Accoltellamento a Frascati, sedicenne grave: la violenza che cresce nelle strade dei ragazzi
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Un ragazzo di sedici anni lotta tra la vita e la morte in un letto d’ospedale, dopo essere stato accoltellato ieri sera nel centro di Frascati, alle porte di Roma. Il ferimento è avvenuto al culmine di una lite esplosa per motivi che, ancora una volta, riportano la cronaca a un copione già visto: una questione di soldi, un credito non saldato, forse poche decine di euro, che si è trasformata in un’aggressione brutale tra adolescenti. Il responsabile dell’accoltellamento, un altro sedicenne, è stato arrestato poche ore dopo nella casa della fidanzata dove si era nascosto. Entrambi i ragazzi sono giovanissimi, entrambi cresciuti in quella periferia borghese e popolare insieme che non è mai solo uno sfondo, ma spesso un detonatore.
Accoltellamento a Frascati, sedicenne grave: la violenza che cresce nelle strade dei ragazzi
Il sedicenne accoltellato è in condizioni gravissime, ma vivo. Se sopravviverà, sarà per un soffio. La dinamica è la stessa che negli ultimi mesi si ripete nelle cronache di mezza Italia: una discussione banale, un insulto, una rivendicazione legata al denaro o all’orgoglio che degenera in violenza cieca, armata, quasi sempre a mano di ragazzi che non superano i vent’anni. La differenza tra un’aggressione e un femminicidio, tra una lite e un omicidio, in questi casi è affidata solo alla lama che affonda qualche centimetro più in là.
Frascati come Roma, Napoli, Milano: una nuova mappa della violenza urbana
L’accoltellamento di Frascati non è un episodio isolato. È l’ennesimo frammento di una mappa che da mesi racconta l’aumento degli episodi di violenza minorile nelle strade italiane, nelle piazze e davanti alle scuole. La dinamica è quasi sempre la stessa: ragazzi giovanissimi che regolano i conti senza parole, ma con coltelli, spranghe o pistole rudimentali. Non c’è solo la marginalità sociale dietro questa escalation: Frascati non è una periferia degradata, è un centro della provincia romana dove il disagio convive con il benessere, dove la rabbia giovanile non è figlia di povertà assoluta, ma di vuoti educativi, solitudini, fragilità identitarie.
Il vuoto educativo e la cultura della sopraffazione
Dietro la lama che si è abbattuta sul sedicenne di Frascati c’è un vuoto che riguarda tutti. Un vuoto di regole, di strumenti di dialogo, di luoghi di riferimento per questi ragazzi che crescono senza adulti capaci di ascoltarli o contenerli. I quartieri e le scuole che dovrebbero essere luoghi di formazione e confronto sono spesso scenari di un’altra realtà, quella in cui contano la forza, il denaro, il rispetto guadagnato con la violenza. La presenza delle baby gang, l’uso sistematico di armi bianche tra i giovanissimi e la radicalizzazione del conflitto tra pari sono solo la parte visibile di una deriva che si alimenta ogni giorno di silenzi e indifferenza.
Quando un coltello diventa status symbol
Non è un caso che sempre più spesso nelle tasche dei ragazzi fermati dalle forze dell’ordine si trovino coltelli a serramanico, tirapugni, piccoli arsenali portatili che servono per “difendersi” ma che, in realtà, sono diventati un simbolo di appartenenza e potere. A Frascati, come altrove, la cultura dell’aggressività ha soppiantato quella del confronto. L’accoltellamento di ieri non nasce solo da una lite per un debito: nasce da un modello culturale che glorifica la violenza come unica via per affermarsi.
L’interrogativo che resta dopo ogni aggressione
Oggi a Frascati si contano le ferite, si aspetta che le condizioni del sedicenne migliorino, si cerca di capire come sia stato possibile che due ragazzi così giovani siano arrivati a trasformare una discussione in un tentato omicidio. Ma la domanda vera resta inevasa ogni volta che la cronaca registra un episodio simile: cosa stiamo lasciando ai nostri adolescenti? Un territorio senza confini, dove la violenza è l’unica lingua che si parla.