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Laura Santi, la libertà conquistata: potrà morire in Umbria

- di: Bruno Legni
 
Laura Santi, la libertà conquistata: potrà morire in Umbria
Dopo due anni di battaglie legali, la giornalista perugina affetta da sclerosi multipla ottiene il via libera al suicidio assistito. Una vittoria personale che scuote le coscienze e rilancia il dibattito sul fine vita in Italia.
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Una lunga lotta per il diritto di scegliere
Laura Santi (foto), giornalista perugina di 50 anni, affetta da una forma progressiva di sclerosi multipla, ha ottenuto il via libera per accedere al suicidio medicalmente assistito in Umbria. Dopo due anni di battaglie legali e burocratiche, l’ASL Umbria 1 ha finalmente fornito il protocollo sanitario necessario, rendendo effettiva la possibilità per Santi di porre fine alle sue sofferenze in modo legale e dignitoso nella sua regione. 
La sua vicenda ha inizio nel 2022, quando, assistita dall’Associazione Luca Coscioni, presenta la richiesta per accedere al suicidio assistito, come previsto dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. Nonostante il riconoscimento dei requisiti da parte della commissione medica nel novembre 2024, l’iter si è arenato a causa della mancanza di indicazioni pratiche da parte dell’ASL sulle modalità operative. 

L’ostacolo della burocrazia
La mancanza di una normativa chiara e tempi certi ha costretto Santi a intraprendere un percorso tortuoso, fatto di denunce, diffide e ricorsi. "I tempi di risposta del Servizio sanitario regionale, così come sono ora, sono intollerabili perché aggiungono sofferenza a sofferenza", ha dichiarato Santi, sottolineando l’urgenza di una legge che garantisca procedure chiare e rapide per chi si trova in situazioni simili. 
A fronte dell’inerzia delle istituzioni umbre, Santi aveva anche preso in considerazione l’ipotesi di recarsi in Svizzera per accedere al suicidio assistito, evidenziando le difficoltà logistiche e fisiche che un viaggio del genere avrebbe comportato per una persona nelle sue condizioni.

Il via libera e la scelta personale
Il 5 giugno 2025, l’ASL Umbria 1 ha finalmente comunicato a Santi il protocollo sanitario dettagliato per procedere al suicidio assistito, includendo le modalità di somministrazione del farmaco letale. Sebbene manchi ancora il parere definitivo del comitato etico sul farmaco specifico, questo rappresenta l’ultimo tassello per rendere operativa la procedura.
Nonostante il via libera, Santi ha dichiarato di non voler ricorrere immediatamente alla procedura. “Quando mi hanno dato il sì ho provato una strana vertigine, è il famoso parapetto dal quale volevo affacciarmi da tre anni e mezzo” ha raccontato, esprimendo sollievo per aver finalmente ottenuto il diritto di scegliere. 

Un precedente che fa scuola
Laura Santi è la prima persona in Umbria e la nona in Italia a ottenere l’autorizzazione al suicidio assistito. La sua vicenda ha acceso i riflettori sulle lacune normative e burocratiche italiane in materia di fine vita, rilanciando il dibattito sulla necessità di una legge nazionale che garantisca tempi certi e uniformità di trattamento su tutto il territorio.
L’Associazione Luca Coscioni, che ha assistito Santi nel suo percorso, ha sottolineato come la sua determinazione rappresenti un atto di fiducia nei confronti della legge e delle istituzioni, nonostante le difficoltà incontrate. “La tenacia con la quale ha resistito e persistito nell’agire alla luce del sole per l’affermazione dei propri diritti è un atto di amore e di fiducia”, hanno dichiarato Marco Cappato e Filomena Gallo. 

La campagna “Liberi Subito”
Parallelamente alla sua battaglia personale, Santi continua il suo impegno civile per il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità e per una regolamentazione chiara del suicidio assistito in Italia. Ha infatti coordinato la campagna “Liberi Subito” in Umbria, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, che mira a garantire tempi certi e procedure chiare per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, in attuazione della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale,

Potente richiamo alla responsabilità
La storia di Laura Santi è un potente richiamo alla responsabilità delle istituzioni nel garantire i diritti fondamentali dei cittadini, soprattutto quando si tratta di scelte intime e dolorose come quella del fine vita. La sua vicenda non è solo una vittoria personale, ma un precedente che potrebbe aprire la strada a una legislazione più equa e rispettosa della dignità umana.

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