Ma siamo sicuri che i problemi dell'Italia siano solo migranti e magliette della X Mas?
- di: Redazione
Che gli italiani abbiano come principale, assillante problema quotidiano la gestione dei flussi dei migranti è una narrazione che fa comodo a tutti, sia a chi ha deciso (e attuato) la stretta sugli arrivi, che di chi non vedeva l'ora di potere attaccare il governo su un argomento in cui l'esecutivo (ad eccezione di qualche amico, come Viktor Orbàn e Marine Le Pen) si è ritrovato isolato in Europa.
Comunque, a leggere le prime pagine dei giornali, delle difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese se ne parla solo in macroanalisi economiche, quasi che si possa andare a comprare pane, carne o detersivi con un libro di Keynes sotto il braccio, per convincere il commerciante ad essere comprensivo e quindi a tagliare i prezzi.
Si parla di mille cose e non con la giusta attenzione verso le peripezie quotidiane, del timore che si ha aprendo la bolletta della luce o del gas per scoprire di quanto sarà la scoppola.
No, si parla invece del G20 di Bali dove i grandi del mondo discutono, si confrontano, cercano di non azzannarsi.
G20: sicuri che i problemi dell'Italia siano solo migranti e magliette della X Mas?
Argomenti che certo sono interessanti, ma non certo per chi vive la quotidianità della crisi, dell'aumento furioso dei prezzi, della difficoltà di dare risposte a chi dipende magari da un solo stipendio, che per giunta non viene adeguato alla spirale dei prezzi.
Ma, se questo non dovesse bastare, sui giornali si parla di più delle fesserie che fa qualcuno andando in televisione e indossando magliette che ricordano un valoroso reparto della Marina poi però diventato uno strumento di lotta spietata ai partigiani. A noi personalmente di quel che indossa Enrico Montesano non interessa il classico fico secco (anch'esso aumentato di prezzo...) innanzitutto perché pensiamo che i problemi siano ben altri. Poi perché da uno che alimenta tesi complottistiche come lui ci si deve aspettare questo e altro. Anche se ci chiediamo come chi lo ha ingaggiato - crediamo mettendo, una sull'altra, parecchie banconote - non si sia ricordato delle cose che lui ha detto e sostenuto.
Eppure è questo di cui si parla, magari mettendo in un angolino di una pagina (e quindi, per la transitiva, anche nella nostra testa) gli allarmi che vengono non dall'uomo della strada, ma dalla Bce, che ha parlato con chiarezza, denunciando come la situazione economica dell'Europa abbia imboccato una strada pericolosissima.
Non parliamo di mezze frasi o di semplici ipotesi, ma di un documento, il Financial Stability Review, che, tracciando il quadro dell'Eurozona, non lesina critiche agli Stati.
Alcune affermazioni sono abbastanza scontate perché, se si dice che ''i rischi per la stabilità finanziaria nell'area dell'euro sono aumentati a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia, dell'inflazione elevata e della bassa crescita economica'' di ricordano cose risapute. Ma, dice il vicepresidente della Banca centrale europea, Luis de Guindos, ''le persone e le imprese stanno già avvertendo l'impatto dell'aumento dell'inflazione e del rallentamento dell'attività economica", annunciando che per la Bce, a fronte dei ''rischi per la stabilità finanziaria'' che sono aumentati, ''è diventata più probabile una recessione tecnica nell'area dell'euro".
Una concomitanza di cause che ''stanno aumentando la vulnerabilità delle famiglie, delle imprese e dei governi che detengono più debiti. Inoltre, si aggiungono alle tensioni sui mercati finanziari e mettono alla prova la resilienza dei fondi di investimento. Inoltre, tutte queste vulnerabilità potrebbero manifestarsi simultaneamente, potenzialmente rafforzandosi a vicenda''.
Si potrebbe dire che la Bce fa il suo mestiere quando lancia l'allarme che ci possa essere ''un aumento della frequenza delle insolvenze societarie, in particolare tra le imprese ad alta intensità energetica'', ma le considerazioni dell'Istituto di Francoforte toccano la nostra quotidianità quando afferma che ''l'inflazione, così come l'impennata delle bollette del gas e dell'elettricità, sta colpendo anche le famiglie, diminuendo il loro potere d'acquisto e riducendo potenzialmente la loro capacità di rimborsare i prestiti. Le famiglie a basso reddito che generalmente spendono una quota maggiore del loro reddito in energia e cibo sono particolarmente colpite. Poiché le imprese e le famiglie trovano sempre più difficile onorare i propri debiti, le banche potrebbero subire maggiori perdite su crediti nel medio termine. Sebbene il settore bancario abbia recentemente assistito a una ripresa della redditività grazie all'aumento dei tassi di interesse, vi sono segnali incipienti di deterioramento della qualità degli attivi, che potrebbero richiedere maggiori accantonamenti''. Certo i governi hanno cercato di fare il loro, fornendo ''sostegno fiscale alle imprese e alle famiglie per attenuare l'impatto dell'aumento dei prezzi dell'energia''. Però ''gli elevati livelli di debito pubblico a seguito della pandemia, insieme a condizioni di finanziamento più rigorose, limitano la portata di misure di espansione fiscale che non comportano rischi per la sostenibilità del debito. Il sostegno dovrebbe pertanto essere temporaneo e mirato alle persone più colpite''.