Export, vini e spiriti italiani in crescita: +4,7% e +4% nel 2024, ma il fuori casa soffre

- di: Barbara Leone
 
Il 2024 è stato un anno complesso ma significativo per i comparti produttivi rappresentati da Federvini, che comprendono vini, spiriti e aceti italiani. Nonostante le sfide di un contesto economico globale incerto, l’ultima edizione dell’Osservatorio Federvini, curata da Nomisma e TradeLab, restituisce l’immagine di una filiera capace di dimostrare resilienza, pur tra difficoltà legate a tensioni geopolitiche, costi elevati e una domanda interna altalenante. A fotografare questa situazione è stata Micaela Pallini, presidente di Federvini, che ha sottolineato il ruolo cruciale del settore: “I dati dell’Osservatorio dimostrano quanto la filiera dei vini, spiriti e aceti italiani, pur affrontando sfide complesse, continui ad essere un asset strategico per l’economia italiana. Ma non mancano segnali di difficoltà legati anche ai precari equilibri geopolitici, ed è quindi fondamentale continuare ad investire nella promozione internazionale e nella difesa dei nostri comparti”.

Export, vini e spiriti italiani in crescita: +4,7% e +4% nel 2024

Le parole di Pallini richiamano un quadro articolato, in cui il settore si è mosso tra luci e ombre. Se da un lato si registra una lieve crescita del PIL italiano (+0,8%), dall’altro il clima di fiducia di imprese e consumatori rimane debole, con ripercussioni su vari aspetti della filiera. Le aziende, nonostante il calo dei costi energetici, continuano a fare i conti con un packaging i cui costi restano ben superiori ai livelli pre-pandemia: il PET ha registrato un aumento del 24%, la carta del 47% e il vetro addirittura del 67%. A complicare ulteriormente il quadro, ci sono le tensioni sui mercati internazionali, aggravate dall’introduzione di dazi cinesi sulle acquaviti e dal rallentamento dei consumi fuori casa. Tuttavia, non sono mancati segnali di dinamismo, soprattutto sul fronte dell’export. Nei primi otto mesi dell’anno, le esportazioni di vini italiani hanno superato i 5 miliardi di euro, con un aumento del 4,7% in valore e del 3,2% in volume rispetto al 2023. Questo risultato pone l’Italia in una posizione competitiva rispetto a colossi come Francia e Spagna. A brillare sono stati ancora una volta gli spumanti, trainati dalle performance in mercati come Australia (+11,2%), Francia (+8,3%) e Stati Uniti (+5,3%). Anche gli spiriti italiani hanno registrato una crescita significativa, con un incremento del 4% in valore che ha portato il totale a 1,2 miliardi di euro nei primi otto mesi del 2024. Particolarmente dinamici si sono rivelati mercati come la Cina (+24,9%), la Germania (+7,5%) e gli Stati Uniti (+5,5%). Tra i prodotti di punta, i liquori hanno segnato aumenti in Francia (+16%), Stati Uniti (+10%) e Germania (+3%), mentre la Grappa, nonostante un rallentamento generale, ha brillato in Canada (+27%). Non meno significativo è stato il contributo degli aceti, che nei primi otto mesi dell’anno hanno raggiunto un valore di esportazioni pari a 236 milioni di euro, segnando una crescita del 18,6% in valore e del 15% in volume. Tra i mercati di destinazione, spicca la Corea del Sud, dove l’export di aceti italiani è aumentato del 70% in valore.

Parallelamente, le vendite nella grande distribuzione organizzata (GDO) hanno mostrato un andamento misto. Se il valore delle vendite di vini è aumentato dell’1,1% nei primi nove mesi del 2024, raggiungendo i 2,1 miliardi di euro, i volumi sono diminuiti dell’1,1%. Gli spumanti continuano a trainare il comparto, con una crescita del 3,5% in valore, mentre i vini a marchio IGP mostrano segnali positivi sia in valore (+1,6%) sia in volume (+3,7%). Sul fronte degli spiriti, invece, si osserva una leggera flessione (-0,1% in valore), con vendite complessive pari a 861 milioni di euro. Interessanti le performance degli aperitivi premiscelati (+9,2% in valore), mentre prodotti tradizionali come la Grappa restano stabili, generando 90 milioni di euro. In crescita anche liquori a base di amaretto (+5,3%) e uovo (+6,1%), a fronte di un calo per Sambuca (-4,7%) e liquori cremosi (-1,4%). Il mercato out-of-home, invece, ha evidenziato segnali contrastanti. Se i consumi legati alla colazione sono cresciuti dell’1,5% in valore, quelli serali continuano a soffrire. Le presenze durante gli aperitivi sono calate dell’1,9%, mentre quelle a cena dello 0,8%, nonostante un incremento dell’1% in valore. Particolarmente preoccupante è il calo dei consumi notturni, che registrano una contrazione del 4,4%. In questo contesto complesso, le bollicine mantengono una posizione privilegiata, soprattutto negli aperitivi serali (+1% in valore), mentre vini, cocktail e spiriti lisci subiscono una flessione del 2%. Più marcato il calo per gli amari e i dopopasto (-5%), pur rimanendo popolari in contesti come le pizzerie.

Guardando al futuro, Micaela Pallini ha ribadito l’importanza di un’azione sinergica: “Per garantire stabilità e crescita a lungo termine, è fondamentale agire in sinergia tra tutti gli attori della filiera. Solo così possiamo valorizzare le nostre eccellenze e affrontare con prontezza le nuove esigenze dei mercati internazionali”.
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