G7, Confindustria e Deloitte: solo il 42,3% degli uomini e il 47,5% delle donne conseguono una qualifica terziaria

- di: Barbara Leone
 
I Paesi del G7 affrontano una sfida cruciale: trasformare i propri sistemi educativi per fornire alle nuove generazioni le competenze necessarie ad affrontare un mercato del lavoro in continua evoluzione. Nonostante i significativi progressi compiuti nell'ultimo decennio, nei Paesi del G7 solo il 42,3% degli uomini e il 47,5% delle donne consegue una qualifica terziaria. Inoltre, i dati sui NEET (giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non partecipano a percorsi di formazione) evidenziano le difficoltà nella transizione tra scuola e mondo del lavoro: questa condizione riguarda l'11,1% degli uomini e il 13,2% delle donne. Percorsi universitari legati alle discipline STEM, nei quali le donne continuano a essere sottorappresentate, e la trasformazione digitale si configurano come strumenti chiave in un momento storico in cui l'adozione di robot di servizio professionali e collaborativi ha registrato un aumento del 13% tra il 2017 e il 2022.

G7, Confindustria e Deloitte: solo il 42,3% degli uomini e il 47,5% delle donne conseguono una qualifica terziaria

Questo fenomeno sta portando a un'era di sempre maggiore interconnessione tra esseri umani e macchine. Allo stesso tempo, il G7 deve concentrarsi sull’imprenditorialità per colmare la lacuna di 34 milioni di imprenditori nell'area OCSE. Al momento, solo il 14,5% degli uomini e l’8,8% delle donne sono lavoratori autonomi, con una quota esigua del 9% tra i giovani al di sotto dei 30 anni. Queste sono alcune delle principali evidenze riportate nel B7 Flash, un approfondimento elaborato da Confindustria e Deloitte in occasione della "G7 – Industry Stakeholders Conference: Bridging Gaps and Building Futures", organizzata a margine della Ministeriale G7 sulle Pari Opportunità, che si terrà a Matera dal 4 al 6 ottobre. Deloitte Italia è il Knowledge Partner esclusivo del B7 Italy 2024, presieduto da Confindustria sotto la guida di Emma Marcegaglia.

Sbloccare il pieno potenziale dell’imprenditorialità e costruire un’economia più resiliente ed equa richiede azioni decise che facciano perno sull’inclusione sociale dei gruppi sottorappresentati e sull’uguaglianza di genere da parte dei Paesi G7”, evidenzia Lara Ponti, Vicepresidente Confindustria per la Transizione Ambientale e gli Obiettivi ESG, sottolineando che “Questo obiettivo è cruciale e anche le aziende sono chiamate a incorporare tali principi nei loro obiettivi strategici, adottando strumenti che permettano di fissare traguardi chiari e misurabili in ogni fase della carriera femminile, non solo aumentando la presenza delle donne, ma anche favorendo pari opportunità di crescita professionale, una retribuzione equa e un equilibrio tra vita privata e lavoro”.

Del resto, come sottolineato da Andrea Poggi, Innovation Leader per Deloitte Italia e capo delegazione B7 per Deloitte, “I Paesi del G7 stanno attraversando una fase di profondi cambiamenti, con significative implicazioni sui percorsi educativi e formativi e sul mercato del lavoro, che offrono straordinarie opportunità per facilitare l’accesso a istruzione e occupazione, e per ridurre le disuguaglianze ancora esistenti in tali ambiti. A livello globale, ad esempio, le donne continuano a essere notevolmente sottorappresentate, soprattutto nei settori ad alto contenuto tecnologico: costituiscono solo il 20% dei dipendenti nelle aziende di machine learning, il 12% dei ricercatori in intelligenza artificiale e il 6% degli sviluppatori software. Al contempo, in ambito imprenditoriale, la rappresentanza dei giovani rimane limitata, con meno del 9% degli imprenditori sotto i 30 anni. È quindi fondamentale - aggiunge Poggi - che i Paesi del G7 siano fautori di un nuovo mercato del lavoro che promuova una “diversità inclusiva”, pilastro imprescindibile per massimizzare i benefici delle molteplici transizioni in corso e costruire un futuro etico e sostenibile per il Business. Affinché ciò sia possibile, sono necessarie azioni concrete ed efficaci che agiscano su tre leve principali: un migliore accesso a istruzione e mercato del lavoro, rimuovendo gli ostacoli strutturali d’accesso e capitalizzando la trasformazione digitale in corso, promozione dell’imprenditorialità, leva fondamentale di crescita economica, e maggiore inclusività, soprattutto per donne e giovani, affinché tutti abbiano l’opportunità di sviluppare le competenze necessarie. Queste sono chiavi essenziali per affrontare le sfide sempre più complesse che business e società devono superare, stimolando innovazione e crescita economica, con l’obiettivo di un futuro del lavoro sostenibile, inclusivo e prospero”.

“Da sempre - spiega Emanuela Trentin, CEO Siram Veolia Italia - l’approccio olistico alla trasformazione ecologica è una prerogativa per la crescita del nostro Gruppo, a favore dei clienti e delle comunità in cui operiamo. Conciliare sviluppo ambientale, economico e sociale è la bussola che guida i nostri progetti e servizi, ma è anche il valore alla base della nostra cultura interna, di comunità professionale, orientata alla cura e all’attenzione alle persone, alla crescita del capitale umano, alla meritocrazia e all’inclusione, alla leadership consapevole. Sono per noi requisiti imprescindibili di lavoro e di prosperità, particolarmente importanti in un settore, quello delle cosiddette ‘professioni verdi’, che sta crescendo a grande velocità e che richiede oggi risorse, competenze, talenti nuovi. Siamo orgogliosi di portare il nostro contributo a un momento di confronto tanto significativo e urgente, su temi prioritari per la nostra visione e le nostre strategie”, conclude Trentin.

La sfida di rinnovare i sistemi educativi nei Paesi del G7 è, dunque, fondamentale per preparare le nuove generazioni alle trasformazioni del mercato del lavoro. Le competenze STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) sono considerate essenziali per affrontare le sfide attuali, ma solo una minoranza di studenti in questi Paesi sceglie tali percorsi formativi. In particolare, solo il 70% dei laureati in STEM è di sesso maschile, il che riflette una persistente sotto-rappresentazione delle donne in questi campi. Per affrontare questo squilibrio, i Paesi del G7 dovrebbero promuovere percorsi formativi STEM tra le giovani donne, favorendo anche una combinazione tra scienze umane e tecnologiche per creare competenze ibride, meglio allineate alle esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione. Un ulteriore supporto all'istruzione potrebbe venire dall'intelligenza artificiale generativa, che potrebbe trasformare l'esperienza didattica, adattando le lezioni in tempo reale e permettendo agli insegnanti di concentrarsi su attività più complesse, come la pianificazione e l'interazione con gli studenti. È altrettanto importante affrontare la questione dei NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi): il 13,2% delle donne e l'11,1% degli uomini nei Paesi del G7 rientrano in questa categoria. La soluzione passa da una maggiore varietà di scelte educative e dal potenziamento della formazione professionale, oltre a investire nell’orientamento professionale e nell’apprendimento collaborativo, con un focus su mentorship e risorse accessibili a tutti.

La crescente carenza di competenze tecniche ha accelerato l'adozione di soluzioni automatizzate per migliorare la produttività. Tra il 2017 e il 2022, l'utilizzo di robot di servizio professionali e robot collaborativi ha registrato una crescita del 13%. Tuttavia, l'automazione pone nuove sfide, soprattutto per le donne, che sono maggiormente a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Questo perché le donne sono spesso impiegate in ruoli che comportano mansioni ripetitive, più facilmente automatizzabili. La loro presenza nei settori tecnologici avanzati, inoltre, è ancora scarsa: a livello globale, solo il 20% dei dipendenti nelle aziende di machine learning sono donne, e le percentuali scendono ulteriormente nel campo della ricerca sull'intelligenza artificiale (12%) e tra gli sviluppatori software (6%). Per massimizzare i vantaggi della trasformazione digitale e ridurre le disuguaglianze di genere, è essenziale adottare un approccio che metta al centro l'essere umano. Le tecnologie devono essere utilizzate per amplificare le capacità umane, e non per sostituirle. Questo richiede una continua riqualificazione della forza lavoro, con un focus particolare sull’acquisizione di competenze digitali avanzate da parte delle donne. Senza contare che le  aziende stanno evolvendo verso modelli operativi che non si basano più sui ruoli tradizionali, ma sulle competenze. Secondo un'indagine condotta da Deloitte, le organizzazioni che si basano su questo nuovo approccio sono in grado di gestire i talenti in modo più efficace (+107%), di trattenere quelli con migliori prestazioni (+98%) e di creare un ambiente di lavoro più inclusivo (+47%).

In questo contesto, i Paesi del G7 devono affrontare una sfida legata all’imprenditorialità: attualmente mancano circa 34 milioni di imprenditori nell’area OCSE. Solo il 14,5% degli uomini e l'8,8% delle donne nei Paesi del G7 sono lavoratori autonomi, e la percentuale scende al 9% tra i giovani sotto i 30 anni. Per promuovere l’imprenditorialità, è necessario adottare politiche inclusive che creino ecosistemi favorevoli alla crescita delle piccole e medie imprese, aumentando la partecipazione di giovani e donne nell’avvio di nuove attività. Secondo le stime dell'OCSE, se i giovani fossero coinvolti nell’imprenditorialità allo stesso livello degli adulti tra i 30 e i 49 anni, si potrebbero aggiungere 3,6 milioni di nuovi imprenditori all'economia globale.

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