Gentiloni dice no ai bonus e chiede misure mirate. Ma basterà?

- di: Redazione
 
Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici, non è uomo dall'oratoria trascinante. Per questo, quando le sue parole (non nel tono, inesorabilmente monocorde, ma nella sostanza) si alzano di una tacca, fanno spesso rumore. Non perché dicano cose sconvolgenti (tutt'altro, visto la tradizionale misura della persona), quanto perché escono fuori da una certa consuetudine della politica di casa nostra, che impone di alzare la voce anche quando non ce n'è bisogno.

Paolo Gentiloni dice no ai bonus chiedendo interventi mirati.

Anche l'ultima esternazione di Gentiloni rientra nella categoria ''cose importanti dette, ma sottovalutate perché non urlate'', quando il commissario Ue ha detto, per riassumere, che le misure straordinarie adottate nel punto più alto della pandemia non possono essere replicate oggi, con la Guerra in Ucraina.
Altrimenti, aggiungiamo noi, si uscirebbe dalla straordinarietà per entrare in una non troppo giustificabile routine.
Parole sacrosante, verrebbe da dire, ma che forse non sono quelle che la gente avrebbe voluto sentire da una persona che, non fosse altro per esserne stato anche presidente del Consiglio, conosce bene l'Italia e le sue dinamiche, a partire da quelle economiche.

Dire che non si può sempre ricorrere alla strategia dei bonus è abbastanza normale, se questo contribuisse veramente ad attenuare gli effetti della crisi. C'è però l'altro aspetto, che non può essere sottaciuto, e che è quello della vita vissuta, quella di tutti i giorni dove, se sei titolare di una impresa o di una società e rischi di chiudere se non incassi o risparmi qualcosa, il futuro resta quanto meno preoccupante.
Quindi il primo commento alle parole di Paolo Gentiloni potrebbe essere condensato in una domanda: ma senza la mano tesa dello Stato, come possiamo sconfiggere la crisi?

Ecco, a questo interrogativo Gentiloni non può rispondere, tenendo conto che, da commissario Ue, il suo approccio deve essere generale, anche se parrebbe quanto meno strano che il suo ragionare non sia finalizzato al nostro Paese. Anche perché un'altra cosa che per lui è da evitare e con forza è il ricorso ad uno scostamento di bilancio che, come un bicchiere d'acqua data all'assetato nel deserto, toglie momentaneamente la sete, ma non risolve il problema.

Come è giusto che sia, comunque, Paolo Gentiloni ha usato espressioni slegate dai contesti nazionali, riferendosi ad una crisi che è comune, ma che deve essere affrontata alla luce delle risposte che i singoli Stati sono in grado di dare, senza pensare ad ulteriori deroghe a tetti, regole e lacciuoli.
Quindi, secondo il commissario Ue, fatte salve le differenti genesi delle crisi (pandemia e invasione russa in Ucraina), non si può pensare di contrastarle allo stesso modo, ovvero con misure di sostengo di politica fiscale. Cioè, niente più interventi a pioggia, sotto forma di bonus o altre misure di carattere generale, che purtroppo tanto si sono prestate ad azioni illegali. Dai governi, quindi, devono arrivare azioni mirate e, quindi, selettive. Oltre Gentiloni, per rispetto all'autonomia dei governi, non è andato perché non poteva fare altrimenti.

Ed è qui il problema: l'Italia del maggio 2022, ancora con le ossa rotte dalla pandemia e alle prese con la lievitazione violenza di prezzi e costi, può farcela attingendo solo al delicato capitolo delle ''misure mirate''? Noi qualche dubbio ce lo abbiamo, sempre pronti, in ogni caso, a fare ammenda.
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