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Gaza, il parroco Romanelli: “Qui come dopo uno tsunami. Serve tutto, ma la priorità è la scuola”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Gaza, il parroco Romanelli: “Qui come dopo uno tsunami. Serve tutto, ma la priorità è la scuola”

“Ci sentiamo come dopo che è passata un’onda di tsunami. Ci sono i detriti alle nostre spalle e noi guardiamo avanti, cercando di capire se ne arriverà un’altra.” Le parole di padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, arrivano come un grido di dolore ma anche come un invito alla speranza, in un territorio devastato da mesi di guerra e privazioni.

Gaza, il parroco Romanelli: “Qui come dopo uno tsunami”

In un’intervista rilasciata a La Repubblica, il sacerdote argentino, da anni punto di riferimento per la piccola comunità cattolica locale, descrive la situazione con toni drammatici: “Serve tutto. Non c’è più nulla, dalle case alle scuole, dalle infrastrutture ai servizi essenziali. Ma se devo scegliere una priorità, dico la scuola.”

“La scuola è il futuro”
Per Romanelli, l’emergenza educativa è oggi uno dei fronti più urgenti. “I bambini hanno perso tre anni scolastici. I primi due siamo riusciti a portarli avanti, ma solo per quelli che erano qui dentro la parrocchia,” spiega. “I ragazzi che venivano da fuori sono rimasti senza istruzione: dovranno recuperare, ma non ci sono più scuole e non ci sono più tutti gli allievi, perché molti sono morti.”

Un dramma che va oltre la semplice mancanza di strutture: rappresenta, secondo il parroco, la perdita di una generazione cresciuta senza la possibilità di imparare e di costruire un futuro. “La scuola è il futuro – ribadisce – perché significa restituire dignità, normalità, speranza a questi bambini. È la prima pietra per la rinascita.”

Gli aiuti e la solidarietà
Qualche segno di sollievo, però, comincia ad arrivare. “Il Patriarcato latino di Gerusalemme è riuscito a farci recapitare qualche aiuto già due giorni fa,” racconta Romanelli. “Frutta e verdura fresche qui non si vedevano da tanto. Ora iniziamo a distribuirle alle famiglie intorno a noi.”

La parrocchia, che da mesi accoglie centinaia di sfollati, si è trasformata in un centro di assistenza e solidarietà. “La priorità ora è sostenere le famiglie, dare loro qualcosa da mangiare, un riparo, un segno di presenza,” aggiunge. Ma le sfide restano immense: “Poi bisognerà guardare alle case, perché queste ultime settimane hanno fatto danni enormi qui a Gaza City.”

Tra paura e speranza
Il futuro della Striscia di Gaza sarà al centro del vertice internazionale in Egitto di oggi, ma nelle parole di Romanelli emerge soprattutto la stanchezza di una popolazione che ha vissuto troppo a lungo nella paura. “A molte persone basta che ci sia qualcuno che mantenga l’ordine e garantisca diritti,” dice il parroco. “Qui negli ultimi vent’anni la gente non ha fatto altro che vivere guerre. Ci sono bambini che sanno che la guerra è una parte normale della loro vita.”

Per lui, come per molti, la vera svolta sarà solo quando si riuscirà a costruire una pace duratura: “Tutti vogliono che finisca definitivamente, che in questo nuovo Medio Oriente venga rispettato il diritto dei palestinesi a esistere accanto a Israele. È ciò che la Chiesa ha sempre sostenuto.”

Nel silenzio delle macerie, padre Romanelli continua la sua missione: distribuire aiuti, accogliere chi non ha più una casa, e ricordare che, nonostante tutto, l’educazione e la speranza possono essere le fondamenta della rinascita.

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