Sudan: la pena di morte incombe sull'ex dittatore al-Bashir

 
Omar al-Bashir, l'ex dittatore sudanese deposto poco meno di un anno fa ed attualmente in stato di detenzione con gravissime accuse, tra cui quella di colpo di Stato, fa un altro passo verso la pena capitale, dopo la scoperta di una nuova fossa comune nella quale, secondo le prime risultanze, si trovano i resti di 28 ufficiali dell'esercito di Karthum che nel 1990 cercarono di rovesciare il dittatore e che per questo furono passati per le armi.

La fossa comune è stata trovata alla fine di ricerche protrattesi per tre settimane, condotte da una equipe di esperti. I cadaveri erano stati sepolti a Omdurman, considerata la città gemella di Khartum. Ora spetterà agli specialisti provvedere all'esumazione di tutte le salme. Su alcune di esse, come ha affermato in un comunicato il procuratore di Karthum, Tagelsiss al-Hebr, sono stati già avviati gli esami per consentirne l'identificazione e, quindi, la restituzione alle famiglie che non hanno notizie dei loro congiunti da trent'anni, pur sospettando che fossero stati uccisi.
La scoperta della fossa comune è stata frutto del lavoro della commissione d'inchiesta insediata dopo la deposizione di al-Bashir che ha governato, da sanguinario dittatore, il Sudan per oltre trent'anni.

Nel 1990 un gruppo di ufficiali, dopo avere circondato il quartier generale dell'esercito, dichiaratosi fedele al dittatore, e diverse caserme furono ben presto neutralizzati e giustiziati sommariamente.
Quella di Omdurman è la seconda fossa comune scoperta nell'arco di poche settimane. Una è stata trovata a metà giugno ad Ailefoun, a sud-est di Karthum, dove c'è una caserma da cui, nel 1998, molte decine di giovani coscritti avevano tentato di allontanarsi. I giovani non volevano disertare, come è stato accertato successivamente, ma solo riunirsi alle famiglie in occasione della festa del Sacrificio, una delle più importanti dell'islam.

Una prima versione, sostenuta dal governo, riferì che i coscritti erano annegati nel Nilo Azzurro dopo che la nave sulla quale viaggiavano era affondata. La tesi del governo - che restituì alle famiglie i corpi di 55 coscritti - fu immediatamente contestata, oltre che da alcuni sopravvissuti, anche dalle famiglie dei giovani i cui cadaveri non sono stati mai restituiti e di diversi gruppi di opposizione, che stimarono il numero di vittime in alcune centinaia.

Dopo il rovesciamento del regime militare di Bashir, nell'agosto del 2019, il Sudan ha un governo civile-militare di transizione, che deve guidare il Paese per tre anni.
Nel dicembre del 2019, al-Bashir è stato condannato per corruzione ed è attualmente recluso nel carcere di Kober a Khartum. Nei confronti dell'ex dittatore il Tribunale penale internazionale ha emesso ordini di cattura per per crimini di guerra , crimini contro l'umanità e genocidio nel Darfur.

In questa regione, nel 2003, il regime a maggioranza araba di Bashir scatenò una guerra contro insorti di minoranze etniche. Il conflitto, secondo le Nazioni Unite, ha provocato circa trecentomila morti, spingendo due milioni e mezzo di persone ad abbandonare le loro terre.

Al Bashri è imputato, insieme ad altre 27 persone (tra i quali l'ex vicepresidente Ali Osman Taha ed il generale Bakri Hassan Saleh), davanti al tribunale speciale di Karthum, per rispondere del colpo di Stato che lo ha portato al potere nel 1989.
Al-Bashir e i suoi coimputati rischiano la pena di morte per avere rovesciato il il governo democraticamente eletto del primo ministro Sadek al-Mahdi.
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