sistema bancario. E in questo momento solo uno dei due appare in difficoltà, l’altro sotto indagine.

In definitiva, il 2025 si chiude con un’immagine opaca: la tanto decantata svolta tedesca sembra aver perso slancio, e la sfida che attende Berlino è più ardua di quanto preventivato. Se non arrivano riforme incisive e trasparenza nel sistema finanziario, la stagnazione rischia di diventare la nuova normalità.

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