Euro-scandalo: spuntano altri nomi, tra prove, sospetti e accuse respinte

- di: Redazione
 
La tempesta annunciata, dopo tanti tuoni che hanno squassato il cielo di Bruxelles, sempre grigio di suo, sembra essere arrivata. E, come le mollichine di pane di Pollicino, i magistrati belgi (ma anche italiani, che non sono secondi a nessuno quando si tratta di scovare o' malamente..) stanno risalendo le tortuose strade della corruzione e della corruttela, per capire chi (il perché è chiaro) abbia tradito il suo mandato di parlamentare o soltanto l'onestà.
Di nomi ne circolano, anche troppi, come i numeri degli europarlamentari caduti in tentazione (alcuni sembrano quasi sparati a casaccio, ma, alla fine, chissà che non siano fondati), ma quel che è certo è che l'indagine sembra essere fondata. E non solo per le banconote trovate in casa di Eva Kaili o nel trolley del padre.
Le spiegazioni dell'ex presidente dell'Europarlamento (scacciata via dalla carica nella quasi unanimità dei deputati) sono talmente fantasiose che potrebbero anche essere vere, ma soltanto se le si accredita una ingenuità che si può concedere solo a bimbi di pochissimi anni.

Euro-scandalo: spuntano altri nomi

Dire oggi che non sapeva della presenza in casa sua di valige piene di soldi, gettando ogni responsabilità sul compagno, l'italiano Francesco Giorgi, è quanto meno strano. Possibile che non si sia chiesta da dove arrivassero le valige che avevano fatto la loro improvvisa comparsa in casa e cosa esse contenessero? Possibile che non abbia chiesto al compagno da dove venissero e cosa ci fosse dentro?
Per difendersi si cercano tutte le scuse più plausibili (le motivazioni degli ufficiali delle SS che dirigevano in campi di sterminio - obbedivamo agli ordini - ne sono un esempio), ma che almeno abbiano un minimo di credibilità.

Poi, il colpo di teatro: dire di non volere fare la fine di Ifgenia (la figura della mitologia greca - ça va sans dire... - che simboleggia il sacrificio) sembra essere il tentativo di dare una immagine da vittima inconsapevole e non da responsabile. Quale invece dice di essere Giorgi, che sembra oramai calarsi totalmente nel ruolo di colpevole, tanto da avere parlato per ore con i pm belgi, che probabilmente tutto si aspettavano meno che una notte in guardina e delle manette ai polsi aprissero il vaso di Pandora delle ammissioni, delle chiamate di correo (non per la compagna e madre della figlioletta).
Il sistema Panzeri (Antonio Panzeri, ex eurodeputato, viene additato come il dominus e il collettore del denaro della corruzione) sarebbe ramificato, coinvolgendo chi, evidentemente, a colpi di mazzette di banconote cancellava ogni dubbio o perplessità su regimi accusati di calpestare i diritti delle persone.

Oggi è saltato fuori un altro nome, e questo veramente pesante perché Andrea Cozzolino, eurodeputato del Pd, di cui Giorgi era assistente parlamentare, è uno che, in seno all'assemblea europea (ma soprattutto su una consistente porzione della delegazione italiana) era ascoltato. Forse non seguito, in termini di decisioni, ma di certo ascoltato.
Alla notizia che il suo nome era stato fatto Cozzolino ha reagito nei modi tradizionali in vicende come queste: esprimendo la propria estraneità e dicendosi indignato ''per le vicende giudiziarie che apprendo dalla stampa e che minano fortemente la credibilità delle istituzioni europee. A livello personale sono del tutto estraneo alle indagini''.

Poi precisazioni importanti: non è indagato, non è stato interrogato, non ha subito perquisizioni e non ha mai avuto rapporti con l’ambasciatore del Marocco in Polonia, Abderrahim Atmoun (che qualcuno accusa d'essere un grande elargitore di favori o peggio) e con l’intelligence di Rabat.
''Non ho mai incontrato - ha scritto Cozzolino in una nota - persone vicine ad agenzie o servizi di sicurezza, né tanto meno ho mai perseguito interessi, vantaggi o utilità personali nella mia vita politica. Sono pronto a tutelare la mia storia e la mia onorabilità in ogni sede''.

Un credito che gli si deve concedere, ma il fatto che appena poche settimane fa, nella chat dei deputati del Pd, si spendeva per evitare una condanna formale del Qatar in materia di diritti umani oggi viene usata per affibbiargli il ruolo di battistrada di un meccanismo corruttivo che sta minando alle basi la credibilità delle Istituzioni europee.
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