Germania: la Corte costituzionale cancella il blocco dei fitti a Berlino

- di: Brian Green
 
La Corte costituzionale tedesca, con una sentenza che ha valore retroattivo, ha annullato il tetto ai fitti di Berlino che era stato fissato dalla capitale della Germania, che gode di uno statuto speciale.
Per effetto della sentenza, gli inquilini devono restituire ai proprietari delle loro abitazioni la differenza tra l'importo pattuito nel contratto e quello che hanno pagato grazie al regolamento comunale adottato dalla capitale.
Con il regolamento, la città-Stato di Berlino - secondo la suprema corte tedesca -, ha superato i suoi poteri nel tentativo di porre dei limiti all'aumento vertiginoso degli affitti nella capitale. La Corte costituzionale tedesca, in particolare, ha dichiarato incostituzionale la cosiddetta legge sul "rent cap" che il governo di Berlino, espressione di una coalizione composta da socialdemocratici, verdi e sinistra, ha approvato nel 2019 e che è entrata in vigore poco più di un anno fa. Un parlamento regionale - anche se, come quello che Berlino, ha poteri e competenze particolari in virtù del suo status di capitale - non può regolare i prezzi degli affitti per legge. La decisione della Corte costituzionale era molto attesa, sia dai proprietari che dagli inquilini.

Il mercato degli affitti nella capitale tedesca è rimasto praticamente paralizzato per mesi in attesa della pronuncia della Corte costituzionale. Molti proprietari hanno scelto di vendere o non mettere sul mercato gli appartamenti interessati dalla normativa. La suprema corte ha deciso che il regolamento è nullo sin dal momento in cui è entrato in vigore. Ciò significa che gli inquilini dovranno pagare ai loro proprietari la differenza tra l'affitto che hanno concordato nel contratto e quello che Berlino ha stabilito come massimo. Durante questi mesi è stato abbastanza frequente assistere a trattative per la locazione abbastanza particolari: il fitto di un appartamento veniva pubblicizzato a un certo prezzo, con l'avvertenza da parte del proprietario che, in base alla legge sul tetto degli affitti, poteva addebitare solo un importo inferiore. La differenza tra l'uno e l'altro importo, avvertivano gli annunci, sarebbe stata richiesta al conduttore nel caso in cui la giustizia annullasse il regolamento, come è alla fine avvenuto.

Comunque Vonovia, uno dei più grandi proprietari di case a Berlino, con oltre 40.000 appartamenti, ha annunciato oggi che non chiederà agli inquilini la differenza tra gli affitti concordati e quelli effettivamente pagati, nonostante la sentenza lo consenta ("Per non causare ancora più insicurezza in questi tempi"), mentre Deutsche Wohnung, altro grande proprietario di unità abitative, ha reso noto che faciliterà il pagamento degli affitti arretrati.
Il tetto agli affitti di Berlino è entrato ufficialmente in vigore il 23 febbraio 2020 ed era potenzialmente applicabile ad una platea di un milione e mezzo di case, di diverse tipologie. I contratti firmati a partire al febbraio 2020 - e che prevedevano pesanti sanzioni economiche per i proprietari che avessero ignorato la nuova legge - hanno preso come riferimento i prezzi in vigore a giugno 2019, che sarebbero stati congelati per cinque anni, con un aumento dell'1,3 per cento per assorbire l'inflazione. La nuova legge ha avuto come conseguenza il fatto che è stato messo sul mercato un numero inferiore di appartamenti, in una città dove l'85% dei suoi abitanti vive in affitto. Anche perché la costruzione di nuove case non tiene il passo con l'arrivo di nuovi berlinesi, stimato in circa 40.000 ogni anno.
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