Energia: case green; lodevole obiettivo, pessima legge

- di: Redazione
 
Una direttiva europea, per sua natura, deve essere applicabile in tutti i Paesi dell'Ue, perché se non fosse così andrebbe contro il principio di equità che deve presiedere ad ogni decisione. Ma non è sempre così perché, anche se i fini possono essere lodevoli, le norme che si pongono alla base delle decisioni prese in sede europea non sempre sono immuni da critiche, come nel caso della decisione che ha imposto l'efficientamento energetico della case entro il 2030/2033. Più in particolare, il piano dell'Unione europea per elevare il livello di efficienza energetica delle case ha come fine quello di raggiungere, entro il 2050, la neutralità climatica.
Giusto, perché il clima e la sua salvaguardia sono obiettivi primari per l'Europa, che del problema s'è fatta carico da tempo. C'è però un grosso punto di domanda sul fatto che regole come quelle approvate da Bruxelles possano essere fatte valere nello stesso modo e con la stessa agenda temporale per territori che non sono affatto sovrapponibili, ad esempio per la collocazione fisica, non considerando la vetustà del patrimonio immobiliare.

Energia: case green; lodevole obiettivo, pessima legge

In questo le esigenze e le prerogative dell'Italia sembrano non essere state considerate e valutate, se è vero che la normativa europea non prevede deroghe. La prima considerazione che bisogna fare, e che Bruxelles non sembra avere nemmeno preso in esame anche in modo superficiale, riguarda la qualità del patrimonio edilizio italiano, in cui larga rappresentanza hanno le case che si trovano nei centri storici delle nostre città. Non sappiamo, in tutta onestà, quale sia la loro percentuale rispetto al totale degli immobili, ma, ad occhio, dovrebbe essere affatto trascurabile. Imporre una scadenza così ravvicinata, per lavori che, in ogni caso, tutto sono fuorché a basso costo, si può tradurre in un solo verbo: impoverire. Perché, per fare fronte alle spese, nei centri storici (quindi con tipologie di materiali che devono di per sé, rispondere a specifiche caratteristiche e con difficoltà logistiche evidenti, come ad esempio i costi per i ponteggi o il ricorso a macchine industriali) le case giocoforza perderanno di valore agli occhi di potenziali acquirenti, mentre se i proprietari decidessero di farsi carico dei lavori andrebbero incontro ad un insostenibile salasso.

Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha calcolato una spesa media di diecimila euro per unità abitativa, con una stima che potrebbe anche essere per difetto perché, come sempre accade, una situazione di emergenza viene capitalizzata da chi offre il servizio richiesto. Lo stesso presidente di Confedilizia, in una intervista a LIbero, solleva un altro problema, che rischia di innescare un effetto domino. Perché, a fronte della svalutazione del patrimonio immobiliare italiano, ''e quindi del risparmio delle famiglie'', l'immobile non sanato nel giro di pochi anni perderà buona parte del suo valore, con le conseguenze che ''ricadrebbero anche sulle banche. Che infatti sono molto preoccupate per la svalutazione degli immobili che hanno a garanzia dei prestiti. E questo sarebbe solo il primo danno''.
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